STORIE
Da tutta la Sicilia per ascoltarli: un (giovane) prete e un gruppo di laici in missione sulle Madonie
A livello nazionale non ci sono esperienze analoghe, non ci sono parrocchie dove il laico è protagonista insieme al parroco. Un luogo in cui riscoprire la relazione matrimoniale e la famiglia
Siamo a Piano Zucchi dove il 4 luglio è stata inaugurata la Stazione Missionaria "Paolo, Aquila e Priscilla", affidata alla cura pastorale del presbitero Paolo Cassaniti e dell’équipe del Servizio Pastorale della famiglia. Una piccola chiesa immersa nel cuore del Parco delle Madonie, un luogo di ascolto, incontro e preghiera, dove ogni famiglia trova una equipe che li accoglie e dove possono intraprendere un percorso di crescita personale e di coppia.
Si parla di questa missione della famiglia nel vangelo, Aquila e Priscilla sono una coppia di discepoli di San Paolo con una caratteristica tuttavia molto particolare: nella loro casa si raduna infatti la comunità cristiana del luogo. «Quello che apprendiamo da questa pagina del vangelo - racconta Padre Cassaniti - è una collaborazione coresponsabile della comunità, a pieno titolo collaborano con Paolo, non c'è una subordinazione del matrimonio al sacerdozio, insieme svolgono un'azione fondamentale».
Già, Don Paolo ha da qualche mese un suo canale e ha carisma da mettere a disposizione degli altri.
« Al Laboratorio pastorale a Piano Zucchi, accogliamo gruppi famiglie e anche gruppi spontanei - spiega -, dimostrando come possono lavorare insieme evangelizzando per far capire qual è la loro azione nella chiesa cattolica, ovvero aiutare la chiesa come faceva Paolo quando lavorava con Aquila e Priscilla; non c'è uno che decide ma si lavora insieme».
Così ha lavorato alla costruzione di questa stazione missionaria immersa nel verde e con un parco giochi dedicato ai bambini e una equipe che si occupa di loro affinché i genitori possano concentrarsi sulla coppia e sul loro percorso insieme. «Quello che conta è che in questo luogo dedicato alle famiglie - aggiunge il prete - queste possano riscoprirsi come tali.
Qui si trova riposo, si riscopre la relazione matrimoniale. Il matrimonio non è un bene per se stessi per fare la propria famiglia e vivere insieme felici, chiunque può fare questo un passo, il matrimonio cristiano prevede la costruzione di una famiglia più grande: la famiglia di Dio, una coppia che si chiude a casa non vive il matrimonio cristiano, che invece è quello che si vive quando si ci apre agli altri, quando si apre la propria casa agli altri».
«Stiamo sempre più producendo nel mondo una cultura individualistica - aggiunge - e autoreferenziale tutti si occupano solo di se stessi, anche se siamo iper connessi siamo soli, per questo penso che oggi è fondamentale e innovativo investire nella famiglia, da un punto di vista sociale e culturale è un grosso investimento.
La famiglia è un luogo dove la logica dell'individualismo è estranea, dove si costruisce una relazione, dove non si può fare a meno l'uno dell'altra. Come si può sconfiggere l'individualismo se non partendo dalle famiglie dove all'interno c'è la grammatica per uscire fuori dalla solitudine?».
Il luogo della stazione missionaria è una chiesa con una tenda dove si svolgono i convegni per le famiglie accanto a un bosco di lecci. «L'abbiamo chiamata "stazione" - continua - perché ci da l'idea di un luogo dove si sosta ci si ricarica per poi ripartire più forti e grintosi, il nostro obiettivo è rifornirle di motivazioni le famiglie perché vengano traslate nelle loro comunità, nelle loro case e nella promozione di questa cultura fraterna. È importantissimo valorizzare la casa come risorsa missionaria, come luogo pastorale. Una famiglia annunciatrice della parola di Dio in tutti i gesti che fa trasmette l'amore di Dio, trasmette una grazia. È questa la potenza del matrimonio cristiano».
Dal 4 luglio, data dell'inaugurazione della Stazione Missionaria, sono passate un numero impressionante di famiglie da tutta la Sicilia, «Un po' grazie al passaparola, un po' per caso - conclude padre Paolo - abbiamo avuto un riscontro molto positivo il brevissimo tempo che non ci aspettavamo, evidentemente c'era bisogno di questa tipologia di attenzione verso la famiglia.
A livello nazionale non ci sono esperienze analoghe, non ci sono parrocchie dove il laico è protagonista insieme al parroco. È una nuova configurazione che speriamo prenda sempre più campo. La famiglia impara ad essere famiglia nel segno del ministerialità, ci si chiede cosa fanno nella chiesa e qual è il ruolo delle famiglie nella comunità».
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