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Il marchio brasiliano che mette la "mafia" sui vestiti: ma di bello non ha proprio niente

Dopo la triste vicenda della pizzeria di Francoforte con le foto di Falcone e Borsellino, spunta adesso un marchio internazionale distribuito anche da un'azienda italiana

Balarm
La redazione
  • 15 dicembre 2020

Il brand brasiliano "Labellamafia"

Sembra essere scoppiato un amore "folle", nel verso senso del termine, tra le attività commerciali e il "brand" della mafia.

Solo pochi giorni fa (il 4 dicembre) l'ambasciata italiana aveva espresso "profondo rammarico" nel vedere il nome di Falcone e Borsellino «utilizzato per un'attività commerciale di Francoforte in cui viene banalizzata la criminalità organizzata».

Il problema allora nasceva dall’infelice (a dir poco) accostamento dell’immagine simbolo dei due eroi antimafia per eccellenza a fotografie che, al contrario, esaltavano l’organizzazione malavitosa che li aveva uccisi.

In quell’occasione venne sottolineato come tale «scelta sconcertante» danneggiasse l'immagine dell'Italia tutta, oltre ad offendere la sensibilità dei familiari dei due magistrati e di tutte le vittime della mafia.

Ora verrebbe da dire: ci risiamo. In questi giorni infatti viene fuori l'esistenza di un marchio 100% made in Brazil che produce abbigliamento sportivo e costumi con il logo Labellamafia e con canali social dai numeri non indifferenti (il profilo Instagram ad esempio conta 800 mila follower).
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Volendo trovare delle attenuanti - per quanto a nostro avviso non ve siano - si potrebbe pensare che, forse, fuori dai confini dell’Italia il fenomeno mafioso non sia stato ancora compreso fino in fondo.

E per ciò duole ancora di più scoprire che i prodotti del marchio “Labellamafia” vengano distribuiti anche in Italia da un’azienda della provincia di Parma.

L’inaccettabile leggerezza che porta, con troppa frequenza, all’utilizzo di nomi e volti che evocano violenza e morte ha attirato l’attenzione anche dei politici italiani, in particolare di Antonio Ferrante.

Il presidente della Direzione regionale del Pd in Sicilia ha manifestato la volontà di suggerire agli altri rappresentati della politica nazionale l’istituzione di un osservatorio che possa monitorare e intervenire ogni volta che un imprenditore «troppo ignorante o privo di scrupoli tenterà di lucrare su una piaga che ogni siciliano e ogni italiano porta dentro, in qualsiasi parte del mondo si trovi».

Perché che i provvedimenti - grazie alle norme giuridiche o al ritrovato buon senso - vengano presi dopo che il fattaccio è avvenuto (così come è stato per la pizzeria di Francoforte che ha fatto sapere che cambierà nome al locale - ndr) a poco serve per risanare la rinnovata ferita che si riapre, ogni volta, nei familiari delle vittime e in tutti gli italiani onesti.

«È una drammatica espressione di sottocultura, ferocia e crudeltà - ha sottolineato Valter Mazzetti, segretario generale del sindacato Fsp Polizia - che non può essere sfruttata per fare affari da un brand che ne valorizza positivamente anche la visione con quell'aggettivo “bella”, che invece offende e calpesta le molte vite spezzate e trucidate tra le forze dell'ordine, magistrati, giornalisti e onesti appartenenti alla società civile, che non si sono piegati a quella logica di terrore e omertà di cui è portatrice la mafia».
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