ITINERARI E LUOGHI
In Sicilia c'è un ponte tra i più belli d'Italia: da mille anni crocevia di scambi tra popoli
Un pezzo di storia dell'isola che ha attraversato i secoli, "sopravvivendo" a un terribile terremoto. Oggi rimane solo l’arcata maggiore, l’unica parte autentica
Il Ponte dei Saraceni di Adrano
Per chi non lo sapesse, nella postazione in cui sorge l’odierno ponte, un tempo esisteva una struttura di epoca neolitica. Con molta probabilità, secondo quanto prospettato dalle indagini archeologiche, si trattava di un passerella costruita in legno che consentiva ai viaggiatori di intessere rapporti commerciali con le città collocate nei pressi del tratto fluviale.
Nei secoli a venire, precisamente a partire dalla dominazione romana sull’isola, essa venne rivestita in pietra per conferire maggiore resistenza e compattezza. In tal maniera, dunque, si tramutò in un ponte vero e proprio che fungeva da passaggio strategico tra il centro orientale della Sicilia e i porti della costa ionica.
Oltre a ciò, recava il grande vantaggio di raccordarsi ad una vecchia strada che dall’area nord-orientale conduceva alla piana di Catania con le rispettive diramazioni per Ragalbuto Troina, Agira, Centuripe, Adrano, Paternò e Lentini. In seguito l’impianto strutturale venne modificato ulteriormente da parte degli arabi, che rivestirono le ghiere degli archi con l’alternanza di pietre scure e chiare.
Sotto la reggenza dei normanni, invece, questo prezioso tratto di collegamento era connesso all’asse viario che univa la città di Troina, prima capitale del regno Ruggero I di Altavilla, con Catania.
A partire dal XVIII secolo, inoltre, sia il ponte che l’intero territorio circostante facevano parte di una moltitudine di feudi. Rientra nel novero di essi il famoso feudo del "Duca di Carcaci". Tuttavia, dopo il devastante terremoto del 1693, la costruzione subì ingenti danni a causa del crollo dell’ultima arcata. Rimasero, per di più, scalfiti dal terribile sisma l’arcata principale e il piccolo arco ad ogiva. Dunque, nel corso del Settecento, furono effettuati numerosi lavori di restauro dell’intero complesso edilizio.
Ciononostante, verso la fine del XVIII secolo, il ponte fu declassato ad un semplice sentiero perdendo del tutto l’atavica funzione di interconnessione tra zone interne e sbocchi sul mare. A ridurne notevolmente l’importanza primigenia fu la nascita delle nuove vie di comunicazione, basti pensare, a tal riguardo, al famoso ponte-acquedotto Biscari che attraversava il Simeto lungo il guado della Carruba.
Ben presto, infatti, divenne uno dei punti di riferimento assoluti per la viabilità. Ad ogni modo, del fatidico "Ponte dei Saraceni" rimane solo l’arcata maggiore; quest’ultima, difatti, è l’unica parte autentica conservata.
Furono, di converso, completamente distrutte dall’alluvione del 1948 la piccola arcata a sesto acuto e l’arcata a tutto sesto di probabile fattura romana. In via successiva, questi ultimi elementi architettonici furono riedificati con tecniche edilizie differenti rispetto alle originarie.
Nonostante ciò, ad oggi il monumento gode di particolare fama su scala regionale e nazionale. Non a caso, nel 2015, il quotidiano “La Repubblica” lo ha inserito nella lista dei trenta ponti più belli d’Italia.
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