TRADIZIONI
Cosa si mangia a Palermo per il Festino: sei cibi di strada che (proprio) non puoi perdere
Da "chiddu ca un squagghia" (vi diamo la ricetta) alle immortali babbaluci. Le abitudini alimentari legate a questi giorni di festa che tocca il culmine il 14 luglio
Gelato di campagna
In particolare, nella notte tra il 14 e il 15 luglio infatti si arriva al culmine dei festeggiamenti in onore di Santa Rosalia, la "Santuzza" della città.
Un momento di gioia e partecipazione condiviso da tutti, adulti e bambini. E a sottolineare questo momento di gioia collettiva sono le immancabili abitudini alimentari, legate a questi giorni di festa. In questa notte non puoi perderti i tipici alimenti e le pietanze di questa ricorrenza. Ecco una carrellata breve (ma intensa).
Non c’è festino senza i babbaluci "a sucare", cioè le lumache. Macchiano irrimediabilmente la canottiera del tipico palermitano e vengono preparate ad arte in piazza Kalsa, nel cuore di Palermo.
Altra pietanza tradizionale è u purpu vugghiutu (polpo bollito). In Sicilia è un cibo di strada preparato al momento e servito dagli ambulanti, dopo essere stato tagliato a tocchetti, al massimo con una spruzzata di limone (ma c'è chi lo ama in purezza).
Non può affatto mancare lo sfincione, soffice e gustoso (scarsu r'ogghiu e chinu i pruvulazzu): un pezzo tira l’altro.
Un intercalare che proprio non può mancare e che è come passatempo, si sgranocchia 'u scacciu, cioè un misto di semi di zucca salati, arachidi col guscio e ceci tostati.
Viene venduto in grandi e colorate bancarelle, è un cibo della tradizione.
Ti manca alla fine del "pasto" addentare una bella pollanca, la pannocchia bollita. Anche questo cibo viene preparato nelle "putìe" o dagli ambulanti, in grossi pentoloni (a casa non vengono mai così): è l'ideale cibo da passeggio.
Il tutto va rigorosamente accompagnato da una birra "atturrunata", cioè gelata. Per concludere in dolcezza, ci sono il muluni agghiacciato, cioè l’anguria freddissima, tagliata e servita a fette dai chioschi e, perché no, un bel gelato ai gusti di scorzonera e cannella o una granita nei gusti della tradizione.
E poteva mancare il dolce? Certamente no. Ed è davvero speciale. coloratissimo gelato di campagna, tipico dolce del Festino palermitano.
Proprio durante il Festino, nei giorni a cavallo del 15 luglio, lo si può trovare regolarmente in tutte le bancarelle di dolciumi disseminate lungo il Foro Italico.
Il gelato di campagna è consumato in quasi tutta la Sicilia. A Palermo, lo si trova soprattutto nelle bancarelle che stazionano in punti "caldi", nel periodo dei festeggiamenti per il Festino di Santa Rosalia.
In pratica, questa rappresenta l’antica soluzione all’unico problema del gelato vero, l'inseorabile scioglimento causato dal torrido caldo estivo.
Una prelibatezza che "gira" sempre in ottima compagnia. Accanto allo scaccio ci sono la cubbaita, il torroncino, lo zucchero filato ed altre prelibatezze che già solo a ricordarle il livello di zucchero nel sangue arriva alle stelle.
Ecco la ricetta del gelato di campagna.
Ingredienti
1 kg zucchero semolato
Colore liquido alimentare bianco, rosa e verde
150 g mandorle tritate 150 g mandorle sgusciate
100 g pistacchi
100 g acqua
200 g canditi vari
1 cucchiaino di cannella
Procedimento
Versare in un tegame lo zucchero e l’acqua, porre sul fornello a fiamma moderata mescolando. Appena lo zucchero si scioglie e diventa trasparente, aggiungere alla miscela le mandorle ridotte a granella e quelle intere e i pistacchi, mescolando in continuazione fino ad avere un composto ben denso.
Quindi togliere il composto dal fuoco, amalgamarvi la frutta candita tagliata a dadini e un cucchiaino di cannella e dividerlo in tre porzioni che andranno colorate di bianco, rosso e verde continuando a mescolare energicamente.
Distribuire le tre masse su una teglia, una sull’altra: prima il colore verde, poi il bianco e poi il rosa e porre in frigorifero per tutta la notte. Trascorso questo tempo, togliere il gelato di campagna dallo stampo e tagliarlo a fette come se fosse un tronchetto gelato.
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