AMBIENTE
I sei neonati di Sicilia: i "nuovi" vulcani sommersi hanno i nomi delle ninfe marine
Secondo i ricercatori, uno in particolare è molto interessante: per la vicinanza alla costa, per le fasi eruttive e per il suo legame con un importante sistema di faglie
Isola di Stromboli (Eolie, Sicilia)
La presenza di strutture vulcaniche nella zona era già stata accertata tramite precedenti indagini sismiche, tuttavia la mancanza di una batimetria ad alta risoluzione e di dati magnetici non avevano permesso l’accurata descrizione delle morfologie e delle geometrie, almeno fino ad oggi.
Actea, Climene, Doride, Ianeira, Ianassa e Nesea, sono questi i nomi dei sei edifici vulcanici che si innalzano dal fondo del Canale di Sicilia per altezze comprese da circa 20 metri a 200 metri.
Il vulcano Actea presenta invece una morfologia più complessa, che potrebbe essere dovuta ad attività esplosiva e collasso o erosione dell’edificio, ed è caratterizzato anche dalla presenza di flussi lavici.
L’assenza di campioni non consente la datazione dei centri eruttivi, tuttavia è certo che l’attività vulcanica si sia avuta durante il Quaternario, come suggerito dai rapporti stratigrafici tra le unità. I ricercatori hanno avanzato qualche considerazione in più sulla base dello studio di peculiari indicatori stratigrafici: Nesea, Climene, Doride, Ianeira e Ianassa si sarebbero formati prima dell’Ultimo Massimo Glaciale (circa 20mila anni fa, a proposito, scopri com’era la Sicilia a quel tempo), mentre Actea potrebbe essere più recente.
Secondo i ricercatori, proprio Actea sarebbe il vulcano più interessante, innanzitutto per la sua vicinanza alla costa (solo 7 km da Capo Granitola), per le diverse fasi eruttive con l’emissione di volumi di magma non trascurabili per il settore e poi per il suo legame con un importante sistema di faglie.
Questi nuovi centri vulcanici si vanno ad aggiungere ai dodici edifici sommersi del Canale di Sicilia scoperti finora (Anfitrite, Cimotoe, Empedocle, Galatea, Madrepore, Banco Nerita, Banco di Pantelleria, Pinne e Banco Smyt) ed ai due grandi vulcani emersi del Canale: Linosa e Pantelleria.
La possibile esistenza di ulteriori strutture vulcaniche a largo della Sicilia meridionale impone ulteriori sforzi nella mappatura ad alta definizione del fondale marino, nel campionamento dei prodotti per una datazione più precisa dell’attività e nello studio delle relazioni tra vulcanismo e tettonica per meglio analizzare e mitigare l’eventuale rischio vulcanico associato.
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