ITINERARI E LUOGHI
Il cimitero dimenticato di Palermo: quel pezzo di storia (abbandonato) sul lungomare
Qui furono sepolti personaggi importanti di cui ancora oggi si parla, come gli Ingham-Whitaker. Un luogo di grande importanza storica, chiede il giusto riscatto
L'ex cimitero degli inglesi, acattolico, dell'Acquasanta a Palermo (foto di Antonino Prestigiacomo)
Anche le borgate marinare soffrono di abbandono e l'esclusione da qualsiasi forma di progettualità a lungo termine che ne rispetti la storia e il paesaggio. Anche quando le realtà territoriali presenti, i cittadini attivi ad esempio, evidenzino delle emergenze o propongano dei progetti, che spesso finiscono per essere accantonati, senza grandi spiegazioni.
Che peccato constatare che i desideri e la forza di volontà dei cittadini vengano presi sottogamba. La ritengo una sconfitta generale della politica amministrativa della nostra città, se non una colpa. Ma si sa, la speranza è l'ultima a morire, perciò continueremo a sperare in un futuro migliore.
Nella borgata marinara dell'Acquasanta, alle falde del Monte Pellegrino, c'è un pezzo di storia della nostra città che saltuariamente viene riscoperto grazie a progetti temporanei legati alle scuole limitrofe o ad associazioni culturali ma subito dopo nuovamente dimenticato. Eppure potrebbe essere di grande rilevanza nel territorio, specialmente per rivalutarlo e innalzarlo culturalmente.
Nel 1631 il Viceré Francisco Fernandez de la Cueva duca di Albuquerque dispose che in prossimità della borgata dell'Acquasanta fosse costruito un lazzaretto, a questo «vi furono aggiunti varii corpi nel 1771 e ristorato ed accresciuto con la debita magnificenza venne finalmente nel 1833, sotto la vigilanza del Sig. Duca della Verdura.
Occupa un grande spazio in riva al mare tutto recinto di mura che ben lo custodiscono; si ha due porte una a Sud, l'altra a Sud-Ovest che è la principale, a cui si apre a dritta un angusto sepolcreto ad uso degli eterodossi, piantato a mirti ed a cipressi, ornato di tombe con iscrizioni ec.
Vi sorge nel mezzo di un gran cortile la primaria cappella a comodo dei contumacisti, ed una piccola scala di pochi gradini mette in un ciborio, dove il simulacro in rilievo di M.ͣ Immacolata, patrona dei naviganti, lavoro dello scalpello dell'egregio Salvatore Bagnasco, oltre il bassorilievo di pittura di Giovanni Patricola, situato nel cortile, ed il busto in marmo del Re opera dell'abilissimo Nunzio Morello».
Così diceva Gioacchino Di Marzo in una nota al Dizionario Topografico della Sicilia di Vito Amico, pubblicato a Palermo nel 1855.
Nel 1833, quando il progetto di sistemazione del Cimitero degli Inglesi venne affidato all'architetto Niccolò Puglia, Giuseppe Giliberto annotò che all'interno del complesso cimiteriale erano presenti un corpo di guardia e uno doganale; stanze per abitazione di un medico e di un cappellano; caserme per le contumacie, cucine, tettoie e fonti per ogni caserma; camera per la fumigazione, cappella per la messa; spazio destinato all'infermeria, sbarcatoi per le imbarcazioni ecc.
Nel 1860 venne concessa da Garibaldi a James Rose una porzione del cimitero di Santa Maria dei Rotoli che sarà destinata ad uso specifico degli acattolici. Vennerò così traslate le tombe di alcuni tra i principali personaggi del Cimitero degli Inglesi dell'Acquasanta nell'attuale cimitero acattolico sito nella borgata di Vergine Maria.
Inoltre, la costruzione della Manifattura Tabacchi alla fine del XIX secolo comportò la distruzione di buona parte del Cimitero dell'Acquasanta. Negli anni Novanta perfino la gestione di un pub all'interno dei locali dell'ormai ex Cimitero degli Inglesi ne sancì il definitivo disinteresse pubblico del luogo storico.
Grazie al lavoro di studiosi e ricercatori come Gaetano e Pasqualino Marchese, Laura Leto, Giovanni Purpura, Giuseppe Alba ecc. si è potuto constatare quanta storia e ricchezza sommersa vi sia nella borgata dell'Acquasanta e specialmente nel Cimitero degli inglesi, il quale si potrebbe pensare che raccolga solo le salme di noti personaggi stranieri del passato, in sostanza di morti, ma studiando le loro biografie attraverso gli scritti di questi studiosi si può prendere consapevolezza di quanta vita e fermento economico invece vi fosse nella nostra città nel periodo compreso tra il XIX e il XX secolo.
Come nella collina di Spoon River, questi morti parlano, si raccontano. Hanno nomi, famiglie, mestieri precisi. Sono vivaci commercianti in continuo viaggio con un piede nella vecchia patria d'origine (Inghilterra, Russia, America) e l'altro nella nuova, Palermo.
Alcuni di loro hanno vissuto per molti anni nella nostra città e hanno contribuito ad arricchirla tanto che ancora oggi se ne parla. Sono noti i vari Ingham-Whitaker, i Gardner, ma altrettanto interessanti sono le storie di altri personaggi meno conosciuti come quella degli architetti William Harris e Samuel Angell che scoprirono le metope dei templi di Selinunte durante un viaggio in Sicilia per studiare le rovine greche dell'isola, e la singolare vicenda dell'erudito Francis George Hare che conobbe perfino Mary Shelley, la celebre scrittrice di Frankenstein, nonché amica del poeta Lord Byron.
Il Cimitero degli inglesi versa attualmente in uno stato di abbandono evidente. Una volta luogo ameno di riposo eterno a strapiombo sul mare, oggi preda di sterpaglie e immondizie. Meriterebbe da parte della cittadinanza palermitana una maggiore attenzione. Il luogo andrebbe rivalutato e messo a disposizione di tutti, magari quotidianamente gestito dai residenti o da associazioni di categoria che lo possano valorizzare e che possano divulgarne la storia.
Una volta tanto si chiede alle amministrazioni una presa di posizione chiara sul destino di un bene comunale lasciato in abbandono.
Una prova tangente che questa città può cambiare a partire dalle piccole comunità e attraverso una coprogettazione durante la quale il Comune di Palermo e le realtà cittadine lavorino in simbiosi per il recupero di una parte del territorio palermitano.
Bandire una volta per tutte il maledetto degrado da questo luogo storico e lasciarlo fruire alla popolazione a partire dai bambini, futuri custodi della nostra memoria, sarebbe un gesto pratico e simbolico importante che dimostrerebbe quanto sia possibile tracciare la strada verso quel cambiamento tanto sperato. Ad maiora semper.
(Per approfondimenti sulla storia del Cimitero degli inglesi della Acquasanta consiglio la lettura online di "La borgata dell'Acquasanta" di Pasqualino e Gaetano Marchese; "Il lazzaretto e il cimitero Inglese dell'Acquasanta" di Gaetano Marchese con la collaborazione di Pasqualino Marchese; "Il cimitero degli Inglesi all'Acqusanta: nuovi studi" di Laura Leto; "I luoghi della sorgente.
La borgata dell'Acquasanta a Palermo" di Giuseppe Alba; "Acquasanta" di Giovanni Purpura in "Palermo e il mare, itinerario della memoria").
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