AMBIENTE
I loro nomi sono dedicati alla Sicilia: le 13 piante che rappresentano luoghi dell'Isola
Tra le tante specie siciliane, ce ne sono alcune legate a un luogo specifico tanto da diventarne un simbolo naturalistico: ecco quelle che devi proprio conoscere
La Centaurea panormitana, diffusa su gran parte delle montagne del palermitano, in particolare su Monte Cofano e Monte Pellegrino
Se si vanno infatti a contare il numero esatto di specie presenti all’interno della nostra regione, osserveremmo che oltre il 10% delle piante e della vegetazione presente sull’isola (che dispone di circa 3252 specie) fa parte della flora endemica che non è possibile in teoria trovare altrove, in giro per il mondo.
Tra le tante specie esclusivamente siciliane che è possibile trovare fra le riserve e i grandi parchi naturali siciliani è inoltre possibile anche incontrare delle piante il cui nome ci riporta in mente ad alcuni luoghi specifici della nostra isola, visto che ne rappresentano un simbolo naturalistico.
Fra le specie di piante più importanti della nostra isola, non possiamo non cominciare questa lista se non parlando dell’Abies nebrodensis, una delle specie di maggior valore della biodiversità regionale e nazionale. Noto anche come albero delle Madonie, questo abete è uno degli organismi a maggior rischio d’estinzione dell’intero pianeta e presenta all’incirca una trentina di esemplari, distribuiti su diversi canaloni del Parco delle Madonie.
L’origine del suo nome – abbastanza controverso – deriva dal fatto che al tempo dell’istituzione della specie, agli inizi del secolo scorso, le Madonie e i Nebrodi non erano ancora separati amministrativamente dalle province e in generale Giovanni Ettore Mattei, il botanico che descrisse la specie, decise di dedicare la sua scoperta alle montagne centrali dell’isola, che allora comunemente venivano definite Nebrodi.
Questa specie è anche una delle poche specie rimaste del periodo immediatamente antecedente all'ultimo interglaciale post-wurmiano, essendo una pianta adattata a climi tipicamente glaciali e molto umidi. Oggi diversi studiosi, insieme alla Regione Siciliana e al CNR, stanno cercando di salvaguardarla, tentando di effettuare una coltivazione in vitro.
La Barbarea sicula e la Carlina sicula sono invece due piante molto diverse, che hanno in comune oltre al nome specifico – indice di un’origine tipicamente siciliana – anche la natura erbacea e le ridotte dimensioni.
Molto rara la prima, la seconda invece è abbastanza distribuita all’interno del territorio siciliano, seppur siano presenti anche delle sottospecie che ne ampliano l’areale di distribuzione, consentendo alla Carlina sicula di possedere anche delle colonie presso le coste libiche e del Basso Egitto.
La Barbarea sicula inoltre è anche conosciuta come Erba di Santa Barbara, poiché secondo la leggenda dal sangue spillato dal seno e dalla testa di questa santa, al momento del martirio, dalla terra comparvero dei fiori gialli, di cui gli infusi erano utili secondo alcuni ricettari medioevali per contrastare le infreddature.
Altrettanto importante per la nostra lista è l’Erica sicula, secondo alcuni botanici uno dei simboli naturalistici della provincia di Trapani e dei promontori calcari presenti a cavallo dello Zingaro, Monte Monaco e Monte Erice; mentre la Genista aetnensis è uno dei simboli botanici dell’Etna, riuscendo infatti a coprire con il suo portamento arboreo un intero paesaggio, finché ovviamente un’eruzione non muta temporaneamente gli equilibri ecologici fra i detriti vulcanici e la vegetazione.
L'astragalo siciliano (Astragalus siculus, chiamato anche astragalo dell'Etna, è invece una pianta appartenente alla famiglia delle Fabaceae, che viene molto apprezzata sia per le sue proprietà farmaceutiche che per i suoi colori, che contrastano visibilmente con il nero della cenere.
Una delle specie che sono state invece dedicate alle montagne del palermitano e tra gli organismi endemici più importanti della nostra regione è la Centaurea panormitana, anche nota come Centaurea ucriae, una pianta erbacea appartenente al gruppo delle astaracee che spesso viene confusa dagli esperti per una piccola specie di carciofo, per via della particolare forma dei suoi petali.
Questa specie è talmente importante che la ritroviamo addirittura anche all’interno dei miti classici della tradizione greco romana. Gli antichi infatti credevano che con un estratto di questa pianta, maggiormente nota ai popolani come fiordaliso, l’antico centauro Chirone tentò di guarire una ferita al ginocchio provocatogli da una freccia avvelenata scagliata da Eracle.
La ferità guarì, ma secondo la leggenda i dolori subiti dal centauro nel processo di guarigione furono indicibili, tant'è che cominciò a pregare gli dei di ucciderlo, visto che era una creatura immortale.
Questa specie predilige le pareti calcaree e si può trovare su gran parte delle montagne del palermitano, su Monte Cofano, a Monte Pellegrino, e sulle isole Egadi.
La Carex panormitana invece è una pianta acquatica, diffusa anche in Sardegna e in Tunisia, che è tipica degli ambienti rupestri del corso del fiume Oreto. La sua protezione è una delle ragioni che hanno spinto diversi volontari, come esperti biologi e paesaggisti, a richiedere a gran voce l’istituzione di un parco urbano o di una riserva lungo il percorso di questo fiume, spesso dimenticato dagli stessi cittadini che vi scaricano i rifiuti.
La sua popolazione oggi conta poco più che una cinquantina di esemplari, la maggioranza dei quali è presente nella località Ponte delle Grazie.
Rimanendo nella provincia di Palermo, un’altra specie che è stata dedicata alla nostra regione e in particolare al suo capoluogo è l’orchidea Ophrys panormitana, che con le sue tonalità scure ei suoi petali modificati è fra le specie più apprezzate dell’intero panorama nazionale.
Questa orchidea fiorisce nelle campagne siciliane a partire dalla fine dell’inverno e come molte altre orchidee prende un po’ in giro le api, simulandole le forme così da convincerle a impollinarle. È una specie molto comune nel Mediterraneo, anche perché imparentata con la ben nota Ophrys sphegodes che secondo determinati studi è la specie originale da cui è derivata la varietà panormitana.
Passando all’agrigentino e alle regioni centrali della nostra isola, non possiamo non citare la Malva agrigentina – una delle poche specie capaci di crescere nei calanchi siciliani e fra i resti della Valle dei templi – e la cineraria (Jacobaea maritima sicula), presente praticamente in tutta la costa sud, da Mazara del Vallo fin oltre a Gela, con qualche capatina anche nella costa settentrionale.
In questa breve lista di specie vogliamo infine concludere citando alcune piante tipiche del Bosco della Ficuzza e dedicate a Rocca Busambra, il rilievo più alto della Sicilia occidentale. All’interno infatti della riserva omonima e fra le pareti scoscese della montagna sono presenti alcuni importanti endemismi rupestri quali il fiordaliso della Busambra (Centaurea busambarensis), il garofano della Busambra (Dianthus busambrae) e il cipollaccio siciliano (Gagea busambarensis).
Avremmo ovviamente potuto continuare questo articolo, descrivendo altre importanti piante locali, dedicate alla nostra regione – come la Brassica drepanensis, la Centaurea sicana o il pero di Castelbuono (Pyrus castribonensis) – ma non potendo dedicare una descrizione dettagliata per ciascuna delle 137 specie endemiche della flora siciliana abbiamo deciso di prendere alcune specie rappresentative, cercando così di offrire una panoramica per l’intero territorio regionale.
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