ITINERARI E LUOGHI
Cose da fare a Palermo con la pioggia: qualche idea per sfidare il maltempo
Le balate bagnate, la città riflessa nelle pozzanghere: tutto molto romantico. Ma se la pioggia si fa insistente e davanti alle serie tv non ci volete restare c'è un’alternativa
Il Politeama a Palermo
Le balate bagnate, la città riflessa nelle pozzanghere. Tutto molto romantico. Ma se la pioggia si fa troppo insistente per stare in strada e a casa, davanti alle serie tv, non ci volete restare serve un’alternativa. Oltre a una fetta di torta accompagnata da un tè, una tisana o una cioccolata calda in una delle tante bakery in centro, potete approfittarne per qualche appuntamento culturale.
Se non l’avete ancora vista c’è la mostra di Zerocalcare, noto fumettista romano, allo Zac, ai Cantieri Culturali della Zisa. Resterà aperta fino al 6 gennaio 2020 ed è imperdibile almeno per tre motivi, e non solo per i fan. Il primo è che parla di convivenza e integrazione. Il secondo è che per la prima volta stanno insieme le due anime della produzione dell’artista, quella dei libri e del blog con tutta la parte politica legata ai lavori fatti nei centri sociali e negli spazi occupati.
Il titolo, “Scavare fossati, nutrire coccodrilli”, da un parte è metafora di una condizione interiore dell’artista, dall’altra è una riflessione sul momento storico che stiamo vivendo con l’avanzare dei timori originari dell’uomo legati all’invasione e alla paura dell’altro, e con l’innalzare barriere per la salvaguardia del proprio territorio.
I lavori di Zerocalcare sono divisi in tre nuclei tematici. La sezione “Tribù” con circa quaranta tavole incentrate sulla cultura punk, le locandine pensate per i concerti, loghi e magliette. La sezione “Lotte e Resistenze”, dedicata ai temi sociali e politici, con una selezione di fumetti, poster, fanzine autoprodotte e illustrazioni realizzate a sostegno di diverse iniziative. Ci sono storie di cronaca nazionale e internazionale, momenti di opposizione sociale, conquiste politiche , tavole contro gli abusi di potere con ampio spazio dedicato al G8 di Genova.
La mostra era già stata ospitata dal MAXXI di Roma ma a Palermo si arricchisce di un’installazione site-specific. A un certo punto dovete togliervi le scarpe per entrare in un enorme fumetto.
«Dietro questa tenda ci sta un disegnone che si chiama “Sulla stessa barca” che riassume un po’ il senso di tutta la mostra e dei materiali diversi che ci stanno», si legge sulla tenda bianca che vi porta dentro a una mega tavola in cui ora, insieme a tutti i personaggi che da sempre abitano l’immaginario dell’artista, ci siete anche voi. Qui trovate la sezione “Pop”, con le tavole ispirate alle vicende biografiche, in cui si è rivista un’intera generazione nata negli anni Ottanta, e in loop la sigla dei Cavalieri dello Zodiaco che non vi si toglierà dalla testa per giorni.
Avete tempo invece solo fino all’8 dicembre per vedere un po’ di cose di BAM - Biennale Arcipelago Mediterraneo, un festival internazionale di teatro, musica e arti visive dedicato ai popoli e alle culture dei Paesi che si affacciano sul mare, alla sua seconda edizione.
BAM 2019 ruota attorno al tema di ÜberMauer (OltreMuro) per riflettere sui confini fisici e concettuali e su come sia possibile oltrepassarli in un anno in cui ricorrono tre anniversari di grande significato politico e simbolico: i trentennali della caduta del Muro di Berlino e della rivolta di Piazza Tienanmen e il cinquantenario dei moti di Stonewall. A partire da questi spunti storici, una serie di artisti di fama internazionale hanno disseminato le loro opere per Palermo. Le parole chiave sono apertura, accoglienza e unione.
Siccome il presupposto è che piove, vi segnalo solo un paio di cose al chiuso. La prima è al Teatro Garibaldi e ancora una volta dovrete togliervi le scarpe. New Unions di Jonas Staal è una campagna artistica che affronta la crisi politica, economica, umanitaria e ambientale dell’Europa riunendo movimenti e organizzazioni democratiche per proporre scenari per nuove unioni possibili.
L’artista olandese ha trasformato il Teatro Garibaldi in un grande spazio assembleare. Al centro della platea c’è un ampio tappeto con mappe di partiti e piattaforme progressiste di tutto il continente. Opere video raccontano di parlamenti alternativi costruiti in stadi e su piattaforme petrolifere, bandiere nazionali vengono decostruite, diventando così simboli paneuropei, e grandi stelle emergono dal pavimento. Mentre siete lì, fate anche un salto al Convento della Magione, riaperto dopo un sacco di tempo, ma solo per questa occasione, con 5 installazioni artistiche.
Un’altra è al Teatro Bellini, altro posto storico rimasto chiuso per tanto tempo e aperto solo da qualche mese grazie alla cooperativa turistica Terradamare in collaborazione con la proprietà del teatro. Qui ci trovate "Due o tre cose che so dei mostri", un’opera inedita di Alfredo Jaar, architetto e regista cileno che ha vissuto il periodo della dittatura di Pinochet.
L’artista ribalta i punti di osservazione di spettatori e interpreti, portando i visitatori sul palcoscenico. Vi troverete immersi in un’intensa luce rossa e circondati da sedie ovunque, anche sospese in modo volutamente caotico sulla vostra testa, mentre una grande scritta al neon di colore rosso riporta una citazione di Gramsci, "Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri".
Avete ancora meno tempo per andare al cinema a vedere Parasite. È il film sudcoreano diretto da Bong Joon-ho, ha vinto la Palma d'oro al Festival di Cannes e c’è chi dice che potrebbe essere candidato all’Oscar come miglior film. Ancora non è stato visto da molti. Ed è un peccato, perché è davvero bello. Sul New York Times hanno scritto che Parasite è il film dell’anno e che Bong potrebbe essere il regista del secolo.
Senza spoiler, c’è una famiglia che vive in un orribile scantinato di un quartiere povero, i genitori restano senza lavoro, il figlio trova un posto come insegnante di ripetizioni presso un’abbiente famiglia, che vive in una favolosa villa di design, e riesce a far assumere anche padre, madre e sorella con l’inganno.
A un certo punto partono una serie di imprevisti che fanno molto ridere ma amaramente, perché quella che inizialmente sembra una commedia degli equivoci si trasforma in un thriller. Insomma non è facile etichettarlo con un genere ma di sicuro è un film drammatico, cinico e crudele che parla di lotta di classe e ingiustizia sociale, da vedere.
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