STORIA E TRADIZIONI
Il fiume che diede il nome a 9 città: scorre in Sicilia e racconta una storia d'amore e morte
Alle pendici dell’Etna esistono diversi territori accomunati da una leggenda che spiegherebbe l'origine dei loro nomi. Una storia che affonda le radici nel mito
Santa Maria La Scala
Nello specifico, si tratta di: Acireale, Aci Castello, Aci Trezza, Aci Sant’Antonio, Aci Catena, Aci San Filippo, Aci Santa Lucia, Aci Bonaccorsi e Aci Platani. Ognuno di questi paesi ha una peculiarità che lo contraddistingue e che spinge a visitare le bellezze del posto.
Aci Trezza, ad esempio, è caratterizzata da un panorama mozzafiato che ha fatto da sfondo a diversi racconti. Giovanni Verga ha scelto questa frazione siciliana per ambientare il celebre romanzo "I Malavoglia".
Nei pressi di Aci Trezza, inoltre, ha luogo la leggenda di Xiphonia (la città scomparsa in provincia di Catania di cui abbiamo parlato in questo articolo), oltre al mito di Ulisse, che era solito lanciare contro i suoi nemici le rocce di cui sono composti gli splendidi faraglioni di Aci Trezza.
Acireale originariamente era un punto estremamente importante per il commercio marittimo e oggi è molto apprezzata per i suoi edifici situati in Piazza Duomo, come la Cattedrale e la sede del Municipio. Ma rivestono un ruolo importante anche le sorgenti termali situate proprio in questo territorio di origine lavica che si affaccia sul Mar Ionio.
Oltre al fatto di essere terre dotate di paesaggi mozzafiato e ricchezze archeologiche, l’elemento che collega tutte le nove cittadine della provincia di Catania è il prefisso Aci e la leggenda a cui questa radice è collegata. Nelle ‘’Metamorfosi’’ di Ovidio viene raccontato il mito di Aci e Galatea che ha dato origine ai nomi delle città.
Galatea, Nereide dotata di grande bellezza, aveva conquistato il cuore di due personaggi mitologici: il giovane pastore Aci e il ciclope Polifemo. I sentimenti di quest’ultimo non erano ricambiati, infatti la candida ninfa era perdutamente innamorata di Aci, figlio di Simeta e del custode dei boschi, Fauno.
Il giovane pastorello era solito portare il suo gregge sulle pendici dell’Etna ed era proprio lì che i due giovani si incontravano. Galatea trascorreva le sue giornate ascoltando l’amato mentre suonava. Un giorno, però, uno di questi incontri romantici si trasformò in una tragedia. Mentre i due amanti si trovavano nella splendida cornice dell’odierna Aci Trezza, vennero sorpresi da Polifemo.
Furioso e accecato dalla gelosia, il ciclope decise di uccidere Aci e scagliare contro di lui i massi di pietra lavica che aveva a disposizione. Galatea, lacerata dal dolore, rimase per diversi giorni chinata sul corpo del suo amato versando le proprie lacrime. L’intensità di questo amore commosse gli dèi, che decisero di ascoltare le preghiere della dolce ninfa e trasformarono il sangue di Aci in un fiume.
Scorrendo tra le nove terre che oggi portano il suo nome, Aci (o Akis) finiva il suo percorso in mare proprio nel punto dove i due amanti si erano incontrati per l’ultima volta e così, unendosi alle acque in cui risiedevano le ninfe, Aci e Galatea potevano rimanere legati per sempre.
Tuttavia Polifemo non si arrese. Secondo il mito, il ciclope cercò di ostacolare il percorso di Aci gettando lava nelle acque del fiume.
Allora il sangue del giovane pastorello trovò un percorso alternativo, diventando un fiume sotterraneo che oggi riaffiora in alcuni punti e sfocia in un borgo marinaro nei pressi di Acireale.
"U sangu di Jaci" affiora nella sorgente di Santa Maria la Scala e il suo nome continua a essere collegato ai nove territori catanesi.
Le pendici dell’Etna hanno fatto da sfondo a diversi racconti, perché la potenza e la maestosità di eventi naturali come le eruzioni vulcaniche sono facilmente collegabili all’idea della forza divina, dello slancio verso gli dèi e della lotta tra il bene e il male.
L’energia della lava ha creato grotte e caverne in cui far risiedere personaggi mitologici e in cui nascondere i loro segreti, che ancora oggi conservano tutto il loro fascino.
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