PERSONAGGI
Dalla Yamaha una chitarra solo per lui: chi è il palermitano famoso nel mondo (a 25 anni)
Considerato un talento emergente nel panorama internazionale, Matteo Mancuso ha destato interesse e ricevuto apprezzamenti da alcuni dei migliori chitarristi mondiali
Matteo Mancuso
Non è semplice riuscire a descrivere ciò che questo giovane artista riesce a creare musicalmente, ma basta vedere qualche video, guardare con quanta scioltezza, velocità e precisione si muove sulle corde, per restare sorpresi dal suo grande talento e dall’incredibile capacità tecnica che ha raggiunto.
Abituato fin da piccolo ad avere tante chitarre in casa – il padre Vincenzo è un apprezzato produttore e musicista e per anni è stato anche chitarrista nell’Orchestra Rai – Matteo ha iniziato a suonare la chitarra elettrica per curiosità. Le prime canzoni sono state quelle degli AC/DC, attratto dalla distorsione che si divertiva a riprodurre. A 14 anni ha deciso di frequentare il liceo musicale ed ha iniziato ad appassionarsi davvero allo strumento, avvicinandosi prima alla fusion e poi al jazz.
Suonare con le dita anziché col plettro è diventata una particolarità che lo contraddistingue; lo fanno anche altri musicisti, ma senza raggiungere il suo livello tecnico.
«Ci sono vantaggi e svantaggi – spiega – gli svantaggi riguardano la ritmica vera e propria, che è più semplice da eseguire col plettro e spesso anche più intuitiva, i vantaggi sono più legati agli arpeggi, perché con le dita si possono fare cose più particolari». In pochi anni Matteo Mancuso ha perfezionato il suo stile ed è cresciuto così tanto musicalmente da essere notato da alcuni mostri sacri delle sei corde.
Basta cercare su YouTube per sentire cosa pensano di lui tanti chitarristi di fama mondiale. Joe Bonamassa lo ha definito “La cosa più incredibile che ho ascoltato”, Steve Burns ha detto “fa paura, viene da un altro pianeta, è fantastico!” e Steve Vai ha addirittura dichiarato “L’evoluzione della chitarra è in mano a persone come lui”.
Si accorge di lui anche la Yamaha, con cui dal 2017 è iniziata un’importante collaborazione. Contattato per provare ed utilizzare alcune chitarre già esistenti, nel tempo il rapporto si è consolidato ed è nata l’idea di customizzare una chitarra secondo le sue esigenze.
«È la chitarra che suono tuttora – racconta – una Revstar modificata con qualche chicca che ho chiesto di aggiungere: è una custom, creata apposta per me, quindi un pezzo unico non in vendita, ma c’è già il progetto di creare una signature, ovvero una chitarra personalizzata da me e destinata anche alla vendita».
La collaborazione con Yamaha, oltre a portare visibilità, ha permesso a Mancuso di fare le prime esperienze in fiere internazionali, partecipare a concerti che avevano il noto brand fra gli sponsor, introdurlo nel mondo professionale della musica aprendo la strada a collaborazioni con altri artisti del loro rooster, fra cui il quartetto Drift Lab, composto da artisti Yamaha e di cui in primavera uscirà un album.
Da allora il giovane musicista ha suonato in giro per il mondo ed ha ricevuto gli apprezzamenti di alcuni fra i più famosi chitarristi internazionali, come Al Di Meola, Steve Vai e Dweezil Zappa. L’anno scorso, in una settimana, Joe Bonamassa lo ha nominato in un suo live streaming su Instagram, Steve Vai ha fatto la stessa cosa dopo due giorni e qualche giorno dopo John Petrucci, Steve Vai e Joe Satriani lo elogiavano in un’altra live.
«Ero davvero euforico, quella forse è stata una delle settimane più belle della mia vita – ammette – poi però ho avuto un po’ d’ansia, perché sentire questi chitarristi che parlano così bene di te ti mette un grosso carico di responsabilità. Sinceramente sarei stato felice anche soltanto di sapere che mi conoscevano, però devo ammettere che sentire questi apprezzamenti da musicisti di questo livello mi ha emozionato e mi ha motivato tantissimo».
L’attenzione nei suoi confronti è cresciuta velocemente fra gli esperti del settore, non solo per l’abilità nel suonare senza plettro, ma specialmente per il linguaggio strumentistico particolare che Matteo è riuscito a creare. «Suonare la chitarra elettrica con le dita in qualche modo mi ha portato a dover inventare qualcosa sullo strumento – afferma – e magari, se avessi iniziato col plettro, non sarei stato spinto a fare questo passo, quindi ciò che cerco di fare tuttora è distinguermi ed essere il più originale possibile».
Nel 2019 ha suonato tanto all’estero, da Bangkok a Mosca e si è esibito al NAMM Show di Los Angeles, la più importante fiera di strumenti a cui partecipano musicisti provenienti da tutto il mondo. Poi il covid ha reso impossibili spostamenti ed eventi musicali. Nel 2021, nonostante la pandemia, il giovane artista ha potuto suonare nei festival jazz italiani con il suo nuovo gruppo, il Matteo Mancuso Trio e adesso spera di poter riprendere a pieno ritmo l’attività live.
Attivo in parecchie formazioni, oltre a quelle citate ci sono il trio Snips, con Riccardo Oliva e Salvatore Lima, che ha riscosso molti consensi proponendo musica fusion e anche un duo con il padre Vincenzo, ma, a causa della pandemia, al momento si divertono suonando insieme solo in casa.
Più che un maestro, il padre è sempre stato una guida all’ascolto e lo ha introdotto a tanti generi musicali, infatti Matteo ha sempre voluto essere indipendente e si considera un autodidatta. In famiglia sono tutti appassionati di musica, anche il fratello è chitarrista e la sorella cantautrice, ma ciascuno ha gusti differenti e quindi a casa Mancuso si ascolta di tutto. «Vivere in un ambiente pieno di musica mi ha aiutato – conferma – ovviamente non mi piace tutta la musica, però non mi precludo niente: ascolto chitarristi, ma anche pianisti e producer, penso che avere tanti ascolti così diversi sia un vantaggio e probabilmente contribuisce a rendere particolare la mia musica».
Attualmente Mancuso è impegnato nella registrazione del suo primo album, che conterrà otto brani inediti, composti da lui e realizzati con varie formazioni: quattro registrati dal Matteo Mancuso Trio, con Giuseppe Bruno alla batteria e Stefano India al basso e altri quattro con musicisti di formazioni differenti.
Sarà un album variegato perché i brani sono stati composti in tempi diversi, più rockettari quelli meno recenti e più jazz quelli composti adesso. Alternando la chitarra elettrica e la classica, Matteo Mancuso oggi spazia fra tanti generi musicali, ha condiviso il palco con tantissimi musicisti e continua ad essere apprezzato dai grandi della sei corde.
Molto attivo sui social e seguito da un pubblico internazionale, il suo canale YouTube ha oltre undici milioni di visualizzazioni.
Ovunque viene definito virtuoso ma non è una parola che ama «perché è come se dovessi fare sempre qualcosa di difficile – spiega – lo studio tecnico della chitarra mi appassiona e mi piace avere il comando dello strumento, però per me non è l’elemento principale. Sono contento soprattutto se riesco ad emozionare chi mi ascolta e credo sia l’obiettivo di ogni musicista».
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