AMBIENTE
Come una fenice che rinasce dalle ceneri: ora Monte Pellegrino ha i suoi nuovi alberi
Nel 2016 l'incendio che devastò quasi 500 ettari di area boscata. Adesso centinaia di piante autoctone e nuovi alberelli, forniti dal Comune, sono stati piantati dai volontari
Monte Pellegrino dopo l'incendio 2016 (foto Giovanni Villino)
L'acchianata è una dimensione unica, che resta nel cuore, nell'anima. E nei muscoli. Un termine che racchiude significati anche profondi. E perché no, una parola pure onomatopeica.
Nel pronunciare lentamente "acchianata” si avverte lo scricchiolio dei sassi sotto le scarpe e la fatica di muscoli e ossa. Il respiro affannato e il sudore sul volto. Perché Monte Pellegrino è un monte difficile. Non a caso tra i suoi primi nomi c'è Monte Ercta. Un promontorio ostile. Ma proprio perché difficile è anche un percorso simbolico. Un itinerario spirituale che dalla terra porta a pochi passi dal cielo e dalla sua luce. Un cammino mistico.
Ma attenzione: contrariamente a favole e racconti, qui non si arriva a toccare il cielo. Ma si arriva a vedere il suo riflesso. E lo si vede all'interno del Santuario, nella grotta dove la Santuzza fu trovata. Il riflesso di cielo è nelle centinaia di ex voto appesi sulle pareti di questo luogo sacro. È negli occhi di coloro che in ginocchio percorrono la scalinata. Nelle loro mani giunte davanti alla teca che custodisce la statua della Santa.
Ma da quelle ceneri oggi si ricomincia. E lo si fa con la piantumazione di alberi. L'albero, elemento che meglio simboleggia la vita.
Centinaia di piante autoctone, fornite dall'amministrazione comunale, sono state messe a dimora.
Un'iniziativa del Comune realizzata in collaborazione con Legambiente Palermo, Natura da Salvare, Green Peace, Friday for Future, i Rangers d’Italia Sezione Sicilia, gli operai volontari del comune di Palermo e diversi cittadini.
All'indomani di questa piantumazione sui piccoli alberelli c'erano le gocce di rugiada sulle foglie e sui rami. Quell'elemento “acqua” che sembra completare un percorso. E che permetterà al verde di potere anche lui acchianare, quanto più possibile e secondo la propria natura, al cielo.
E, quindi, è così che dal fuoco che devasta si passa alla terra che accoglie la vita e la nutre. Si aggiunge l'acqua, fonte di vita. E si arriva al cielo, a quell'aria che rappresenta il respiro universale. Tutto questo in un monte difficile e sacro. Dove ogni cosa è governata dalla tensione fra l’amore e la discordia, tra la morte e la vita.
E non a caso il palermitano sa che su Monte Pellegrino si "acchiana".
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