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Insegna e vince un premio (in biofisica): chi è Sara, la ricercatrice che non lascia Palermo

Non aveva mai pensato di intraprendere una carriera accademica, ma oggi è dottoressa in biofisica. Ecco la storia di Sara che ha deciso di restare nella sua città

Sara Abello
Giornalista
  • 27 giugno 2024

Foto di Sara Anselmo

A soli trent’anni è una cervellona di cui tutta la famiglia può andare orgogliosa, sia quella parte che le è intorno sia quella che la guarda con soddisfazione dal cielo. Sono tanti i giovani che scalpitano per lasciare la propria terra, in alcuni casi per necessità e in altri per legittima voglia di esplorare.

Sara Anselmo, invece, è innamorata di Palermo e sulla sua città e sui legami familiari ha scommesso tanto, fino ad essere ripagata con il “Premio Antonio Borsellino” per la migliore tesi di dottorato in ambito biofisico.

Un riconoscimento arrivato in occasione del recente “XXVII Congresso Nazionale SIBPA” organizzato dalla Società di Biofisica Pura e Applicata, tenutosi a Genova. Andiamo però per gradi, che già parlando di biofisica un po’ di timore di non capire nulla a noi comuni mortali sovviene.

Il premio ricevuto da Sara, intitolato a uno dei pionieri della biofisica italiana, è stato ottenuto per la migliore tesi riguardo una ricerca sull’interazione tra proteine/peptidi, che hanno un’attività microbiotica, e le membrane.
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Studi su modelli in vitro applicabili per lo sviluppo anche di nuove terapie antibatteriche e antitumorali, e dei processi dello sviluppo di alcune patologie, rivelandosi uno studio ampio e applicabile ad ambiti vasti e certamente utili.

Dicevamo prima che Sara non è la solita ragazza della sua età con lo sprint di intraprendere esperienze all’estero, come ci si aspetterebbe, ed è lei stessa a raccontarlo.

Infatti, subito dopo la laurea in Chimica e tecniche farmaceutiche nel 2018, intraprende quello che si è rivelato l’unico periodo di studio/lavoro lontano da casa e da Unipa. Viaggia alla volta di Vienna e inizia un progetto Erasmus post laurea.

Però proprio mentre è in Austria, Sara viene informata da una sua professoressa, oggi collega e amica, che una docente di fisica sta cercando dottorandi per un progetto finanziato dal ministero.

All’inizio non è particolarmente propensa, del resto non ha mai avuto mire verso il mondo accademico. Anzi nel suo futuro si vede proiettata a sperimentare nei laboratori farmaceutici delle aziende. In più con l’abilitazione come farmacista le possibili strade da percorrere sembrano essere altre.

Alla fine però, Sara decide di partecipare al concorso. È ancora il 2018, ma il progetto non prende avvio. La bella protagonista di questa storia in realtà non è neanche tra i vincitori ma si piazza bene in graduatoria, senza dar particolar peso al traguardo raggiunto.

Nel frattempo prosegue con il suo percorso e si iscrive ad un master in farmaceutica a Pavia. Paga una bella somma e due giorni dopo le arriva una chiamata dalla segreteria di Unipa: il bando viene riaperto, il numero di borse incrementato e con lo scorrimento della graduatoria si materializza improvvisamente un posto per lei, a casa.

Una beffa del destino quasi, se si pensa che Sara ha appena speso una bella cifra per quel master mai iniziato. Inizia a consultarsi con amici e famiglia finché compie quel salto nel vuoto che oggi è felice di aver fatto.

Dopo essersi confrontata con la professoressa Valeria Vetri, sua tutor nel progetto, e aver espresso tutte le sue perplessità e necessità di reale supporto per avvicinare il più possibile la ricerca al suo background formativo, Sara si imbarca in questa avventura che, iniziata nel 2019, si è conclusa nel 2022, e oggi le ha portato un prestigioso riconoscimento per il suo lavoro.

Dall’immaginarsi chiusa dentro un laboratorio farmaceutico aziendale, oggi Sara è ricercatrice nell’ambito di un progetto finanziato con i fondi Pnrr e, come se non bastasse, così giovane ha già la cattedra in fisica per due corsi di professioni sanitarie.

Mai avrebbe ipotizzato potesse insegnare e invece è una cosa che ama fare, è il suo futuro. I suoi studenti, che in alcuni casi sono anche più grandicelli di lei, l'apprezzano e anzi a fine corso valutano il suo operato con il massimo dei voti.

Un salto nel buio, non conoscendo l’ambiente e le tecniche di lavoro, un atto di coraggio, ma anche di amore per la ricerca, la scienza, la città e la famiglia che l’ha spinta a restare.

Ogni scelta ha i suoi rischi ma Sara è stata ripagata in bene, con la possibiltà di stare vicino casa, al fianco dei due fratelli maggiori e della madre, che da quando suo padre è venuto a mancare nove anni fa, pur essendo da sola ha sempre spinto la figlia a spiccare il volo e realizzare i suoi sogni.

La giovane dottoressa ha 22 anni quando perde il padre per un tumore, dopo una lotta durata quindici anni. E proprio da lui eredita la tenacia che l’ha condotta a questi traguardi che non può fisicamente condividere con il padre, ma lo fa con il cuore.

«In ogni scelta o traguardo raggiunto io lo sento davvero vicino - racconta Sara - È a lui che ho dedicato il premio, perché so che ne sarebbe stato fiero».

Sara ha intrapreso la carriera accademica per caso e ora, invece, vede in questo mondo il suo futuro ricco di soddisfazioni che non hanno tardato ad arrivare. E altra bella nota di questa melodia, da circa un anno Sara ha un amore splendido, come lo ha definito proprio lei, con Salvo.

Lei palermitana, lui baarioto. Hanno percorsi di studi e lavoro differenti, eppure convivono sin da subito, dandosi serenità a vicenda e condividendo tanti interessi. Ciò che li accomuna poi è l’amore smisurato per la Sicilia.

Anche Salvo ha vissuto all’estero ma dopo anni di lavoro ad Amsterdam con la voglia di tornare a casa, è ora felice della sua dimensione di vita con la nostra bella e cervellona Sara Anselmo, giovane donna di scienza la cui storia ci insegna tanto.
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