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Il fiume caldo alle porte di Palermo: il sentiero (segreto) fino alla "Bocca della verità"

Un percorso naturalistico di grande pregio, scoperto da poco, consente di ammirare paesaggi incontaminati e ciò che resta della tradizione legata ai mulini ad acqua

Balarm
La redazione
  • 10 aprile 2022

I Giardini della Kaggera a Calatafimi-Segesta, visitabili nell'ambito dei "Borghi dei Tesori Fest"

Un sentiero scoperto da poco, che segue il fiume caldo, lungo le cui sponde ancora oggi si possono incontrare resti di antichi mulini ad acqua. Tutto intorno la natura regna sovrana, rendendo ancora più suggestivo il percorso.

Stiamo parlando del fiume Kaggera, nel territorio di Calatafimi Segesta (Trapani), parte di uno straordinario patrimonio naturalistico. Non sono molti quelli che hanno sentito parlare di questo percorso è stato battuto per la prima volta dal sindaco di Calatafimi Francesco Gruppuso, esperto naturalista.

Un luogo suggestivo incluso nelle giornate del Fai di Primavera, con un trekking molto partecipato che ha consentito agli amanti della natura di far conoscere "I giardini del Kaggera".

Il luogo della visita, il fiume Kaggera anticamente chiamato Crimiso, scorre nella valle tra Calatafimi da Segesta. La sorgente del fiume si trova in contrada Calemici. Il nome Kaggera, vuol dire “luogo pietroso“ e prima di riversarsi nel fiume San Bartolomeo prende il nome di Fiume Caldo. Il motivo è l’apporto di acque sulfuree sgorganti dalle sorgenti delle Terme Segestane.
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Calatafimi Segesta si trova nel cuore dell’antico Val di Mazara. Oltre a una serie di valloni e torrenti a carattere stagionale, oltre al “Fiume Caldo” (l’antico Crimiso) c'è poi il Fiume Freddo.

Lungo tutto il Kaggera, principalmente nella parte iniziale nelle vicinanze della città, sono concentrati 16 mulini ad acqua alimentati da una rete di canali disposti in modo molto intelligente, per la presenza di questi mulini, il Crimiso è chiamato "Flumen Molendinorum" ossia "fiume dei mulini ".

I mulini sono riconosciuti dagli abitanti dei luoghi con dei nomi propri come per esempio Lu Primu, Lu Mmezzu, Scerrufirraru, la Carruba, L'Aranciu, L'Arcipreti, Lu Guadadninu, Mulinu Novu, La Rocca, Lu Sceusu, Li Scerzi, Li Pira, Mulinu Granni, Li Vagni, La Vurga, Macciuni.

Di alcuni di essi è possibile trovare informazioni in documenti dell'XI secolo. Si tratta, riporta il sito del Fai, di un enorme patrimonio architettonico e antropologico che però oggi nella maggior parte non è più a disposizione ad esclusione del mulino Aranciu, Arciprete/Pace e pochi altri.

Gli itinerari hanno consentito di visitare il complesso sistema delle "zachie", antiche chiuse che convogliano l'acqua del fiume e irrigano campi e agrumeti, l'antico "lavatoio del lino" sulle sponde del fiume, i giardini e le gebbie, la bocca della Verità sul costone di una roccia per concludersi con la mostra dei carretti siciliani in una casa cantoniera e una visita proprio al Mulino dell'Arciprete, recuperato da un privato grazie ai fondi del Gal.

Lungo il fiume, cresce una ricca vegetazione tra cui vi sono pioppi, gelsi, cotogni, querce e la caratteristica "erba cavallina" detta "mulinara". Grazie alle informazioni apprese dagli anziani agricoltori del luogo sono ormai alla portata di tutti queste bellezze naturalistiche lungo questo percorso, che sarà inserito nella carta dei sentieri siciliani.
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