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In Sicilia controlla il meteo, se si usura la devi bruciare: cos'è la "Santa Figghiulanza"

Tramandata all’interno della famiglia, non era mai spostata dal luogo prescelto se non in caso di pericolo, quando si presentavano eventi naturali nefasti

Susanna La Valle
Storica, insegnante e ghostwriter
  • 28 maggio 2024

La "Santa Figghiulanza"

Tempeste, tuoni, saette, grandine, pioggia torrenziale, siccità e fuoco, erano una volta, e lo sono ancora grazie ad un clima impazzito, calamità e pericoli che richiedevano un’adeguata Intercessione Divina.

La Figghiulanza o anche Figghiuranza ha rappresentato nella tradizione popolare, specie quella contadina, un Sacro Documento da custodire e venerare che stabiliva un contatto con l’Intercessione Divina, passando a volte per ciò che si potrebbe definire "superstizione".

Posta sulla porta di casa o una parete vicina, consentiva di controllare e arginare quelle che oggi chiamiamo "avverse condizioni meteo" contraddistinte da un codice di pericolosità legato a un colore.

Tramandata all’interno della famiglia, non era mai spostata dal luogo prescelto se non in caso di pericolo, quando eventi naturali nefasti, potevano fare la differenza tra abbondanza o carestia, tra vita e morte.

Una semina portata via dalla tempesta, le colture non arrivate a maturazione per il gelo, la siccità, gli incendi, o anche semplicemente lo spaventoso boato di tuoni o accecanti lingue di fuoco dei fulmini, ponevano contadini e allevatori in una condizione di pericolo che andava arginato con un potente rimedio taumaturgico.
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La Figghiulanza è legata a una devozione popolare andata perduta nelle grandi città ma che sopravvive nelle case degli anziani in borghi e paesi. In caso di pericolo il quadro era prontamente posto sul tavolo con un lumino acceso, accompagnato da preghiere litanie e giaculatorie.

Una volta usurata dal tempo, veniva bruciata, recitando la seguente formula: "Ti bruciu cumu carta", oppure era inserita in un foro praticato su una parete di casa.

Una cosa è certa: guai a buttare una Reliquia senza opportuni accorgimenti, la Sacralità della Figghiulanza imponeva rispetto e attenzione anche nello smaltimento.

Ma cos’è la “Santa Figghiulanza”? È una stampa della Commissione di Terra Santa in Sicilia e si rifà all’opera Missionaria dei Frati Minori, che custodirono "preziosi tesori della fede cristiana che sventatamente per tanti secoli furono in potere dei mussulmani".

Richiamo alle crociate e ai custodi del Santo Sepolcro, questi Santi Luoghi, furono prima difesi e poi conservati alla venerazione del popolo, attraverso la costruzione di missioni, chiese o santuari, scuole, orfanatrofi in alcuni paesi come Israele, Giordania, Siria, Cipro ed Egitto.

Diversi Pontefici che avevano a cuore le Missioni dei Frati, riconobbero l’alto valore spirituale della Figliolanza attraverso apposite Bolle Pontificie, tra le più importanti quella di Leone XIII che chiedeva ai fedeli di contribuire al mantenimento dell’opera religiosa, acquistando il documento una volta l’anno preferibilmente il venerdì santo.

Nella stessa bolla oltre all’obbligo morale religioso erano evidenziati "i tanti benefici spirituali in vita e in morte", arrivando con Papa Benedetto XIV nel 1750, all’Indulgenza Plenaria in "Articulo Mortis" per la remissione dei peccati a coloro che "si provvedano della Santa Figliolanza. Si consigliava, inoltre, di portarla addosso per “ottenere la liberazione dai flagelli della Divina Giustizia".

Nel documento oltre a Bolle e Indicazioni, vi sono dei disegni che riproducono i vari Luoghi Santi: Il Cenacolo, il Fiume Giordano, Betlemme, Nazareth, il lago Tiberiade, Getsemani, Monte Tabor, il Santo Sepolcro, inserti in dei cerchi collegati tra loro da fiori che culminano in una corona di spine, posta al centro del quadro, dove è rappresentata il più delle volte la Crocifissione di Gesù con le Pie Donne.

C’è da chiedersi come questo documento da mezzo di sostentamento alle Missioni, e viatico salvifico attraverso l’Indulgenza plenaria, sia diventato Amuleto contro cataclismi e tempeste. Difficile da spiegare se non consideriamo la potente credenza popolare che da sempre attribuisce a eventi e oggetti religiosi poteri magici e salvifici.

Una volta acquistata nelle Chiese del paese dai frati di ritorno dalla Terra Santa, questa entrava nel novero degli oggetti e immagini di culto famigliare.

Difficilmente riacquistata anno dopo anno, come si legge nel documento, era invece trasmessa di generazione in generazione fino alla completa usura: "Mio nonno la poggiava sul tavolo aspettando la fine del maltempo” racconta Pietro testimone di questa tradizione. Devoti e gelosi di questa Reliquia”.

Le Stampe così invecchiavano diventando nel tempo oggetto d’Antiquariato; alcune potevano avere anche immagini di Santi, della Madonna o anche il volto di Cristo.

Ho avuto modo di vederla in tante case dell’entroterra siciliano, trovandola persino nell’Ufficio di un Antropologo in un Comune nell’enclave di Palermo.

Nonostante la curiosità e l’interesse che mi ha sempre suscitato, ho sempre avuto difficoltà e resistenze a vederla da vicino, i possessori, non trovavano la mia curiosità, una ragione valida per staccarla dal muro o dalla porta; così quando una manina, approfittando di un momento di distrazione dell’anziano custode, ha fotografato il quadro e me l'ha inviato, mi ha dato finalmente modo di analizzarla attentamente da vicino.

Beneficiando di questo favore e atto di amicizia, nell’attesa di poterla acquistare in Sicilia, mi sono adoperata, successivamente, a stampare la foto, porla in una cornice e appenderla anch’io alla porta di casa, convinta del potere e dell’energia che segretamente racchiudono "le cose".

Un potere diverso rispetto a quello previsto dalle Bolle Papali, più grande di quello che una volta le veniva attribuito dalla religiosità popolare contro le pericolose manifestazioni climatiche, ma estesa ed eletta a protezione delle “Tempeste della Vita”.
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