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Il nome lo conosci ma lo pronunci male: chi fu l'autore di (splendidi) edifici a Palermo

Spesso dimenticato tra i grandi "Architetti di Palermo" non era siciliano ma la sua mano e il suo ingegno sono dietro a tanti palazzi di pregio della città. La sua storia

Susanna La Valle
Storica, insegnante e ghostwriter
  • 18 gennaio 2024

Il molo dell'Arenella e uno dei suoi "gioielli" sul mare, Palazzo dei Quattro Pizzi

Il suo ingegno e la sua mano sono in tanti edifici di Palermo, fu l’architetto della città per edifici pubblici, e committenze private, stabilirono caratteri, modelli, tempi e norme, dove storia, tecnica e scienza andavano insieme senza frizioni, creando un’importante mediazione tra ingegneria e architettura.

L’arte di Giachery fu anche nella capacità di fondere "tradizione e innovazione" con due distinti canoni: nelle opere pubbliche segui le rigorose linee neoclassiche e greche, nell’edilizia privata preferì la suggestiva e magica architettura gotico-inglese.

Carlo Napoleone Giachery non era siciliano, nacque a Padova da genitori piemontesi, astigiani, di origine francese. Lo stesso cognome racconta questa provenienza, spesso scritto Giacchery, con questa ipsilon finale che nasconde un’accentazione tipica francese "Giacherì", un adattamento fonico.

I Giacherì arrivarono dalla Francia ad Asti nel 600 a seguito dell’esercito dei Savoia, francese e piemontese saranno le lingue parlate in famiglia. Giachery Nacque il 28 giugno del 1812 da Luigi e Paolina Cerchi, e si trasferì all’età di sei anni con la famiglia, a Palermo, dove il padre gestiva un albergo cittadino (Hôtel de France).
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Carlo si laurea in architettura a Palermo nel 1833, e l'anno dopo in fisica e matematica. Nel 1839 sposa Carolina Brandaleone figli di ricchi imprenditori edili borghesi con la quale avrà sei figli.

Spesso dimenticato tra i grandi "Architetti di Palermo" ci si rammenta di lui, per l’omonima piazza e come progettista della casina Florio "Quattro Pizzi all’Arenella".

Eppure fu un punto di riferimento a Palermo, rivestì diverse cariche pubbliche tutte importanti e di potere: fu titolare della cattedra di Architettura civile e statica dell’Ateneo palermitano, fu componente del Consiglio edilizio e della Commissione Lavori Pubblici, ispettore del Corpo statale di Ponti e Strade, ispettore del Genio Civile dopo l’Unità d’Italia, tanto per citarne alcuni.

Tra i suoi incarichi vi fu quello di responsabile e stabilì le norme per la costruzione degli edifici su via della Libertà, (una volta “ Real Strada della Favorita"), coordinò la costruzione del Giardino Inglese, si addentrò nella complicata questione su "ornato e decoro urbano" si adoperò affinché non fosse demolita nel 1848 "Porta Nuova" come avrebbero voluto i rivoltosi, difendendo la costruzione del '500, considerandola non solo una delle porte delle città, ma un "Arco della Vittoria".

Avviò un rinnovamento nella facoltà di Architettura distinguendo tra Architettura statica e Architettura decorativa, incontrando diverse resistenze per questa sua iniziativa.

Tra i suoi lavori il restauro della "Stufa" dell’Orto Botanico e degli edifici a fianco del Tepidario e Calidario, inoltre lavorò su Palazzo Pojero, l’Ospizio di Beneficenza, il Teatrino della Musica al Foro Borbonico, Il Palazzo dei Ministeri, dove realizzo la bellissima scala elicoidale in pietra da taglio, straordinaria per ideazione e realizzazione.

Diresse i lavori del Carcere dell’Ucciardone e la sua esperienza e professionalità sarà in quasi tutti i lavori edili della città; come abbiamo detto fu un personaggio importante a Palermo, potremmo definirlo "uomo di potere" questo non gli risparmierà invidie e gelosie che gli causeranno diversi problemi.

Nel privato ebbe diversi incarichi tra cui la ristrutturazione della Farmacia Monteforte, ma il più importante fu quello commissionato da Vincenzo Florio.

L’incontro con il grande uomo importantissimo, Giachery diventerà non solo l’architetto dell’imprenditore- armatore ma anche consigliere e soprattutto amico per tutta la vita.

La trasformazione di parte della Tonnara dell’Arenella è uno delle opere più straordinarie, la scelta neogotica seguì l’espressa indicazione di Florio, innamorato dello stile inglese, che aveva avuto modo di osservare e apprezzare.

Quella dei “4 Pizzi”, è un intervento per certi versi unico, una fabbrica di tonno che si affacciava sul mare, diventò una raffinata residenza privata, tra le preferite dei Florio dove riceverà ospiti potenti e famosi, persone di alto rango.

Le sue torrette, "i 4 Pizzi", (si pensa che l’idea delle torrette venne a Giachery a seguito di una torre di avvistamento preesistente nella tonnara), la rendono "un unicum" impossibile non rimanere affascinati.

Il suo aspetto esterno i suoi ricchi saloni, colpiranno gli ospiti, tra cui lo Zar di Russia Nicola I ospite insieme alla figlia Olga e alla Zarina Alessandra; quest’ultima rimarrà così affascinata, che chiederà il progetto dal quale sarà realizzato un edificio simile a Peterhof in Russia.

Questo sodalizio professionale e personale con Florio, gli fece avere l’appellativo di "Architetto Borghese", giacché ideatore e progettista di quella nuova immagine edilizia della città, legata alla nuova classe emergente.

La ricchezza e bellezza dei "4 Pizzi dell’Arenella" meritano una visita accurata per riscoprire la Residenza e il suo Architetto, specie oggi, dove a cadenza quasi settimanale, vi sono incontri e tour esplicativi con esperti e studiosi.

Giachery morirà all’improvviso a Palermo il 31 agosto del 1865, e riposa oggi nel Pantheon di San Domenico, insieme a tutti i "Dei" che resero grande per impegno, arte e cultura la città di Palermo, il suo epitaffio recita “Carlo Napoleone Giachery da Padova, alla Cattedra di Architettura nel palermitano Ateneo Professore meritissimo".

Il suo prezioso Archivio, andrà in parte perduto negli anni successivi alla morte anche se ciò che resta è conservato dagli eredi, alla Società Siciliana della Storia Patria di Palermo e affidati dalla famiglia "le memorie paterne e i ricordi personali", nessuno dei suoi figli sarà "Architetto".
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