STORIE
Impara la lingua, trova lavoro e (non) torna: Rosalia, da Carini ora vive nella "Città rosa"
Ha conservato in questi anni e, nonostante le distanze, la sua anima d’artista, cambiando solo palcoscenico che condivide con la sua famiglia. La sua storia
Da sinistra Giuseppe, Riccardo e Rosalia
La Rosalia di cui vi racconto oggi è nata proprio qui, a Carini, comune alle porte di Palermo famoso per l’amaro caso della baronessa fedifraga. Dal 2021 Rosalia, oggi trentadue anni, vive col marito Giuseppe e il loro piccolo Riccardo a Tolosa, la "città rosa" come è conosciuta da tutti neanche a farlo apposta.
Una laurea triennale in scenografia conseguita all’Accademia di belle arti di Palermo e una specializzazione in Teatro, cinema e spettacolo multimediale ad Unipa, Rosalia ha conservato in questi anni e, nonostante le distanze, la sua anima d’artista, cambiando solo palcoscenico.
Non poteva essere altrimenti per chi come lei ha avuto la possibilità di lavorare con alcuni tra gli esponenti culturali più interessanti della sfera teatrale italiana durante gli anni degli studi univeristari.
Durante la seconda ondata pandemica, a febbraio del 2021, Rosalia con il marito e il figlioletto, che all’epoca aveva appena un anno e mezzo, hanno colto la possibilità di trasferirsi in Francia.
Il marito Giuseppe infatti, dopo nove anni di sacrifici, aveva perso il lavoro che amava nel pieno di quella situazione che ahinoi ricordiamo ancora tutti.
Difficile l’approccio iniziale a Tolosa, anche se Rosalia dopo un mese aveva già trovato la sua prima occupazione e anche Giuseppe, dopo sei mesi di lavoro come cameriere per imparare la lingua, è stato assunto in un’azienda che produce aerei e adesso è il capo del settore tecnico informatico del suo ufficio. Tolosa del resto è anche la città dell’aereonautica.
Oggi Rosalia parla del trasferimento in questa "madre adottiva francese affettuosa", come la definisce lei stessa, in un’ottica assolutamente positiva, anche se imparare una lingua da zero, cercare un lavoro e fare i conti con la solitudine sia davvero tanto!
Ha incontrato datori di lavoro comprensivi e nuovi amici affettuosi. La scelta di Tolosa non è stata casuale. Lì già circa sei anni prima si erano trasferiti, grazie ad alcuni amici, i suoi genitori e i due fratelli minori.
Un luogo dove si respira per tutti loro aria fresca di nuove possibilità e soddisfazioni che gli hanno permesso, in poco tempo, di raggiungere obiettivi che in Italia sarebbero probabilmente rimasti utopie.
Un cammino importante iniziato proprio da mamma Patrizia e papà Vincenzo che, nonostante avessero già tre figli grandi, mossi dalle difficoltà lavorative che vedevano nel futuro della loro famiglia, hanno compiuto quel passo, spinto dall’amore che ha quindi acquisito la connotazione di bel sacrificio.
Rosalia è stata l’ultima ad averli raggiunti, agevolata nell’integrazione in quel contesto perché la strada più difficile era stata già battuta dal resto della famiglia.
Ha così trovato una rete già avviata di relazioni che sono servite a sentirsi meno soli e fuori contesto. Oggi hanno tutti raggiunto una realizzazione professionale: papà Vincenzo lavora in un ristorante, anche Francesco, il minore dei fratelli di Rosalia, opera nel mondo della ristorazione, mentre Giuseppe, il mediano, è ingegnere topografo a Strasburgo.
Le donne di casa invece, da un annetto hanno dato vita a quello che è da sempre il sogno di Patty.
Madre e figlia hanno fondato un ristorante che nel nome porta tutta la sua essenza siciliana: Pititto. Arrivata a Tolosa, Rosalia ha lavorato per due anni in un épicerie (negozio di alimentari ndr) italiano ma con il tempo, quello che Patrizia aveva avviato come un piccolo laboratorio con tanto di canali social, in perfetta sintonia con i tempi, è divenuto un progetto ben più articolato, tutto colorato di rosa.
Un ristorante siciliano dove i clienti scoprono le nostre tradizioni, immersi in un’atmosfera autentica e sicuramente familiare, dove assaporare la cucina casereccia nata da una miscellanea di culture. Poi chissà come pronunciano i francesi "arancina"...al femminile di sicuro.
E poi appunto, come vi anticipavo prima, la sala è il regno di Rosalia che la trasforma ogni giorno in un palcoscenico dove ammaliare gli ospiti attraverso i suoi racconti sull’origine dei piatti che gustano e apprezzano.
A pensarci bene il ristorante non solo le permette di tenere vivo il suo lato artistico, ma è lo strumento attraverso il quale tutta la famiglia celebra, valorizza e alimenta il legame con le origini siciliane.
Ognuno di loro sembra aver trovato il proprio posto in Francia, per cui pensare ad un ritorno con Riccardino che cresce a vista d’occhio, parla fluentemente due lingue e ormai ha scuola e amichetti a Tolosa sarebbe davvero improbabile.
In Sicilia tornano però tutti gli anni, se riescono anche più di una volta. Giuseppe, il marito di Rosalia, infatti qui ha ancora tutta la famiglia e forse è per questo il più "penalizzato" dalle distanze.
«Ogni volta che camminiamo sulla nostra terra però notiamo quanto sia diversa da quello che siamo noi oggi - mi racconta Rosalia -. Cose che prima non vedevamo pur essendo lampanti e che adesso non potremmo più accettare. Tutto questo soprat- tutto rivolgendo lo sguardo al futuro, a Riccardo, la parte migliore di me».
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