STORIA E TRADIZIONI
È il dipinto dei "Cocchieri di Palermo": una grande tela torna all'antico splendore
In Sicilia il culto della Madonna dell’Itria sembra essere già diffuso sin dalla fine del Trecento e rimarrà una costante almeno fino all’Ottocento
L'interno della chiesa dei Cocchieri di Palermo (Le Vie dei Tesori)
La grande tela fino al 2019 era custodita nella sacrestia della chiesa di Santa Maria dell'Itria, fondata in via Alloro, tra la fine del Cinquecento e il 1611, come luogo di preghiera e raccoglimento della maestranza dei cocchieri.
I “cocchieri Maiuri”, che prestavano servizio presso le famiglie patrizie di Palermo, in un primo tempo si erano riuniti in corporazione di mestiere, successivamente avevano fondato la compagnia di San Riccardo ed infine nel 1596 avevano istituito la "Venerabile Confraternita di Santa Maria dell’Itria dei Cocchieri".
Si erano autotassati della cospicua somma di "dodici onze" ciascuno per l’edificazione della loro chiesa e il luogo prescelto era stato il terreno sovrastante una cripta, in precedenza utilizzata dalla Confraternita dei Carrettieri.
I confrati si dedicavano a opere di carità e di elevazione spirituale. Scriveva Giuseppe Pitrè che durante la Settimana Santa, dal dopo pranzo del giovedì fino al mattino del sabato, la chiesa era in lutto.
Non transitavano in città né carri, né carretti, né carrozze. I cocchieri mettevano a profitto questi due giorni di libertà e il venerdì mattina facevano la loro processione, facendo sfilare le vare (fercoli) del Cristo morto e della Madonna Addolorata per le antiche strade e vicoli della Kalsa, sfoggiando le livree delle case nobiliari presso cui servivano.
Oggi la confraternita conta un centinaio di confrati, che continuano a portare avanti le tradizioni religiose con il fervore religioso che animava i loro avi.
La Madonna dell’Itria - troncamento di "Odigitria", Madonna del (buon) cammino – viene ricordata generalmente dalla liturgia latina il martedì successivo alla domenica di Pentecoste.
La devozione a questa immagine iconografica (che a partire dal V secolo fu uno dei maggiori oggetti di culto a Costantinopoli) è diffusa in diverse zone dell'isola e si pensa sia un’eredità della dominazione bizantina.
La Madonna dell’Itria in Oriente è raffigurata come Maria Vergine che tiene Gesù tra le braccia; in Sicilia è spesso rappresentata come nella grande pala d’altare della chiesa dei cocchieri di Palermo: posta su una cassa e portata da due monaci cappuccini. Sull’origine di questa icona erano sorte in passato diverse leggende.
Si raccontava ad esempio che San Luca avrebbe un giorno ritratto la Vergine col Bambino; il dipinto sarebbe poi passato da Gerusalemme a Costantinopoli; ma qui se ne sarebbe persa ogni traccia, dopo l’arrivo dei Turchi nel 1453.
Secondo la tradizione l’icona sarebbe stata affidata al mare da due monaci perché si salvasse e sarebbe così arrivata, trasportata dalle onde, su una spiaggia della Sicilia.
Nell'isola il culto della Madonna dell’Itria sembra essere già diffuso sin dalla fine del Trecento e rimarrà una costante almeno fino all’Ottocento, epoca a cui risalgono le ultime attestazioni.
Anche lo studioso Placido Samperi nella sua "Iconologia della Gloriosa Vergine Madre di Dio Maria" riportava diverse versioni sull’origine dell’Itria, ipotizzando che l’iconografia potesse derivare dalla processione (che si teneva ogni martedì a Costantinopoli) durante la quale due monaci basiliani portavano a spalla, sopra una cassa, l’icona della Vergine col Bambino.
Il dipinto della Chiesa di Santa Maria dell’Itria di via Alloro propone uno schema compositivo saldamente acquisito: sullo sfondo vi sono un paesaggio naturale con rocce e cespugli e in lontananza il mare (che richiama la versione del ritrovamento tra le onde della sacra immagine), in alto, al centro della tela, vi è la Vergine con il Bambino, assisa su una cassa portata a spalla da due monaci.
Angeli e cherubini popolano il cielo. Avvolti da una rarefatta luce dorata, prefigurazione del divino, si manifestano la colomba (simbolo dello Spirito Santo) e l’Eterno Padre nell’atto di incoronare la Madonna. Nel registro inferiore sul lato sinistro è San Riccardo di Chichester (1197-1253), protettore di carrettieri e cocchieri; ai suoi piedi la mitra e il pastorale alludono al suo ruolo di vescovo.
Tra i dipinti più celebri della Madonna dell'Itria, oltre quello dei cocchieri, ricordiamo la tavola che proviene dal Museo Diocesano di Palermo (una delle più antiche raffigurazioni di questa iconografia nell’isola); il dipinto della chiesa dell’Annunziata di Paternò dipinta dalla celebre pittrice Sofonisba Anguissola; la tavola di grandi dimensioni di Giuseppe Alvino (pittore manierista palermitano) che proviene dal Museo Diocesano di Monreale.
Il restauro della Pala d’altare della Madonna dell’Itria dei cocchieri ha visto impegnate diverse professionalità dei laboratori del Centro regionale per la progettazione e il restauro della Regione Siciliana, in collaborazione con i ricercatori dell’Archivio di Stato di Palermo (che hanno cercato di individuare l’artista autore dell’opera).
Lunedì 16 dicembre, alle ore 11.00, presso la Chiesa dell'Itria ai Cocchieri, in via Alloro 133, a Palermo, è stato ufficialmente riconsegnato il dipinto della Madonna col Bambino alla comunità religiosa.
Erano presenti: Francesco Paolo Scarpinato, assessore ai Beni culturali e identità siciliana; Alessandra Se Caro, direttrice del Centro regionale per la progettazione e il restauro; Selima Giuliano, Soprintendente di Palermo.
Per chi vuole ammirare l’opera: la chiesa dei cocchieri è aperta ogni domenica alle 11.00 per la Santa Messa.
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
|
GLI ARTICOLI PIÙ LETTI
-
ITINERARI E LUOGHI
Sono splendide e perfette in ogni stagione: la classifica delle più belle riserve in Sicilia