STORIA E TRADIZIONI
L'acqua miracolosa e il clero peccatore: vita di un vescovo (agrigentino) perseguitato
Non conosciamo con esattezza l’anno della nascita e quello della morte del beato Matteo Cimarra, ma gli studi più recenti lo stabiliscono, rispettivamente, nel 1377 e nel 1450
Beato Matteo Cimarra
Secondo la tradizione era stato lo stesso frate, che la Chiesa ha proclamato beato, a rivelare in sogno ad una partoriente che aveva continue febbri, quell’acqua miracolosa: “Bevi di quest’acqua, che non morirai, ed ognuno, che patirà di quartana, e beverà quest’acqua guarirà” disse fra Matteo in sogno alla donna, come leggiamo nel Leggendario francescano. Bevve e partorì un figlio maschio.
La madre di lei “atteso che tenendo infermo un suo figliuolo aggravato di quartana” diede anche a lui l’acqua miracolosa e anche quello subito guarì e “molti altri bevendone si liberarono dal medesimo male”. Ed è “fama pubblica nella Città di Girgenti, che bevendo l’acqua del pozzo del Beato Matteo gl’infermi ottengono la sanità, conforme l’hanno ottenuta infinite persone”, conclude il Leggendario, riguardo a questo miracoloso pozzo.
"Egli era allora sui 40 anni - come nota uno dei suoi biografi, il p. Serafino M. Gozzo - nel pieno vigore delle sue energie, temprato nella pratica della virtù a tutta prova, ricco di un non comune patrimonio culturale e religioso, e soprattutto di una grande esperienza umana e religiosa per cui, alla sequela del Senese, non gli fu difficile progredire... distinguendosi per santità e zelo per la salvezza delle anime".
Si impose all’attenzione di molti per la sua fama di predicatore. Per molto tempo si ignoravano i suoi scritti, perfino le lettere che aveva indirizzato ai sovrani di Aragona, a S. Bernardino e ad altri. Nel 1960 sono venuti alla luce e sono stati pubblicati 33 discorsi e successivamente altri 44l.
Tornò nella città natale nel 1426 quando gli venne concessa l'antica abbazia di San Nicola, nella Valle dei Templi, allo scopo di fondarvi il terzo convento siciliano dei Francescani riformati. Immediatamente il Beato Matteo Cimarra provvide ad avviare i lavori per ristrutturare la sua nuova Chiesa e l'annesso convento, ma non aveva ancora completato tali opere quando il re Alfonso lo nominò gran maestro degli Ebrei e dei Musulmani con il compito di convertirli al cristianesimo: era il 5 febbraio 1428.
In quel tempo era presente infatti ad Agrigento una numerosa comunità ebraica che risiedeva nel podere nominato Yarabella, confinante con le mura occidentali della città ( sotto la distrutta Chiesa di Santa Lucia), nel cosiddetto orto della Giudecca. Gli ebrei avevano avuto l'autorizzazione a risiedere nel "ghetto" di Agrigento fin dai tempi di Federico II, nel 1312. La tradizione ha tramandato la sua fama di predicatore dottissimo. Nel 1428 diede vita al Convento S. Maria di Gesù, a Cammarata e nel 1432 il senato agrigentino fece edificare il Convento e la Chiesa di San Vito e l'affidò alla cura del beato agrigentino.
I conventi in ordine di tempo, fondati dal B. Matteo sono: il Convento S. Maria di Gesù, a Messina nel 1425; il Convento S. Maria di Gesù, a Palermo nel 1426; il Convento S. Nicola ad Agrigento nel 1426; il Convento S. Maria di Gesù, a Cammarata nel 1428; il Convento S. Maria di Gesù, a Siracusa nel 1429-31; il Convento S. Vito ad Agrigento nel 1432; il Convento S. Maria di Gesù, a Caltagirone nel 1432.
Dieci anni dopo la realizzazione di quest’ultimo convento, il 17 settembre 1442, Matteo Cimarra venne nominato Vescovo di Agrigento, ma dopo poco tempo (il 23 luglio 1445) veniva indotto a dimettersi. Il Clero agrigentino, che l'aveva eletto, lo accusò di tutto: di eresia, come dissipatore dei beni della chiesa, di ipocrita avarizia, di falsa povertà e persino di una presunta relazione carnale di fra Matteo con una ignota donna. Una vendetta contro un vescovo che aveva condotto con severità una inchiesta sulla condizione morale nella quale era caduto il clero agrigentino, portando alla luce vari episodi di simonia.
Voleva pertanto restaurare la disciplina ecclesiastica e richiamare ognuno ai propri doveri religiosi e sacerdotali, correggendo la rilassatezza con l'osservanza dei sacri canoni. Ma ciò che maggiormente suscitò un'aperta ribellione contro il Vescovo fu l'obbligo di dover rinunziare alle rendite, di cui sino allora avevano usufruito, e contentarsi di trattenere solo il necessario per la vita.
A seguito delle infamanti accuse, il vescovo Cimarra rimise pertanto nelle mani del pontefice Eugenio IV l'episcopato.
Il processo contro di lui si concluse molto favorevolmente per il Vescovo Cimarra, tanto che il Pontefice, compiaciuto della sua innocenza, lo rimandò a continuare a reggere la Diocesi di Agrigento, ma i suoi nemici continuarono a diffamarlo. A questo punto si dimise da Vescovo e si ritirò a Palermo dove visse come semplice frate minore, continuando il suo apostolato.
Il Beato Matteo Cimarra di Agrigento morì il 7 gennaio 1450. Fu sepolto nella chiesa del convento palermitano di Santa Maria di Gesù, da lui stesso fondato. Tre secoli dopo, Il 22 febbraio 1767, papa Clemente XIII approvò il culto del beato Matteo Cimarra. La memoria si celebra l’8 febbraio. Il popolo agrigentino lo ha sempre considerato un Santo.
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