MUSICA
Canta in siciliano e si sente a casa: Chris Obehi, da Rosa Balistreri a un disco tutto suo
Talento e determinazione. La fuga dalla Nigeria, la Libia, il Mediterraneo e l’approdo a Lampedusa. Ora il giovanissimo artista ha grandi progetti per il futuro
Il musicista Chris Obehi
Christopher Goddey, in arte Chris Obehi (Obehi, dice, vuol dire “mani d’angelo”), ha 22 anni, ha attraversato il Mediterraneo, dopo la fuga dalla sua Nigeria tormentata dall’organizzazione terroristica jihadista Boko Haram e un periodo di prigionia in Libia, ed è sbarcato a Lampedusa nel 2015, prima di essere trasferito a Messina e poi, finalmente, trovare casa a Palermo, dove risiede grazie a un permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Del suo viaggio e della Libia non riesce a parlarne, è troppo doloroso. Ma a Palermo è felice, frequenta l’Istituto tecnico economico per il turismo Marco Polo, studia il contrabbasso al conservatorio Vincenzo Bellini, suona il basso, il pianoforte, la batteria, le percussioni e la chitarra che ha imparato in pochissimi mesi, da autodidatta, seguendo dei tutorial su YouTube. E mentre studia, pensa che vorrebbe diventare un insegnante di musica un giorno, oltre che un artista.
La musica gli appartiene. «Per me è come l’aria - dice - non potrei vivere senza. La musica ci salva». Ora il suo obiettivo è registrare il primo disco con le sue canzoni inedite. Otto tracce cantate in quattro lingue: italiano, inglese, Esan (il suo dialetto nigeriano) e dialetto siciliano. Sì, anche in siciliano.
La lingua che ha facilitato il suo processo di integrazione, lo ha avvicinato alle persone della città che lo ha accolto, gli ha permesso di esprimere le sue emozioni e lo ha fatto sentire a casa. Per finanziare il suo disco ha lanciato una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Produzioni dal basso.
Nelle sue canzoni Chris parla di diritti umani e, grazie alla musica, racconta la sua storia, quello che ha passato durante il suo viaggio prima di arrivare in Italia, tratteggia il suo mondo ideale e le sue speranze per il futuro. In “Non siamo pesci”, per esempio, condensa il dramma dei morti nel Mediterraneo, “i migranti sono persone, non pesci. Non si possono lasciare per giorni in mare, negando loro un approdo”, dice contro l’indifferenza e la politica dei porti chiusi. Clicca qui per sostenere il progetto di Chris.
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