ARTE E ARCHITETTURA
Ci passi ogni giorno e forse non l'hai mai notata: dov'è la (storica) pretura di Palermo
Ormai da un ventennio si erge uno dei pochissimi interventi di architettura contemporanea presenti all’interno dell’“ingessatissimo” centro storico della città
La pretura di Palermo
È qui, tra le antiche tracce urbanistiche del cosiddetto Seralcadio che, successivamente al progetto di concorso “primo classificato” a principio dei lontanissimi anni Ottanta, il raggruppamento di progettazione con a capogruppo Sebastiano Monaco (in collaborazione con Mario Chiavetta, Rosario Busardò, Roberta De Grandi, Paolo Li Castri, Antonino Di Bella), realizza venti anni dopo circa, l’interessante soluzione di nuovi blocchi della Pretura dal linguaggio eminentemente contemporaneo, inglobando l’unico volume residuo della precedente cortina edilizia del Palazzo De Franchis, nel rispetto corale di allineamenti e altezze originarie.
Se le vicende tecnico-amministrative “ventennali” della costruzione palesano oltremodo l’inadeguatezza dell’asset normativo-burocratico a scapito di realizzazioni di qualità – come questa – in tempi "architettonicamente" biblici.
Se le volumetrie complessive dei diversi corpi edilizi dei due macro-blocchi indipendenti di superficie, uno dei quali è arricchito nella spina centrale dalla copertura suggestiva dell’interessante volumetria vetrata del lucernario longitudinale, camminano nel solco dell’impressione urbanistica del vecchio isolato a ridosso della grande mole bianca del prospiciente Palazzo di Giustizia, l’invenzione linguistica più suggestiva risiede nella volontà progettuale di rivestire interamente i blocchi con fasce alternate di colore rosa e grigio, le quali nel denunciare l’indipendenza del proprio linguaggio a tratti "post-modernista" finiscono per raccordarsi topograficamente alla complessità di questo brano slabrato di città antica recuperata agli usi contemporanei.
È ciò che è sempre accaduto dentro le mura, il nuovo che pian piano diventa storia, l’idea dinamica di progetto frutto di passioni e virtuosismi che lentamente viene metabolizzato divenendone frammento del paesaggio urbano complessivo.
Tra qualche decennio, pochissime saranno le testimonianze di architettura contemporanea di qualità nel centro storico palermitano.
La nuova Pretura ne resterà iconicamente caso-studio emblematico di "tardiva" ben riuscita, malgrado l’appesantimento burocratico, malgrado la “biblicità” dei tempi, malgrado i quattro “soliti critici” nasi storti.
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