AMARCORD
Il programma per le teenager (che cambiò la Tv): Monia, palermitana a "Non è la Rai"
Oggi mamma, artista e speaker radiofonica, Monia Arizzi ci racconta quegli anni trascorsi alla corte di Gianni Boncompagni, svelandoci qualche piccolo retroscena
Da sinistra Monia Arizzi, Arianna Becchetti e Laura Migliacci
«Dovete essere acqua e sapone», cosi Gianni Boncompagni si rivolgeva alla ragazze anni '90 che sarebbero state protagoniste del programma (considerato da alcuni rivoluzionario) Non è la Rai, in onda ogni giorno all'ora di pranzo su Canale 5.
Le voleva semplici, disinvolte, con garbo, e un trucco leggero. A Boncompagni non interessavano le loro attiduni ma i loro giovani sorrisi. Quella volta Silvio Berlusconi aveva un contenitore televisivo pieno di sponsor e brand, voleva che il buon genio di Boncompagni si inventasse qualcosa che non si fosse mai visto prima.
La prima edizione è stata condotta da Enrica Bonaccorti, la seconda da Paolo Bonolis, la terza e la quarta da Ambra Angiolini. E c'è il ritornello di una sigla che è un vero amarcord, una strofa che è un tuffo al cuore e che fà così: "Ma com'è bello qui, ma com'è grande qui, ci piace troppo ma...Non è la Rai!", naturalmente scritta da Gianni Boncompagni.
Monia era una bambina che ama andare sulle punte quando è allieva di danza classica della maestra Wolf e poi di Eliana Lo Bue a Palermo. A 8 anni partecipa ad un'audizione bandita dal Teatro Massimo; Monia vince e viene presa all'Accademia del Teatro di Verdura.
Studia storia della danza, pianoforte, solfeggio e danza classica. «Venivano a prenderci per fare le prime comparse - ricorda Monia che aggiunge - all'età di 11 anni sono passata alla scuola di danza classica di Aurino&Beltrame di Palermo».
Al concorso di "Miss Teenager" incontra Claudia Gerini, Gianni Boncompagni, Maurizio Costanzo, e conosce grandi brand italiani. «Arrivano i primi contratti perchè vinco il premio nazionale di Miss Teenager nell'88», ricorda.
È l'epoca dei fotoromanzi e Monia Arizzi posa insieme a Massimo Ciavarro per "Grand Hotel" e "Cioè" la rivista preferita dalle ragazze anni '80-'90.
«Concludo il liceo scientifico "Cannizzaro" quando ricevo la telefonata della redazione del gruppo Rai (grazie al premio Miss Teenager) per partecipare a "Domenica In". Così fui presa e iniziai a studiare, dizione, ballo, recitazione, canto», racconta Monia che ricorda il suo ingresso a Domenica In, nella parte del "Cruciverbone".
Monia si trasferice a Roma con la nonna. «Qui ho iniziato a lavorare con Sabrina Impacciatore», continua a ricordare Monia. Monia Arizzi torna in Sicilia per intrapendere i suoi studi in Architettura ma viene chiamata per la seconda volta dalla redazione di Fininvest per "Non è la Rai" e decide di accettare.
Sarà l'edizione condotta da Paolo Bonolis. Torna quindi a Roma dove stringe una bella amicizia con Laura Migliacci, la figlia del "paroliere".
«Gli autori del programma puntavano sulla semplicità assoluta, sulla naturalezza» comincia a raccontare Monia la sua più grande esperienza artistica. Quelle ragazze dovevano avere garbo e gentilezza. E quindi "primi piani" e "sorrisi" sono il tema centrale dei provini capeggiati da Irene Ghergo, braccio destro di Gianni Boncompagni.
«Appena dicevi so fare, so fare, Boncompagni rispondeva "Sai fare troppe cose, a noi serve la spensieratezza"» racconta Monia spiegando l'ironia e la genialità di un maestro. «Sapevano che venivo dall'Accademia del Teatro Massimo, ma quello non interessava, doveva vincere la spontaneità» continua Monia riferendosi alle ragazze di "Non è la Rai", con una media di 18 anni. Monia ne aveva 19. « Venivamo pagate bene tutte con tanto di diaria giornaliera e spese di alloggio» parlando dell'aspetto economico di un "programma faraonico".
"Fard", "Onyx", "Pupa", "Bilba" e persino i prosciutti "Rovagnati" sono stati tra i tantissimi sponsor che Silvio Berlusconi aveva raccolto pronti per sovvenzionare un programma che sarebbe passato alla storia di Mediaset.
Erano un po' "la ragazza della porta accanto" in cui tutte potevano riconscersi, una cosa che ha tenuto incollate intere famiglie di italiani all'ora di pranzo davanti la Tv.
Da quegli studi, a quell'ora sono passati artisti come Renzo Arbore, Vittorio Sgarbi, Giorgia e i mitici Take That. «Boncompagni ci faceva vivere momenti importanti con la massima normalità», spiega Monia.
Sulle note di "Please don't go" partivano le coreografie di Monia che attirava più volte le riprese su di lei, insieme a Laura Migliacci e Arianna Becchetti, tutte e tre bionde, tutte e tre avrebbero cantato.
Beppe Nocera scrive per loro "Vere amiche". «Ricordate sempre di non cambiare mai immagine», questo era il puntuale consiglio ogni volta che una ragazza di "Non è la Rai" voleva provare a farsi il capello più riccio o un trucco diverso. Si poteva cambiare qualcosa ma quelle teenager dovevano essere sempre abbastanza riconoscibili.
Monia, che ricordo hai di Gianni Boncompagni? «Meraviglioso. Un grande uomo, una grande mente, un genio. Mi dispiace non aver carpito degli insegnamenti, delle dritte; perchè lui dava, lui capiva chi lo ascoltava. Era anche molto cinico, possedeva un'improvvisazione studiata di una programmazione ben definita».
Arriva un momento in cui Monia sente il bisogno di esprimersi al meglio, e quidi tutte le mattine, prima dell'inizio delle trasmissioni, segue delle lezioni di dizione anche perchè aveva in mente un'idea: il "tgmonia".
Infatti l'ultimo anno va in onda insieme a Sabrina Impacciatore un vero e proprio tg che annuncia notizie del tipo che c'era una telegalassia nelle ciglia di "Ilaria", oppure che l'inclinazione di Mary Patti è servita a sorreggere la torre di Pisa, oppure ancora che il morso di Ambra è molto più velenoso di quello di una vipera, destando questa volta la sensibilità di Ambra che era a suo tempo poco più di una bambina.
Tutti testi scritti da Monia Arizzi con grande ironia e divertimento. «Stare a "Non è la Rai" era come stare a scuola, era un college» afferma Monia. Un format dove a differenza di "Amici", per esempio, arrivato tempo dopo, non si studiava nè si era in competizione. Lì si seguivano lezioni solo di ballo e dizione.
«Via matita sulle labbra e gomma da masticare» ricorda Monia Arizzi. La matita sulle labbra, infatti, non doveva essere più scura rispetto al rossetto, era più naturale l'effetto di un lipgloss e via. Lì andava di scena una vera educazione all'immagine. Anche se una scena di pianto faceva audience. Per la terza edizione Boncompagni si fece venire ancora un'altra idea. Aveva adocchiato una giovanissima Ambra Angiolini, una ragazza, capace, audace, disinvolta, veloce, complice e ubbidiente.
Ambra era la prescelta e l'avrebbe messa alla conduzione del programma fino all'ultima edizione. Attraverso degli auricolari Ambra avrebbe ascoltato in tempo reale tutti i suggerimenti su cosa rispondere, come sorridere, come non fare gaffe. Alla conduzione del programma c'era una minorenne in collegamento con il suo autore.
Boncompagni non voleva che "Non è la Rai" durasse per troppo tempo ma che si concludesse alla fine di una bella esperienza. Teneva però al "ricordo", infatti pronunciava alle sue ragazze "Vi renderò immortali".
«Noi rispettiamo questo suo impegno perchè gli dobbiamo tanto», conclude così Monia Arizzi. E i momenti sono stati immortali anche per tutte le teenager italiane che guardavano canale 5 prima e italia 1 dopo con desiderio e ammirazione.
Voglia di esserci, guardare, sognare e ricordare. "Non è la Rai" è stato un programma, unico, originale, irripetibile svoltosi in degli anni che lo hanno consentito. Gli anni '90, anni carichi di idee nuove e di circuiti economici floridi.
Monia Arizzi, oggi vive a Palermo, è moglie e mamma. È speaker di Radio In, ama lo spettacolo, sogna un varietà e una mostra per esporre le sue nuove creazioni di pittura.
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