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Dai mille colori e lontana dal caos: dov'è quel borgo in Sicilia custode delle ceramiche

L'incantevole borgo medievale è noto non solo per le ceramiche, ma anche per i diversi laboratori artigianali: vi sveliamo dov'è questo storico luogo in Sicilia

Jana Cardinale
Giornalista
  • 3 marzo 2025

Ceramiche di Erice

Anche Erice è…"mille culure". La sua magia, che avvolge a 360 gradi chi vi si avventura, è fatta di panorami incantevoli, di dolci che appagano tutti i sensi, del mistero di una nebbia che spesso avvolge la cittadina medievale, rimasta immutata nel tempo, e di tappeti e ceramiche.

Questa tradizione è ormai da tempo affermata e viene tramandata in Sicilia con laboratori artigianali per la produzione anche di souvenir per le nostre case.

Subito dopo la guerra, alcuni imprenditori locali, per risollevare le sorti del borgo, avviarono, secondo tecniche tramandate e sperimentate da anni, questi laboratori, per la creazione di oggetti decorati esclusivamente a mano, con colori tenui e uno stile del tutto nuovo e originale.

La ceramica ericina si esprime, così, nelle forme più disparate e con colori tenui in perfetta armonia tra di loro.

Si tratta di una ceramica elegantissima, realizzata completamente a mano con tecniche che risalgono al XV secolo, capace di dare vita a oggetti di uso quotidiano, ma anche a manufatti più ricercati che sono delle vere opere d’arte.
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Tra le varie ceramiche spiccano le teste di Moro e le pigne, simbolo di salute e fortuna. È davvero impossibile girare tra i vicoletti di Erice e non rimanere affascinati da queste creazioni esposte e prodotte da abili artigiani che riescono a mantenere il loro laboratorio in azione.

La tradizione della ceramica, nelle forme e nei colori oggi presenti, è datata fine anni ’50 e non si tratta di un’invenzione per turisti, perché Erice fu, nei secoli scorsi, uno dei poli più rinomati della ceramica siciliana assieme a Sciacca, Burgio, Santo Stefano di Camastra e Caltagirone.

Della tradizione ceramista ericina si trova traccia nei documenti notarili del XV secolo, ma la produzione, per ragioni storicamente ignote, fu interrotta dagli artigiani proprio tra la fine del XV e la metà del XVI secolo.

Testimonianze della fiorente attività, della ricchezza delle decorazioni e delicatezza delle lavorazioni, sono conservate sia nelle sale del museo della Ceramica di Caltagirone che nelle sale del museo Regionale Pepoli di Trapani. Quest’ultimo conserva anche pavimenti realizzati da maestri ceramisti ericini raffiguranti la tonnara.

Dopo alcuni secoli di oblio le tecniche per la lavorazione della ceramica tornano a Erice per iniziativa di alcuni artigiani che hanno attivato una vera e propria iniziativa di recupero degli stili e delle modalità originarie.

Un’operazione di recupero profondamente attenta in primo luogo all’uso dei colori: i blu e i gialli, dall’ocra ai più luminosi.

Sempre comunque colori pastello, tenui e mai sgargianti, che contraddistinguono la "ceramica ericina". Per le forme c’è una notevole varietà: si va dalle brocche per acqua e vino ai vasi e i centrotavola.

Si può trovare un’idea regalo da pochi euro oppure un pezzo finemente decorato da centinaia di euro, adatti a ogni tipo di arredamento. Su tutti dominano i piatti, da esposizione, che possono essere attaccati a parete o usati come soprammobili.

Muovendosi per le vie di Erice, tra le case addossate le une alle altre, dentro ai famosi cortiletti, si intravedono le mattonelle di ceramica a uso decorativo oggi ancora molto richieste anche per l’arredo di interni.

Il borgo medievale è noto, però, non solo per le ceramiche, ma anche per i diversi laboratori artigianali che mantengono in vita l’antica arte della tessitura dei tappeti con figure geometriche ottenute con strisce di stoffa colorata.

Il tappeto ericino della tradizione viene prodotto con pochi strumenti: telai di legno sorretti da quattro robuste assi cilindriche, qualche matassa di cotone e ritagli di stoffe di vari colori, il più delle volte provenienti da scampoli e scarti.

Non solo dolci, quindi, in questo paesino dove sembra che il tempo si sia fermato e dove già alle sei del mattino le strade iniziano a profumare di spezie, di forno, di bontà appena preparate, ossia quella famosa pasticceria conventuale i cui prodotti arrivano persino in America e di cui non c’è guida turistica in Sicilia che non ne conosca la dolcezza.

Visitare Erice vuol dire ammirare panorami, antiche chiese e la sua tradizione dolciaria che ha il suo simbolo nella genovese, cavallo di battaglia di Maria Grammatico, icona e simbolo dei sapori della Vetta. Erice, oggi come un tempo, è ancora castelli fiabeschi, vie silenziose, ritmo dei telai e colori vivaci di ceramiche.

Una dimensione diversa e lontana dal rumore delle città, dove passeggiando si torna, piano, indietro nel tempo. Percorsi che affascinano sia in estate che in inverno e che accolgono chi lascia il caos urbano, per concedersi almeno qualche ora di scoperte in relax.
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