ITINERARI E LUOGHI
Ci sono l'Abisso Grande e quello Piccolo: i paesaggi (strani) in Sicilia che devi conoscere
Oltrepassato il cancello e proseguito verso il monte, tra saliscendi impegnativi finalmente si raggiungono le Maccalube. Vi portiamo nell'entroterra siculo

Maccalube di Bissana
Per "par condicio" siamo gli ultimi a dare una collocazione geografica del luogo. Perchè? La rete impazza con il territorio di Cianciana, mentre il signor Nino, guida improvvisata e conoscitore del territorio, ha ampliato i nostri spunti di riflessione (non solo geografica). Una parte del territorio ricade in quello ciancianese, l’altra metà in quello di Cattolica Eraclea.
Anche Bivona e Ribera (col Monte Sara) sono ospiti graditi. I confini determinano un luogo mistico, inesplorato. Dopo aver percorso 5,5 km della statale che da Cattolica procede verso Cianciana, si entra nello sterrato della vecchia tratta ferroviaria. Solo jeep e mezzi pesanti hanno il diritto di precedenza, il pericolo di uscirne malconci è tanta.
Gli intrepidi curiosi decidono di proseguire a piedi e allora, presi dall’idea di avventurarci, iniziamo il nostro cammino. Le informazioni indicano un tracciato di 1,9 km. Gli intrepidi curiosi decidono di proseguire a piedi e allora, presi dall’idea di avventurarci, iniziamo il nostro cammino. Le informazioni indicano un tracciato di 1,9 km.
È la verità? No, purtroppo! Giunti davanti a un cancello, nel mezzo di pascoli isolati e vegetazione disuniforme, tutto sembra scontato. E proprio in quel momento che le porte della verità aprono a nuovi scenari. Oltrepassato il cancello e proseguito verso il monte, tra saliscendi impegnativi finalmente si raggiungono le Maccalube.
Ce ne sono due, a distanza di 350 m l'una dall'altra. Prendono il nome di Abisso Grande e Piccolo. Meglio andare con cautela. Le esalazioni sono fastidiose all’olfatto. Difatti, man mano che scendiamo, l’odore sgradevole prende possesso dei nostri pensieri. Attenzione! Dietro all’esaltazione del luogo non mancano gli studi approfonditi. Una premessa è d’obbligo: le sorgenti fangose emettono metano e anidride carbonica a getti poco rilevanti.
Le fonti del Fazello parlavano di fenomeni che raggiungevano altezze importanti. Prima di addentrarci nella storia geologica delle Maccalube, è interessante valutare (non effettivamente) quanto possano essere profonde.
Il signor Nino ripercorre un episodio dove, a sua presenza, vennero tirate giù venti corde da nove metri (legate tra di loro) senza toccare la “base del sottosuolo” (da non confondere con lo strato più profondo della Terra).
Dalle sue acque fuoriescono piccole bolle (visibili). Da fonti sicure - il suolo dell’Abisso Grande è costituito da argille rimaneggiate facenti parte del Miocene superiore.
L’Abisso Piccolo è posto su un’altura arida e melmosa, mentre la zolfanella forma dei coni più numerosa rispetto alle precedenti. Nelle volontà dell’amministrazione ha preso corpo la possibilità d’inserire l’intera area come Zona “F”. Tutto nasce dalla purezza del materiale emesso (argilla).
L’emissione produce numerosi orifizi, che esaltano un peculiare ronzio. Allo stesso tempo potrebbero essere sfruttati i fanghi. Anticamente erano utilizzati per alleviare i dolori e la costruzione di tegole.
Un fattore da considerare è la presenza dell’acqua, risorsa imprescindibile. Gli studi hanno determinato - oltre alle caratteristiche fisiche e chimiche - anche l’utilizzo delle stesse per migliorare la qualità della vita.
Un’idea che ancor oggi, purtroppo, ha trovato pochi estimatori. Gli scatti sono ricordi che immortalano paesaggi e “stranezze” di una terra - la Sicilia - ricca e imprevedibile.
Testimoni di un fatto raro, perché non sfruttare le Maccalube? La palla passa agli enti preposti.
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