DIARI DI VIAGGIO
Diario di viaggio (a puntate) di una barbara: alla scoperta di luoghi, storie e sapori di Sicilia
Un viaggio iniziato a giugno quando l'Isola era ancora in "fascia gialla". La prima parte ci porta a Furci Siculo e Zafferana Etnea e ci racconta di "putìe", prodotti tipici e ricette...
Un tratto del lungomare di Furci Siculo. (Foto dal sito "trovaspiagge")
Io sono una barbara e una straniera, non appartengo a quest'Isola per nascita pur avendoci abitato. Le appartengo perché mi ha catturata, sono la sua schiava docile, fedele. La esploro frequentemente alla ricerca di luoghi noti e meno noti, raccogliendo impressioni e storie.
Percorro la lunga strada che mi separa da Lei, attraverso le regioni, prima di salire su “Caronte”, faccio sempre così, è per me una specie di pellegrinaggio. Quando la intravedo dal finestrino, con le sue lunghe gambe placidamente adagiate sul mare, il cuore incomincia a battere, come quando sul traghetto tra i piccoli gorgoglii delle onde, il respiro dei mostri, la vedo avvicinare.
La prima è una tappa di passaggio a Furci Siculo. Arrivo su una lunga e bella spiaggia di sassetti a qualche Km da Taormina, le mie scoperte nascono sempre per caso. Percorro un lungomare tranquillo che contorna uno splendido mare blu. È giugno e la Sicilia è ancora per poco in fascia gialla, ci sono barche di legno dipinte a riva e pochi ombrelloni. Entro quasi con soggezione in un ristorante vuoto fronte mare, mi viene incontro una signora dallo sguardo dolce e gentile. Il vantaggio di essere gli unici commensali favorisce la conoscenza.
È garbata attenta si ha la sensazione di essere ospiti e non clienti. A mio marito offre un amaro mirabile a base di arancia rossa e carciofino selvatico, e gli consiglia un Gin prodotto sull'Etna, ne varrebbe l’acquisto solo per la preziosità della bottiglia, un profumo francese non avrebbe potuto fare meglio.
Prima di partire le chiedo il significato del nome del ristorante "Amonga" mi dice che è il nome di un antico calice greco, dove la quantità era chiara senza inganni, diventando così una maniera per definire l’autenticità, e in questo ristorante è tutto vero e autentico. Le chiedo in ultimo, dove posso acquistare alcune dei prodotti che utilizza.
Mi indica una "putia" a Santa Teresa di Riva. Mi vuole accontentare così chiama il proprietario chiedendogli di aprire per me, mi definisce una sua amica. Quando si parla di cura e accoglienza, la Sicilia è imbattibile. Raggiungo il negozio, il proprietario realizza pesti, creme, fruttate, miele.
Non sembra un negozio, ci sono vasetti ovunque. Il proprietario mi spiega che lui lavora solo con materie prime acquistate da piccoli e fidati produttori locali. Mentre ascolto lo sguardo, cade su un vasetto di burro di arachidi. Mi sembra singolare questo prodotto in quest'ambiente. Chiedo e mi sento rispondere che loro lo fanno da sempre, e che è pronto a prepararmene uno espresso per me.
Continuando a parlare va dietro una porta e sento attivare un macchinario, mi racconta dell'attività iniziata dai nonni, che lui ha ripreso e sta portando avanti. Lascio le “Dolcezze di Rumia” con vari vasetti, compreso il burro di arachidi che mai avrei pensato di acquistare in Sicilia, siamo diretti a Zafferana Etnea.
Ci accoglie in un B&B Isabella, che ci porta in una stanza le cui pareti sono tinteggiate con brillantini, sembra di stare nella caverna di Alì Babà. Immagino che a forza di vedere scintillare l’Etna non abbia potuto fare a meno di riprodurre nelle sue stanze un po' di quella magia. Ed effettivamente la magia c’è la Signora è in piena attività.
Dal giardino comunale di Zafferana vedo incredibili fuochi d’artificio, lingue che saltano verso il cielo lasciando delle strisce viola. Sono incantata e mi ritengo fortunata sto assistendo a uno spettacolo unico. Durante la notte sento dei strani tuoni, a cui segue una specie di pioggia che però non ha il tipico suono dell’acqua che sbatte contro i vetri.
È l’alba e uscendo dal balcone vedo una spessa coltre nera. Sono incredula, di fronte a me una signora munita di paletta e scopa, spazza la terrazza della casa. La saluto, lei mi dice che da mesi la “Montagna non da pace” bisogna sbrigarsi a pulire o i detriti appesantiranno la grondaia, inoltre se pioverà, diventerà un tappeto compatto difficile da togliere.
Parlo anche con Isabella, capisco che quello che per me è un evento quasi un regalo, è un problema per gli abitanti dei paesi dell'Etna. Mi racconta che è un'esperta di funghi, ha preso il patentino arrivando fino a Latina ( Lazio).
La sua specialità sono i tartufi, gli Scorzoni ( il tartufo nero estivo) e in Sicilia se ne trovano parecchi nei boschi. Lei è attrezzatissima ha persino due Lagotti. Mi dice che non c'è attenzione sulla raccolta di questo prodotto spesso non sono rispettate regole e norme, causando la morte dell’intera piantagione sotto il terreno. Ma lei risoluta non è disposta a sopportare comportamenti sbagliati, controlla e vigila nei boschi.
Penso guardando questa ragazza bionda, alla forza delle donne siciliane, Isabella gestisce un’attività, ha la passione dei tartufi e si è preparata per raccoglierli, cura la famiglia, i parenti, convivendo con un Vulcano attivo che vede dalla sua finestra. Salutandola prima della passeggiata le chiedo cosa fa di tutti i tartufi che trova, mi dice che li frulla con un po' d’olio li mette in dei vasetti e li congela, saranno così pronti all'uso per epiche spaghettate con parenti, amici e conoscenti, all’ombra dell’indomita Signora.
Il viaggio continua…
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