TRADIZIONI
Cosa c'entrano le monache di clausura e Il Gattopardo? "I Ricci", di cui il Principe era ghiotto
Si possono gustare ancora oggi e secondo l' antica ricetta. Ecco dove è stata conservata questa tradizione culinaria che ha meritato anche una citazione nel capolavoro di Tomasi di Lampedusa
I famosi dolci detti "ricci del Gattopardo"
Nella fattispecie il celeberrimo Il Gattopardo ha consegnato ai lettori più di una ricetta. Oltre all’ottimo timballo, tra le ultime portate, si trovano citati nel capolavoro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa anche i "ricci del Gattopardo".
Questi ricci sono, infatti, dei dolci che, nella versione originale, sono ancora oggi prodotti nel convento di Palma di Montechiaro, nell’Agrigentino.
Sono le mani delle monache Benedettine del monastero di clausura del SS. Rosario a realizzarle e a farle gustare nei loro tradizionali ingredienti.
Per quanto da tempo tutte le pasticcerie dei dintorni, soprattutto nel periodo pasquale, le producano i biscotti di mandorla che vengono fuori dal Monastero, delicati e profumati, con una crosta croccante e un cuore morbido, sono veramente eccezionali.
«Il monastero di Santo Spirito era soggetto - si legge nel romanzo - ad una rigida regola di clausura e l'ingresso ne era severamente vietato agli uomini. Appunto per questo il Principe era particolarmente lieto di visitarlo, perché per lui, discendente diretto della fondatrice, la esclusione non vigeva, e di questo suo privilegio, che divideva soltanto con il Re di Napoli, era geloso e infantilmente fiero. (…) Gli piacevano i mandorlati che le monache confezionavano su ricette centenarie».
Per rispettare la formula della clausura, ancora oggi, accanto alla “rota degli esposti” in legno (un tempo usata per accogliere i bambini abbandonati), si trova una finestra dalle robuste sbarre.
Da qui si affacciano le suore e si possono richiedere queste dolci bontà che, attraverso la ruota che abbiamo citato prima, escono fuori dal convento, esattamente come si faceva secoli fa.
A questi dolci, che poi nell’uso della mandorla, incontrano tante tipiche ricette tradizionali dell’Isola, è stata dedicata una tesi per un esame sosetnuto presso la Scuola Internazionale di Cucina Italiana ALMA.
I ricci del Gattopardo, detti anche mandorlati, si preparano secondo un’antica ricetta che risale a quattro secoli fa, messa a punto dalle suore del monastero del Santissimo Rosario intorno al 1650, in occasione della visita del Duca Santo, Giulio Tomasi di Lampedusa, antenato dell’autore del Gattopardo, divenuto poi Principe.
Sarà la semplicità degli ingredienti, farina di mandorle e zucchero semolato in pari quantità, scorza di limone e uova intere (da aggiungere nella quantità necessaria per realizzare un composto omogeneo e modellabile) o un tocco segreto ma le monache non hanno mai voluto rivelare la loro tecnica di preparazione.
Semmai l’antica ricetta viene tramandata, di bocca in bocca, da suora a suora.
Ma tornando alla preparazione, come dicevamo semplice, se anche voi volete sperimentarvi nei ricci del Gattopardo dovrete avere a disposizione le mandorle, che verranno tritate a grana grossa, e mescolate con zucchero, scorze di limone e uova intere in quantità sufficiente.
A dare la forma tipica a questi biscotti è uno strumento in legno a forma di siringa, tradizionale, che dovrete procurarvi; oppure, usando mezzi più moderni, è possibile realizzare questi bastoncini (della lunghezza di 10 cm circa) con la sac à poche con bocchetta rigata.
Andranno in forno per un tempo che non sappiamo indicarvi con precisione proprio perché non tutti i passaggi della ricetta sono noti ma, sperimentando, di certo troverete la soluzione per presentare degli ottimi ricci del Gattopardo fatti con le vostre mani.
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