ECCELLENZE
Dolce al punto giusto e dalla "lucentezza che spicca": la ciliegia dell'Etna, reginetta tra le DOP isolane
È una delle eccellenze dell'agricoltura siciliana tanto da avere già ottenuto, nel 2011, il riconoscimento di DOP. Dolce, croccante e succosa, è buona come prodotto fresco o in diverse preparazioni
Le ciliegie dell'Etna DOP
Nella fattispecie questa denominazione è attribuita ai frutti del ciliegio dolce "Prunus avium L." famiglia delle rosaceae, ecotipo Mastrantonio/i nota anche come Donnantonio/i, coltivata nello zoccolo di territorio vulcanico che si estende dal mare Ionio fino ad altitudini di 1.600 metri s.l.m. sui versanti Est e Sud-Est dell’Etna e comprende i Comuni di: Giarre, Riposto, Mascali, Fiumefreddo di Sicilia, Piedimonte Etneo, Linguaglossa, Castiglione di Sicilia, Randazzo, Milo, Zafferana Etnea, Santa Venerina, Sant’Alfio, Trecastagni, Pedara, Viagrande, Nicolosi, Ragalna, Adrano, Biancavilla, Santa Maria di Licodia, Belpasso, Aci Sant'Antonio, Acireale.
Il prodotto, coltivato in ogni sua fase con metodi e strumenti antichi e tradizionali, come ci ha detto Carmelo Spina, presidente del Consorzio a tutela, che è anche ente di controllo della produzione, presenta delle caratteristiche precise quali un colore rosso brillante, una pezzatura medio-grossa e una lucentezza che spicca.
La Ciliegia dell’Etna DOP si distingue per i lunghi tempi di maturazione, molto più ampi rispetto ad altre varietà, a causa del progressivo innalzamento, rispetto al livello del mare, dei terreni di coltivazione della zona del vulcano Etna.
«La lavorazione - ci ha detto Spina - viene effettuata su terrazzamenti antichi secondo una tradizione che si tramanda da secoli, di generazione in generazione. La nostra ciliegia ha bisogno di inverni molto freddi e ritmi stagionali precisi; le alterazioni di questi ultimi, come è stato quest’anno, fanno si che la produzione non sia abbondante e vada a rischio».
I terreni vengono definiti "terre scatinate" ovvero derivanti dalle opere di dissodamento delle lave; le tecniche di coltivazione, invece, prevedono pratiche di innesto a “sgroppo” o a “pezza” e la tecnica di raccolta manuale con l’utilizzo di scale a trenta pioli e con ceste note come “panari”.
Gli ultimi due anni sia a causa della pandemia sia a causa di un inverno alquanto mite hanno ridotto di molto la produzione della ciliegia dell’Etna DOP. «A tal proposito stiamo lavorando - continua il presidente - in collaborazione con l'Università di Catania, all'eventualità di impianto di nuove coltivazioni di piante nane di ciliegie che permettano una raccolta più agevole del prodotto.
Sempre nell'ottica di una produzione cospicua e di qualità stiamo, contestualmente, verificando nuove strategie per combattere la "mosca cinese", e l'introduzione di un packaging che permetta la distribuzione del prodotto, salvaguardando la qualità.
Da quest'anno, inoltre, dalla sua fondazione, facciamo parte della DOS Sicilia, ovvero l'associazione dei Consorzi a Denominazione di Origine Siciliana e delle produzioni a marchio QS (Qualità Sicura), iniziativa nata per tutelare e valorizzare i tanti prodotti siciliani IGP, DOC e DOP che raggruppa 17 enti nell'Isola, al momento.
A guidare l'Associazione in qualità di presidente è Massimo Todaro, professore associato di Nutrizione e Alimentazione Animale presso il Dipartimento SAAF dell’Università di Palermo».
Le proprietà di questi frutti, versatili nel loro consumo sia come prodotto fresco che come conserve, sono note e molto apprezzate: sono ricche di vitamine A e C, di calcio, ferro, potassio, e soprattutto di antociani che proteggono il cuore e di antiossidanti che rallentano l’invecchiamento di tessuti e cellule.
Un toccasana per la salute e per il palato, tutto made in Sicily.
La ciliegia è proprio la regina di questi territori tanto che, lontano dai momenti della pandemia, si svolge ogni anno la "Sagra delle ciliegie e delle rose" che, dal 1950, si tiene l'ultimo fine settimana di giugno e anche la "Reginetta delle ciliegie", sagra basata su un'antica festa popolare che avveniva in occasione della raccolta delle ciliegie coltivate nella zona di Fondo Macchia.
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