ECCELLENZE
In Sicilia le fai e poi ci "abbucchi" il ripieno: sembrano 'mpanate (e invece non lo sono)
Nell'Isola e non solo, le pietanze spesso prendono il nome anche dal modo in cui si preparano. In questo caso il termine "buccatureddi" è intraducibile o quasi
I "buccaturedda"
Dall'alba dei tempi infatti in Sicilia, e non solo, le pietanze prendono il nome anche dal modo in cui si preparano. In questo caso il termine "buccatureddi" è pressoché intraducibile. Un nome che ha una forte assonanza con il verbo "abbuccari" ovvero rovesciare qualcosa.
Per l'impasto servono 1 kg farina grano duro q.b. acqua, q.b. sale, 1/2 bicchiere olio d'oliva extravergine, 12 gr lievito di birra, 1/2 limone (il succo), 1/2 bicchiere vino.
In pratica si rovescia la pasta della focaccia in maniera da creare un grosso panzerotto ripieno. Ma andiamo con ordine. Le dosi e la lavorazione della pasta sono pressoché uguali. Tuttavia la sfoglia che se ne ricava è di uno spessore decisamente maggiore: circa 4-5 mm.
Per realizzarlo con gli spinaci si lessano e una volta scolati vengono ripassati in padella con olio, aglio e salsa di pomodoro. Per non parlare di quelli fatti con la bieta (in dialetto detta «aita»): qui la verdura usata è la bieta che viene cotta in maniera perfettamente uguale agli spinaci.
Nella variante con le patate per il ripieno si prepara un vero e proprio spezzatino di patate. Si prepara un soffritto di olio, aglio e prezzemolo in cui si fanno cuocere le patate tagliate a tocchetti. A metà cottura si aggiunge un po' di salsa di pomodoro e dei capperi. Appena cotte le si fanno freddare e poi ci si farcisce la focaccia.
Infine un'altra versione ghiotta è quella dei "buccatureddi" di patate e baccalà: identico procedimento delle precedenti con l’aggiunta di pezzetti di baccalà lessato.
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