STORIE
Come nasce un fumettista: Marco Failla, da Palermo agli Usa con un sogno nel cassetto
Vent'anni di carriera per il 45enne palermitano che lavora per le case editrici americane Marvel e Dc Comics. Però c'è ancora un personaggio che sfugge alla sua matita
Un mestiere che ormai da vent’anni svolge da professionista, e ad alti livelli, Marco Failla, palermitano di 45 anni, che lavora con i grandi editori del fumetto: Marvel e Dc Comics. Finiti gli studi del liceo artistico e dopo averne trascorso solo uno all’Accademia delle Belle Arti di Palermo ha preso un areo per Milano, dove c’era all’epoca una delle poche scuole del fumetto esistenti, che ancora oggi sforna talenti e continua a dare opportunità a chi vuole introdursi in questo mondo.
Una passione nata fin da piccolo e che ha mosso i primi passi incoraggiata dal padre, pittore e insegnante di educazione artistica. «Sicuramente non è una cosa da poco avere una persona a casa che ti spinge a seguire le tue aspirazioni, che ti incoraggia – racconta Marco -. Dopo il liceo artistico ho frequentato per un po’ l’Accademia ma non era quello che mi interessava, tra il 1996 e il 1997 ho quindi trascorso un anno alla Scuola del Fumetto a Milano».
Oltre a lasciarsi trasportare dalle novità elettrizzanti del nuovo ambiente in cui si trova Marco entra in contatto anche con le problematiche di questo mestiere che alla fine «non è così divertente come sembra, è un lavoro duro e molto poco regolamentato, che finché va bene, va bene. Bisogna intraprendere questa professione soltanto se piace davvero, se alla base c’è una passione forte. Se lo scopo è guadagnare con poco sforzo è meglio orientarsi su qualcos’altro».
Ciò detto è chiaro che c’è l’altra faccia della medaglia: «Il motivo per cui alla fine continuo a fare questo lavoro è che mi guadagno da vivere facendo quello che mi piace anche se, ribadisco, oltre ad avere passione e talento bisogna studiare tanto: il mestiere di disegnatore di fumetti racchiude tantissime discipline».
Una carriera cercata, mettendoci impegno. E si sa, poi bisogna fare in modo di trovarsi al posto giusto al momento giusto e alla fine i risultati arrivano, anche se a volte inizialmente non solo proprio come ci si aspetta.
«Alla scuola del fumetto di Milano ho studiato per essere un disegnatore e con me c’era Emiliano Santalucia, anche lui palermitano – ripercorre Marco -. Quando siamo tornati a casa, a Palermo, lui ha ottenuto un lavoro di disegnatore su una serie importante “Masters of the Universe”, pubblicata da Image comics nel 2002, e mi ha coinvolto nel progetto in qualità di inchiostratore. Questo è stato il motivo per cui ho iniziato a inchiostrare, a quei tempi era un lavoro che sembrava impossibile fare da Palermo e si guadagnava bene a lavorare con gli Usa complice il cambio favorevole per il dollaro. Oggi non è più così».
Marco racconta che da quando si è passati al cambio euro-dollaro le cose non vanno più tanto bene sotto il profilo dei guadagni per chi sceglie di lavorare per gli editori americani: «Secondo me uno dei motivi per cui, soprattutto oggi, gli Usa continuano a reclutare disegnatori fuori dagli States è il potere d’acquisto del dollaro: qua con quello che guadagni vivi bene ma sarebbe diverso se vivessi negli Stati Uniti a causa del costo della vita».
Tornando alla sua carriera, mentre lavorava come inchiostratore a “Masters of the Universe” inizia a lavorare per la collana Piccoli Brividi della Panini, non solo come inchiostratore ma anche come disegnatore. Finita questa esperienza lavora a "Monster Allergy", "Lys" e “Geronimo Stilton" e per “Real life” della Disney.
E dopo il periodo più duro, in cui deve mettere da parte il suo estro per dedicarsi a prodotti estremamente commerciali arriva la sua occasione di fare un salto in avanti nella sua professione, quando l’editore francese Soleil lo sceglie come disegnatore per il suo libro "Hero corp".
Da lì non si è più fermato anche se il suo lavoro con gli editori americani arriva grazie a un personaggio che ama molto, che gli piace disegnare ancora adesso: Harley Quinn. Anche questa volta si è trovato al posto giusto, al momento giusto.
«È una storia divertente – racconta – mi è stato chiesto di disegnare la locandina per una convention di tatuatori: ho disegnato una tatuatrice figa, forte, con il foulard in testa che tatuava un uomo grande e grosso. Lei si divertiva e lui invece piagnucolava per il dolore. È stata notata da una editor della Dc Comics che si occupava di Harley Quinn e mi ha scelto per disegnarla».
A volte ci sono lavori che diventano importanti dopo che li hai realizzati, spiega, «sembrava una cosa destinata a morire lì e invece ha portato a un enorme cambiamento. Oggi invece è tutto diverso nell'ambito della promozione del proprio lavoro. Grazie alla rete da un lato c’è più concorrenza, ma se prima dovevo prendere un aereo per l’America e sperare che mi dessero un appuntamento, adesso è l’editor che può vedermi e contattarmi, anche senza una mia esplicita richiesta».
Un tasto dolente sono però le consegne «i tempi son stretti, sono la croce di qualsiasi disegnatore, dopo vent’anni da professionista continuo a lavorare per me stesso, nel senso che non sono mai diventato troppo mercenario: se le cose non mi piacciono le rifaccio, anche se per l’editor andrebbero bene, quindi, sono spesso in ritardo. Tendo a realizzare un prodotto sempre più di mio gusto, non dico che sia sempre fantastico, ma cerco di non scendere sotto certi livelli di qualità».
Dalla Dc è poi passato in Marvel, seguendo la stessa editor che lo aveva “scoperto” e qui disegna Spider-Man, X-Men, Wolverine, Miss Marvel e tanti altri. «Ho fatto qualcosa anche per Star Wars, e qui sembrava di avere una doppia super visione, gli editor della Marvel e quelli della George Lucas che sono molto gelosi dei loro personaggi. Per fare un esempio «ho sbagliato un tasto della pulsantiera che ha sul petto Darth Vader e me lo hanno fatto aggiustare, ma è normale e ci sta che sia così. L’artista ha però libertà sullo stile, non mi hanno mai chiesto di cambiare nulla».
Recentemente è tornato a lavorare in Dc per la serie “DCeased”, l’apocalisse zombie nell’universo Dc comics. «Qui i personaggi non diventano dei veri e propri zombie anche se lo sembrano esteticamente, il virus si diffonde attraverso internet e rende le persone dei mostri assetati di sangue. Anche i supereroi sono vulnerabili se esposti all'infezione e diventano cattivissimi. Quelli che si salvano combattono contro gli infetti. È stato divertente disegnarli».
Il personaggio che sente più suo è però sempre «Harley Queen, è divertente e ironica anche per tutto quello che le ruota attorno, fa davvero ridere. Al di là del fatto che ormai dopo il film stia diventando un po’ antipatica perché è dappertutto, un po' come lo scheletrino di Nightmare Before Christmas».
La cosa che piace di più a Marco è anche il fatto che non Harley non abbia dei superpoteri, come un altro personaggio a cui è particolarmente legato Batman, con le sue atmosfere dark. «Non mi è mai capitato di disegnarlo - conclude - se non in qualche inquadratura di "DCeased" anche se si tratta del nuovo Batman, erede di Bruce Waine. Questo personaggio ha anche i nemici migliori in assoluto, non si possono paragonare a quelli degli altri supereroi: basti pensare a Joker o al al Pinguino. Spero che prima o poi mi capiti di poterlo disegnare».
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