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Ha 400 anni ma continua a brillare: una bellezza (senza tempo) in mezzo alla Sicilia

Una città siciliana è oggi un custode silenzioso di numerosi tesori sacri e artistici, ognuno dei quali narra storie di fede e bellezza senza tempo

Roberta Barba
Storico dell'arte
  • 16 agosto 2024

Caltanissetta, oggi, è un custode silenzioso di numerosi tesori sacri e artistici, ognuno dei quali narra storie di fede e bellezza senza tempo. Tuttavia, se potessimo viaggiare indietro nel tempo, scopriremmo con stupore che un tempo la città era ornata da una moltitudine di luoghi di culto.

Caltanissetta, un tempo affollata di chiese e cappelle, ha visto molte di esse svanire sotto i colpi del cambiamento e della modernizzazione.

Alcune sono state abbattute per fare spazio a nuove costruzioni, mentre altre sono scomparse nel silenzio implacabile della soppressione degli ordini religiosi, come un ricordo lontano di una devozione che si dissolve lentamente nel tempo.

Ma c'è un angolo di Caltanissetta che, nonostante il tempo e le avversità, continua a brillare nella sua magnificenza: la chiesa di Sant'Agata al Collegio.

Questo edificio sacro deve il suo nome al contiguo collegio dei Gesuiti, fondato grazie all’iniziativa di Luisa Moncada e di suo figlio, il principe Francesco.
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Verso la fine del Cinquecento, i due, con uno spirito di grande visione, invitarono i gesuiti a Caltanissetta e fecero edificare non solo la chiesa dedicata a Sant’Agata, ma anche l’annesso collegio. La costruzione del collegio ebbe inizio il 1º gennaio 1589 e si protrasse fino alla seconda metà del XIX secolo, intrecciandosi con le vicende storiche del tempo.

La chiesa, invece, fu eretta tra il 1600 e il 1610, con lavori di abbellimento che seguirono per molti anni.

La facciata, che oggi ammiriamo, fu realizzata su disegno di Natale Masuccio, un architetto e gesuita originario di Messina, che infuse all’edificio uno stile imponente e raffinato. L’ampio spazio del collegio, ora, ospita la biblioteca comunale "Luciano Scarabelli" e il Liceo Musicale "Vincenzo Bellini", testimoniando il legame duraturo tra educazione e cultura.

La facciata della chiesa, rossa fino a qualche anno fa, è stata riportata al suo colore originale, il bianco, grazie a un restauro. È impreziosita da un portale settecentesco realizzato dallo scultore palermitano Ignazio Francesco Marabitti.

Questo portale è coronato da un timpano spezzato, ornato al centro da uno stemma sorretto da due puttini, un tocco di grazia e raffinatezza che incanta chiunque lo ammiri.

All'interno, la chiesa si presenta con una pianta a croce greca, con quattro bracci di uguale lunghezza e quattro cappelle laterali.

Il rivestimento dell'interno, in marmo o stucco a imitazione del marmo, è adornato dalla sigla "IHS", simbolo distintivo dell'ordine gesuitico.

La bellezza di questo luogo di culto è ulteriormente esaltata dagli affreschi del maestro nisseno Luigi Garbato e di Luigi Borremans, figlio di Guglielmo, nonché dalle opere di Agostino Scilla e Vincenzo Roggeri, due dei più illustri pittori dell'epoca.

Ogni angolo della chiesa racconta una storia di devozione e arte, custodendo la memoria di secoli di spiritualità e creatività.

Oggi, camminando tra le sue navate e ammirando il suo organo monumentale, ci si può ancora emozionare di fronte alla maestosità di un luogo che non solo celebra la spiritualità, ma rappresenta anche un patrimonio culturale inestimabile per la comunità nissena.
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