CINEMA E TV
C'è cu cariu st'annu, cu un su talia e cu si va curca: tutti i tipi (siciliani) da Sanremo
Per le prossime cinque serate una certezza regna nelle nostre case ed è Sanremo: e tu che tipo sei quando guardi il Festival? Vi sveliamo chi sono i telespettatori
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I The Jackal commentano il Festival di Sanremo
Soltanto una certezza regna nelle nostre case e si chiama Rai 1. Sintonizzati tutti sullo stesso canale, Sanremo fino a sabato domina la tv di tutti gli italiani e su questo "c'è picca i fari".
Non si parla d'altro, ci trasformiamo tutti ed è sul divano che avviene la metamorfosi. C'è chi commenta manco fosse un conduttore sportivo durante la "Formula 1" buttando voci come una taddarita nella speranza che qualcuno lo senta e condivida la sua umilissima opinione.
C'è l'intenditore la cui cultura musicale, dopo anni di letargo e di Gigi Finizio, si è aggiornata quest'estate con "Rossetto e caffè" e che continua ad atturrarci con questa hit perché: «Sembra neomelodica, ma ha un non so che di ritmato. La ascolta mia figlia, per questo la so a memoria». Gianluca, ti ho sentito prima sotto la doccia, non mentire.
Ci sono i confusi che una volta appresi i cambiamenti non li accettano: «Ma Amadeus unn'era accussì tannu, chissa chi ci succiriu. Ma un c'è iddu? Talè cu c'è Gerry Scotti. Ah no Carlo Conti, mi pareva strano ca Amadeus si fici a lampada! Comunque mi piange il cuore, ma era meglio Claudio Villa». Solitamente questi appartengono a quella parte di popolazione che ha acquisito una certa esperienza con le varie edizioni del Festival negli anni.
Il problema è che, sebbene i nuovi concorrenti siano sconosciuti ad alcuni, spesso c'è dello stupore quando ci si imbatte in una vecchia gloria e la domanda tra i veterani sorge spontanea: «Ma chistu unn'avia murutu?». E quando comprendono di aver fatto una gaffe: «Mischino u fici moriri. Bella la canzone, ma mi pari viacchia».
E voi direte, allora accolgono il nuovo serenamente e con una dose di curiosità. È una possibilità, non una certezza granitica.
Infatti qui entra in gioco una nuova categoria: il critico esperto su tutto e molto legato alle tradizioni che, sentendo nomi poco usuali o notando tatuaggi dal collo in su non perde un colpo e fatica ad essere comprensivo: «Ma uno normale un c'è? Ma cu è chistu? Ma comu parra? Ma cu ci fici i capiddi?».
Si sa, Sanremo è uno scontro generazionale molto intenso tra il vecchio e il nuovo, ma è un dispensatore di perle non indifferente. C'è chi lo guarda per questo, chi lo ama a prescindere dai cambiamenti, chi accetta sommessamente il cambio di rotta del proprio algoritmo sui social ed è costretto alla visione, chi lo rinnega e chi mente spudoratamente.
Ma c'è una novità quest'anno: non dovrebbero esserci monologhi durante le serate. In questo caso (purtroppo) viene meno un'altra tipologia di telespettatore più stanco, ma altrettanto canonico: «Ancora ca parra chistu?». È lo stesso che prende questa scusa per fare un fosso sul divano e risvegliarsi il giorno dopo dando la colpa a quello sketch.
Ci sono gli amanti del gossip che non aspettano altro se non stasera. Ed è quando arriveranno sul palco dell'Ariston gli attuali protagonisti che sono sotto i riflettori e sulla bocca di tutti che il telespettatore informato verrà travolto da un dubbio esistenziale: «Ma quindi cu ci fici i corna prima? Unni capivu nianti».
Ci sono gli stylist "chi tappine e u pinzone nni capiddi" che non accettano gli accostamenti di colore tra gli indumenti delle concorrenti, chi invece spera che "u zzu Gianni" domani riprodurrà lo stesso taglio di capelli di una cantante sulla propria chioma perché tanto: «Me li volevo sfoltire da un po'».
Non mancano all'appello i sinceri che si allavancano pure da seduti e temono le scale dell'Ariston forse di più di chi le percorre: «Accura ca cari e nni ficimu u Festival». O chi, alle undici circa, dopo ore di attesa e poche canzoni ancora trasmesse, conclude la visione con un: «Io mi va curcu».
Vada come vada, ci aspettano comunque cinque serate in bianco e anche se speri di addormentarti e spegnere la tv prima, ti sbagli e lo sai anche tu.
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