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È la prima villa Liberty della "città d'acqua": così (a Palermo) rivive l'epoca dei Florio

Un trattato di “architettura floreale”, che concorre a rendere iconico il paesaggio di avvicinamento alla dimensione balneare tipica della borgata marinara di Palermo

  • 11 dicembre 2023

Alcune ville liberty del golfo di Mondello

A percorrere la via Regina Margherita a Mondello in direzione della linea di costa della ben nota località balneare, si incontra la prima villa Liberty della “città d’acqua” realizzata nel 1913 su progetto dell’architetto Salvatore Caronia Roberti.

Progettata da quest’ultimo, anch’essa come le altre, durante la parentesi professionale alla guida dell’ufficio tecnico dell’impresa Rutelli che aveva l’appalto per la costruzione di numerosi villini nell’ex palude sub-urbana, la villa ammantata dal bordeaux della pelle d’intonaco, nel tipico orientamento del villino liberty di scuola basiliana si manifesta nel paesaggio roccioso circostante quale una delle più estese architetture per la villeggiatura, impostata sapientemente su quelle gerarchie compositive ormai ben metabolizzate dall’eclettico architetto palermitano, abilissimo a mimare la poetica del suo maestro Ernesto Basile.

È infatti possibile ritrovare diversi “basilismi” come il ricorso all’espediente della torretta d’angolo, all’interno del quale trova spazio generalmente il corpo-scala, opportune modanature di elementi marcati color beige a perimetro di porte e finestre, non ultimo la presenza di "marker" lungo i prospetti e ferri battuti a motivi floreali ad animare le partiture perimetrali del giardino privato e le ringhiere di pertinenza.
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Un trattato di “architettura floreale”, che concorre a rendere iconico il paesaggio di avvicinamento alla dimensione balneare, quasi ad invito dell’asse urbano lungo cui – da adesso in poi – prospettano tutti i villini a seguire nella denuncia chiara e orgogliosa delle seduttive atmosfere Belle époque, ancora oggi ben visibili nella Mondello Liberty contemporanea.

Esempio di un modo di comporre impostato volutamente sull’ideale di pareggiamento delle arti tipizzato nella costruzione di opere d’arte totali, il villino gode di un rigoglioso ambito di verde privato con alberi d’alto fusto e grandi chiome ombreggianti, capaci di mitigare le alte temperature estive.

Bene arroccato nella topografia rocciosa distante dalla battigia, il villino Clelia Lambi, restituisce tutta l’effervescenza propositiva di quella città felice ancorata – anche se ancora per poco in quegli anni di prossimità al primo conflitto mondiale – al mito della dinastia dei Florio.
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