ITINERARI E LUOGHI
Entrano solo gli uomini e ci sono 3 livelli: la Casa Massonica di Palermo si svela al mondo
Grazie al Gran Maestro, Stefano Bisi, vi raccontiamo storia e curiosità sul Grande Oriente d’Italia che oggi conta oltre 23 mila iscritti distribuiti in 862 Logge
Il "tempio" della Casa Massonica a Palermo
«Ormai da qualche hanno - ci ha detto Stefano Bisi, Gran Maestro, l’unico autorizzato, come ci ha spiegato, a parlare all’esterno - con appuntamenti periodici e non sporadici, apriamo le nostre sedi per far conoscere meglio questa realtà.
Proprio in questi giorni sono stato in Sicilia, a Messina, per inaugurare una nuovo tempio a Messina».
Il Gran Maestro Bisi, in carica dal 6 aprile 2014 (succeduto a Gustavo Raffi), è il garante della Tradizione massonica e rappresenta il Grande Oriente d'Italia presso le Comunioni massoniche estere e il cosiddetto “mondo profano” e ci ha raccontato come ognuna di queste sedi custodisca, più o meno, sempre gli stessi simboli e riferimenti.
Esso rappresenta intanto un luogo che unisce tutti gli uomini e poi, aspetto molto significativo, ci ricorda come il lavoro che portiamo avanti non si concluda mai.
Immancabili i simboli della Squadra e del Compasso, forse i più conosciuti e, di certo, la scritta sopra il posto, ad Oriente, in cui si siede il Maestro Venerabile di ogni tempio.
Questa riporta le parole: libertà, uguaglianza e fratellanza, concetti a cui ci ispiriamo e che abbiamo sempre presenti».
Il tempio è sempre una riproduzione del tempio di Re Salomone, ed è il luogo dove i massoni si riuniscono e lavorano.
Tra gli altri dettagli che si ritrovano in ogni sede ci sono le colonne, con in capo i segni zodiacali, a indicare la fratellanza universale; e poi il pavimento a scacchi bianco e nero, i tre scranni (sgabelli tipici del Rinascimento italiano) dove si siedono il maestro venerabile, il primo e il secondo sorvegliante.
Non possono mancare le statue che rappresentano la Bellezza, la Saggezza e la Sapienza, e, infine, la Stella Splendente, simbolo massonico che indica il punto di arrivo del viaggio iniziatico ed è la fonte di luce che gli illumina la strada.
Attraverso la conoscenza infatti gli uomini vengono guidati, come da una stella in una notte scura.
Il Grande Oriente d'Italia conta, attualmente, oltre 23.000 iscritti distribuiti in 862 Logge e ha un trend positivo di crescita ormai da anni con oltre 600 iscritti ogni 12 mesi.
Ma quali sono i requisiti per accedere a questa realtà? Abbiamo approfittato della disponibilità del Gran Maestro e abbiamo chiesto a lui di spiegarci meglio alcuni aspetti che non tutti conoscono.
Intanto l’età media di coloro che fanno richiesta per accedere ad una Loggia è di 35-40 anni mentre l’età di chi già aderisce si aggira intorno ai 45, ma vediamo come è possibile accedere.
«In qualche modo sono i fratelli stessi che individuano chi ha le caratteristiche per accedere; se la persona è interessata presenta una domanda che poi viene vagliata (anche in tempi non ristretti) e votata. Solo se il voto sarà unanime si procederà al nuovo ingresso, attraverso una cerimonia di iniziazione alla Loggia.
Tra i requisiti richiesti, oltre all’essere maggiorenni e uomini, quello di essere limpidi ovvero di non avere carichi pendenti nel Casellario giudiziario.
Principalmente, però, non bisogna essere atei, ovvero bisogna credere all’esistenza dell’”Architetto nell’Universo”, ci spiega Stefano Bisi.
Ci sono tre livelli, una volta entrati, a cui si far riferimento, che segnano i diversi gradi dell’apprendimento delle antiche corporazioni: si entra come apprendista, per poi divenire compagno d’Arte, fino a diventare, eventualmente, Maestro.
«Le donne non sono ammesse - ci ha detto Bisi - perché noi ci riteniamo gli eredi dei costruttori delle Cattedrali Medievali, che erano soli uomini.
Nei nostri incontri, infine, non si parla di politica o di religione in generale; i nostri “lavori” si svolgono in armonia e trattano dello studio degli “antichi doveri”; approfondiamo quindi lo studio dei simboli e dei temi personali, come la conoscenza ad esempio.
Noi consideriamo le Logge come delle ”palestre di educazione civile”; per prima cosa bisogna imparare ad ascoltare per imparare, insegniamo quindi ai nuovi apprendisti il rispetto dei tempi di ascolto e poi della parola».
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