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Contiene l'identikit di centinaia di farfalle: il più antico manoscritto al mondo è siciliano

Quest’opera comprende tre grossi tomi che presentano al loro interno le descrizioni e gli accurati disegni delle specie che vivevano un tempo nell'Isola

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 2 aprile 2024

Le farfalle sono tra gli insetti più numerosi ed amati dalla nostra specie e a dimostrare questo grande interesse che da sempre è presente nei loro confronti c’è l’elevato numero di collezioni che, in tutto il mondo, hanno permesso di studiarne le forme, i colori e la biodiversità.

Per molto tempo l’immagine stessa del “naturalista” è stata quella di un uomo di cultura che girava fra i campi e le foreste del mondo, con un enorme retino per farfalle in mano, alla ricerca di nuove specie.

Riuscire a identificare l’anno esatto in cui nacque la prima collezione di farfalle è ovviamente impossibile, poiché già ai tempi degli antichi greci e dei romani alcuni filosofi illuminati avevano tentato di descrivere la natura, descrivendo nelle loro opere – oggi per la maggioranza perdute – gli insetti e gli altri animali con cui erano venuti incontro.

Una nuova scoperta effettuata recentemente da Marcello Romano, importante naturalista siciliano, ha tuttavia portato alla luce il più antico manoscritto sui lepidotteri mai prodotto nel nostro paese, risalente al 1715 e frutto del lavoro di Saverio Scilla, pittore e naturalista messinese che lavorò in una Sicilia molto differente dall’attuale.
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Quest’opera comprende tre grossi tomi che presentano al loro interno le descrizioni e gli accurati disegni delle specie che vivevano un tempo in Sicilia (e non solo) ed era considerata perduta da tempo.

Per riuscire a ritrovarla, Marcello Romano ha dovuto svolgere un lavoro di ricerca molto intenso, che lo ha portato ad esplorare le bacheche della Biblioteca Casanatense di Roma.

All’interno dell’opera, realizzata fra il 1701 ed il 1714, Scilla ha fornito l’identikit di centinaia di specie, in quella che può essere considerata una delle più antiche collezioni entomologiche pre-linneane del mondo, oltre che la meglio conservata e la più ricca, presentando il maggior numero di disegni e di descrizioni.

All’epoca del suo lavoro, Scilla non aveva ancora in chiaro il concetto di specie, di nomenclatura binomiale (che non era stata ancora inventata da Linneo) e le differenze fra specie e varietà.

Per quanto presenti alcune lacune scientifiche, tuttavia, quest’opera è considerata dall’elevato valore storico-culturale, oltre che scientifico, permettendo agli scienziati di analizzare le nette differenze fra gli ecosistemi dell’epoca e quelli di epoca moderna.

I disegni effettuati da Scilla sono ricchi di dettagli e permettono agli scienziati di dare il nome moderno alle specie. I tomi presentano oltre 400 disegni di farfalle, bruchi e crisalidi, realizzati con una precisione e un’abilità assente nelle altre opere dell’epoca.

Il rinvenimento di questa collezione è stato anche l’argomento di una conferenza che si è svolta lo scorso 22 marzo al museo geologico "Gaetano Giorgio Gemmellaro" di Palermo, che ha presentato alla comunità scientifica siciliana il valore scientifico dell’opera.

La conferenza aveva il titolo "Il manoscritto dimenticato: cronaca della scoperta della più antica collezione di farfalle d’Italia e del mondo" ed è stata patrocinata dalla Società siciliana di Scienze naturali.
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