STORIE
Come la "Gioconda" ma in Sicilia: l'opera perduta, ritrovata e contesa tra due città
Vi raccontiamo una storia simile a quella, ben più importante e famosa, della Gioconda di Leonardo al Louvre. Non siamo a Parigi, ma nel cuore della Sicilia
L'annunciazione di Antonello da Messina
Si tratta dell’“Annunciazione” di Antonello, opera del 1474 e attualmente conservata alla Galleria regionale di palazzo Bellomo a Siracusa. Ma, forse, in pochi sanno che il quadro non solo non è stato dipinto a Siracusa, anzi era destinato alla chiesa di Santa Maria Annunziata di Palazzolo Acreide, dove per tanti anni è stato custodito.
Una storia molto complessa quella del quadro, ma anche quella della sua protezione. Perché l’opera è molto danneggiata proprio per come è stata conservata negli anni. Ora i palazzolesi la rivorrebbero a casa. Spesso in tanti hanno richiesto che il quadro “tornasse” nella sua Palazzolo.
Ma il quadro è comunque una grande opera del pittore quattrocentesco e va tutelata. Infatti attualmente non solo il quadro non potrebbe tornare a Palazzolo, ma soprattutto fa parte, in base ad un decreto della Regione siciliana, di quei beni che non possono essere spostati, nemmeno per brevi periodi, proprio per la sua fragilità. Ma purtroppo la storia recente è un po’ diversa.
Nel 2006 è stata esposta alle Scuderie del Quirinale, per una mostra antologica sulle opere di Antonello. È stata “prestata” per una mostra a Palermo dedicata al grande pittore, e qualche anno fa per un’altra esposizione a Rovereto. A Palazzolo, di recente, c’è andata.
Con una serie di giuste procedure è stata portata, con ogni adeguato controllo e sicurezza, al Museo archeologico del comune ibleo per una mostra dedicata ad Antonello e Francesco Laurana sul Rinascimento. Poi più nulla. E non se ne parla più anche perché sono tanti i comitati cittadini nati per evitare che molte opere vengano spostate da una città ad un’altra.
Soprattutto se si tratta di opere così delicate. Ma proviamo a ricostruire la storia di questa opera, così importante ma anche un tempo così poco tutelata. Il dipinto in olio su tavola di tiglio venne commissionato ad Antonello da Messina dal sacerdote Giuliano Maniuni di Palazzolo.
Era il 23 agosto del 1474 e venne firmato un contratto per la realizzazione dell’opera, che sarebbe stata poi custodita nella chiesa di Santa Maria Annunziata a Palazzolo. Purtroppo il destino del quadro fu davvero crudele. Si perse e venne ritrovato solo nell’Ottocento.
Lo stato di conservazione, dunque, era già pessimo. E dopo averne identificato l’autore iniziò il recupero. Solo di recente è stato fatto un importante intervento da parte dell’Istituto superiore per la conservazione ed il restauro di Roma, che ha permesso di reintegrare alcune delle parti maggiormente danneggiate.
Il quadro nella sua semplicità, si ispira alla pittura fiamminga. Infatti descrive con dovizia di particolari l’interno di una casa dove Maria viene colta di sorpresa dalla visita dell’Arcangelo Gabriele per il lieto annuncio sulla sua maternità. L’architrave al centro separa idealmente le due figure, quasi a simboleggiare il terreno dal divino.
Particolari di un ambiente semplice decora il resto della stanza: oggetti e arredi, il letto, il leggio, i fiori dentro un vaso. Si sono conservate le figure di Maria, vestita col tipico manto azzurro e l’angelo benedicente, con una veste di damasco decorato. Una tela, quindi, che adesso si può visitare al museo di palazzo Bellomo a Siracusa.
Anzi è l’opera più importante esposta nel museo di Ortigia. Per mantenerla in un adeguato stato di conservazione è stato realizzato un impianto che la custodisce, quasi a isolarla totalmente. Una labile luce la illumina e la protegge nella sua teca di vetro. Dunque non può essere spostata.
Almeno apparentemente. Furenti le polemiche nel 2018 per il trasferimento, avvenuto in piena notte, a Palermo per la mostra. E proprio la modalità del trasferimento era stata criticata. Come detto c’è un decreto di inamovibilità della Regione, di cui fanno parte alcune opere di pregio che per le loro condizioni non possono essere spostate.
E ai palazzolesi cosa resta: per adesso si possono ammirare le numerose copie dell’opera, realizzate da artisti locali e spesso esposte nel comune Ibleo. In futuro magari verrà fatto un progetto per ospitarla in un luogo adatto e con adeguati sistemi di sicurezza. Anche perché la sua presenza sarebbe una grande attrattiva per il turismo del luogo.
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