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Da Palermo all'Ohio, insegna "come fare i genitori": la (strana) vita di Silvia negli Usa

Nonostante Silvia godesse di una certa serenità professionale diventare mamma le stravolge la vita e la spinge a cercare risposte su un nuovo stile di genitorialità

Sara Abello
Giornalista
  • 31 gennaio 2025

Silvia D'Amico

Una vita tranquilla, forse poco comune, ma di sicuro pienissima era già quella di Silvia con il suo lavoro di traduttrice e il trasferimento negli U.S.A. Eppure la maternità, come sovente accade, la coglie impreparata senza fortunatamente toglierle la capacità di reinventarsi.

E di inversioni di rotta ne ha fatte Silvia, al punto che oggi è proprio lei ad insegnare il duro mestiere del genitore anche attraverso un podcast. Chi l’avrebbe detto dieci anni fa, quando è nata la sua primogenita Zoe?! Silvia D’Amico è nata a Palermo nel marzo dell’83 e da qui, subito dopo la laurea in lingue, si è trasferita ad Atene per perfezionare il greco.

Poi il Regno Unito per un Master in Interpretariato di conferenza, e infine il Lussemburgo per un internship presso il Parlamento Europeo. Insomma una carriera già delineata, e sudata, nel mondo delle traduzioni. Durante il master, a Leeds, conosce un ragazzo americano che nel 2010 diventa suo marito e con lui approda nella sua città di origine, Cleveland.
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Da Palermo all’Ohio il passo non è breve ma è lì che vive tuttora. La svolta arriva, come spesso accade, con la materinità che di sicuro comporta un cambio netto nella vita di ogni donna.

È il 2015 quando nasce Zoe, e nel giro di quattro anni sono venuti al mondo anche Luca ed Emma. Nonostante Silvia godesse di una certa serenità professionale, grazie ad un business di traduzione e interpretariato avviato nel frattempo come freelance, diventare mamma le stravolge la vita e la spinge, da persona curiosa e vitale qual è, a cercare aiuto online senza lasciarsi abbattere dai nuovi ritmi quotidiani che le impongono di rimodulare ogni aspetto della sua esistenza.

Lì si imbatte per caso nel "respectful parenting", la filosofia educativa che ha cambiato il corso delle cose sotto tutti i punti di vista e che pian piano è divenuta anche il suo nuovo lavoro. Innanzitutto ho avuto bisogno di capire meglio di cosa si tratti, e me lo sono fatto spiegare proprio da Silvia: «Il respectful parenting, o genitorialità rispettosa, nasce dal lavoro pionieristico di Magda Gerber, ed è una filosofia educativa che riconosce i bambini come competenti e meritevoli di rispetto fin dalla nascita.

L’idea di base è che costruire relazioni profonde fondate su rispetto, fiducia e connessione possa trasformare il modo in cui viviamo la genitorialità.

Coniugando i principi del respectful parenting con le recenti scoperte delle neuroscienze, il genitore si pone come guida consapevole e svolge un ruolo cruciale della regolazione emotiva e del sistema nervoso per un ambiente familiare sereno e collaborativo».

Diventare genitori non è facile per nessuno, ma a Silvia ha dato l’impulso di documentarsi e, una volta acquisite nuove consapevolezze, di divulgare quelle informazioni per lei rivoluzionarie che stava consumando in inglese sulle alternative ai metodi educativi tradizionali.

Non ce ne vogliano le mamme siciliane "all’antica", ma una palermitana trapaintata negli Stati Uniti ha imparato il duro mestiere del genitore attraverso gli studi di una ungherese, anche lei trasferitasi in America, e oggi lo insegna attraverso il web in tutto il mondo.

Già così sembra un rompicapo, eppure... Il "figlio" delle ricerche di Silvia si chiama “Mamma Superhero” ed è un podcast nato nel 2019. Si tratta del primo contenitore di informazioni interamente dedicato ai genitori trasmesso in Italia ed è ancora oggi, a quasi sei anni dalla sua nascita, tra i più ascoltati della categoria.

Da allora, ogni giovedì esce un episodio che tratta argomenti rilevanti per le famiglie, le mamme e il tipo di approccio educativo promosso da Silvia.

Nel 2021, quel progetto nato come hobby è divenuto un lavoro vero e proprio, e oggi sono a disposizione corsi online per genitori, membership in abbonamento per mamme in cerca di una community di supporto, percorsi di coaching individuale ed è appena uscito il primo libro di Silvia dedicato proprio al tema.

Nel suo testo si è anche soffermata sull’idea errata che spesso si diffonde e secondo la quale questa filosofia educativa promuoverebbe un’educazione troppo permissiva, finendo col danneggiare genitori e figli.

Il podcast, il libro e i corsi di Silvia sono tutti in italiano proprio grazie alla sua ex carriera di traduttrice e alla voglia di divulgare tematiche e approcci difficilmente accessibili a un pubblico che non parla inglese.

Quella che è nata come un’esigenza personale di imparare e si è poi evoluta in una professione attraverso la divulgazione online, nell’ultimo anno sta assumendo una nuova forma.

Silvia ha infatti iniziato a mettere le competenze acquisite al servizio della comunità locale, quindi percorsi in scuole, biblioteche e associazioni no profit, ed è intenzionata anche ad organizzare workshop e trainings per genitori in presenza, nonché percorsi di coaching individuali.

Per quanto insolito con la sua condizione di straniera negli States, pur vivendo lì da tempo, oggi Silvia sta riuscendo a divenire un punto di riferimento nel settore e, proprio rispondendo anche alla sua esigenza di maggiore concretezza, dopo anni di lavoro attraverso il web, grazie al contatto con genitori di altri bambini, insegnanti e staff scolastico sta sempre più proseguendo nella sua missione di sensibilizzare su alcuni temi chiave, in particolar modo i danni dell’educazione tradizionale e l’insieme di rischi e pericoli di un’infanzia passata davanti agli schermi.

Il suo lavoro in italiano mostra quanto il suo legame con le origini siciliane non sia cessato: «La Sicilia è sempre nel mio cuore - racconta Silvia - Tutta la mia famiglia è a Palermo.

E poi da ex traduttrice è importante per me passare la lingua ai miei figli, nonostante non sia un’impresa facile. Anche per questo cerco di tornare in Italia il più possibile. Prima del 2020 facevamo uno o due viaggi all’anno, adesso un po’ meno, ma cerchiamo di tornare con più frequenza possibile».

Dopo la fatica affrontata per abituarsi allo stile di vita americano, e con questa nuova professione che è riuscita a ritagliarsi, oggi Silvia non riuscirebbe a vedersi in un luogo diverso dagli U.S.A. ma la Sicilia rimane la sua destinazione preferita.
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