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C'era un angolo di Spagna nel cuore di Palermo: gli anni (di fuoco) de "La Cueva"

Nel 2000 Milena Balistreri apre un nuovo locale nel quartiere Ballarò, in via Santa Maria delle Balate ad angolo con vicolo dell'Annunziata. Lo chiama "caverna"

  • 12 dicembre 2024

Uno degli spettacoli a "La Cueva"

C'è stato un tempo quando una generazione di giovani si spostava dal centro di Palermo per lasciarsi coinvolgere dallo spirito spagnolo di Milena Balistreri.

A raccontarcelo è proprio lei. Architetto palermitano, possiede una forte appartenenza alla Spagna sentendo sua quella terra. «Sono devota alla Virgen del Rocio dell'Andalusia (Madonna della rugiada)».

Ci racconta la sua idea degli anni passati di portare il mood spagnolo nei locali a Palermo. «Avevo un'idea un po' evoluta, volevo aprire un posto dove si interagisse non solo dal punto di vista culinario ma che ci fosse una vera interazione tra l'utenza e l'associazione che lo dirigeva». Così inizia a raccontare l'avventura di una donna che vuole portare la Spagna a Palermo.

Infatti, nel 1995, in via Venezia, apre un locale "Arci" . Lo chiama "Avenida", come un viale, una strada, in spagnolo e come la sua associazione "Avenida de la luz". Un locale con una vera operazione di associazionismo.
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«Un locale molto underground di stampo newyorkese anche se con nome spagnolo. Avevo vissuto a Barcellona negli anni '90 e avevo assorbito questa modernità.

Si poteva prendere drink e panino con un'idea innovativa - spiega Milena - ogni sera c'era un'offerta culturale diversa. Mostre, attività culturali a tema, costruzioni di spettacoli e performance spesso in collaborazione con le Amministrazioni».

Approda all'Avenida un target intellettuale e proveniente dall'Accademia delle Belle Arti. «L'importanza di questo locale - commenta la Balistreri - è stata la sua apertura in un centro storico quando i riflettori non erano così accesi in quella zona».

Avenida non è solo un locale ma un'associazione culturale attiva soprattutto nella musica etnica. Alcuni progetti sono stati molto innovativi e unici in tutta l'Europa». Il locale chiude nel '99 per scelte commerciali e per dare spazio ad una nuova idea.

Con la passione sempre per lo spirito spagnolo, solo un anno dopo, nel 2000, Milena Balistreri apre un nuovo locale nel quartiere Ballarò, in via Santa Maria delle Balate ad angolo con vicolo dell'Annunziata.

Lo chiama La Cueva come caverna, ritrovo, in spagnolo.

«Questo è un ristorante con un format differente. Ero entrata in contatto con un'azienda che curava l'import-export con la Spagna. Mi proposero di promuovere il brand di una birra spagnola nei locali.

Mi accorsi che la birra spagnola insieme allo spettacolo a tema aveva un successo strepitoso. Capii quindi che era il momento giusto di aprire un altro locale. Quello era il periodo di "Il Ciclone" e tutti ballavano la musica di quel film».

"The Rhythm is magic" è la colonna sorona del film e i giovani del nuovo millennio vogliono ballare questa musica. Il menù di "La Cueva" è molto vario, «diverse tapas - ricorda Milena - dalla tortilla de patatas al pulpo a la gallega, dalla paella al pata negra.

Tutti i vini erano provenienti dalla Spagna». Personalmente ricordo che in quel posto si ballava sui tavoli, c'era molta euforia, la proprietaria era abbastanza accondiscendente.

Ci spostavamo dal centro per andare in quella zona ed era un piacere trascorrere una serata a La Cueva soprattutto quando c'erano certi gruppi musicali.

«A proposito di musica Milena ricorda i Residents, Juan Diego Catalano e Maria del Mar, la nostra ballerina resident. Juan Diego e Maria suonavano un repertorio di rocerie (flamenco) sconosciuto ancora a Palermo, canzoni dedicate in tutta l'Andalusia e alla Virgin di Rocio. C'era la restituzione di questa cultura ben diversa dal flamenco del film "Il Ciclone"».

Scenografie e allestimenti sono opere di Milena Balistreri. «Per aprire questo locale ho trascorso tre mesi in Andalusia in tour per fare una raccolta ben precisa. Le piastrelle di "La Cueva" le ho dipinte insieme ad un maestro. Le abbiamo realizzate in una notte. Quelle mattonelle erano le "azulejos" della Cueva».

È fuor di dubbio la devozione di Milena Balistreri che le ha consentito di creare un locale sempre molto frequentato. Milena aggiunge: «ho sdoganato l'arte del flamenco a Palermo, facendola diventare un'arte popolare proponendola tra la gente. L'ho fatto con grande sincerità e una grande passione. Per me entravi là e c'era la Spagna».

Le ragazze - impiegate di "La Cueva" indossano rigorosamente l'abito spagnolo e anche Milena che fa la spola tra i tavoli e la cucina.

«I primi cuochi che avevo erano spagnoli, ma poi li ho dovuto sostituire con quelli italiani occupandomi della formazione spagnola», Milena Balistreri racconta lo staff di "La Cueva" che nel tempo è cambiato.

Arriva un bel momento in cui la titolare decide di dedicarsi in cucina con tanto di grembiulino spagnolo sopra un abito da flamenco rosso a pois. Nel 2005 "La Cueva" chiude i battenti perchè è veramente troppo faticoso continuare la gestione di un locale così particolare e accattivante.

«Lavorare di notte ti toglie molta energia e ti toglie anche la possibilità di condurre una vita normale», conclude così Milena "la spagnola". Quando le chiedo se ha un sogno da realizzare, Milena risponde prontamente che ha un progetto culturale in un cassetto che ogni tanto apre ma subito dopo richiude.

E quando le chiedo come le sembra Palermo adesso, Milena dà una risposta che mi piace molto: «le città sono lo specchio dei tempi».
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