TRADIZIONI
C'è chi li chiama Bersaglieri e chi Totò: a Catania sono per tutti i "viscotta cca liffia"
Secondo la tradizione, l'origine dei biscotti con la liffia risale allo sbarco dei soldati americani in Sicilia nel 1943, conosciuti anche con il soprannome di "bersaglieri"
I biscotti con la liffia di Giusina in cucina
La ricetta per prepararsi è conosciuta anche in altri luoghi della Sicilia. Inoltre, nel corso del tempo, gran parte delle località isolane ha sperimentato delle varianti che hanno reso il loro sapore dotato di una "poliedrica" originalità.
La merenda è da sempre stata una componente fondamentale per una sana alimentazione e, soprattutto dalle nostre parti, le mamme e le nonne si sono costantemente dedicate alla cucina di prelibatezze.
E i biscotti con la "liffia" rientrano indubbiamente nel repertorio del buon gusto, affondando le proprie radici in tempi lontani. Per la loro preparazione sono indispensabili i seguenti ingredienti: latte, uova, zucchero, farina, strutto, acqua, spezie di vario tipo, cacao.
In siciliano la liffia assume il significato di "lustrata" o "lisciata". Essa non è altro che la gustosissima copertura al cioccolato fondente o al latte che ricopre biscotti e brioche.
Nel contesto culinario fa riferimento alla glassa bianca aromatizzata al limone o, in alternativa, al cacao; l’utilizzo di questo ingrediente rende il dolce particolarmente lucido e liscio. In gergo catanese, dunque, indica la cosa duci, tant'è che nel dialetto locale si usa in modo ricorrente il verbo alliffiari.
Il termine assume il significato di addolcire o adulare qualcuno con gesti e parole. Secondo la tradizione, l’origine storica di tale specialità dolciaria rimanda ad un preciso evento storico: lo sbarco dei soldati americani in Sicilia nel 1943, conosciuti anche con il soprannome di "bersaglieri".
Si dice, infatti, che il nome autentico del biscotto sia proprio quello di bersagliere. A tal proposito le fonti storiche tramandano che le donne, ispirandosi al panettone, vollero realizzare per gli alleati un dolcetto al cioccolato.
Nacque così il famoso "bersagliere", unico nel suo genere e pronto a divenire una vera e propria icona nella tradizione dolciaria siciliana. Alcuni, addirittura, sostengono che i viscotta cca liffia vennero sfornati per la prima volta a Centuripe, piccolo paese in provincia di Enna.
Pertanto l’irresistibile dessert, essendosi presto diffuso in ogni parte del territorio isolano, ha ricevuto una denominazione specifica e differenziata.
Molto noti, per esempio, sono i "bersaglieri bianchi e neri", chiamati anche "Totò" o "sciatori". Probabilmente quest’ultimo appellativo trae origine dalla cittadina di Zafferana Etnea, ubicata ai piedi dell’Etna.
Molteplici testimonianze, non a caso, riportano che nel 1924 gli amati biscottoni dal cuore morbido vennero battezzati con questo nome in riferimento agli sciatori dell’Etna. Difatti, si racconta che tutti coloro i quali rientravano al paese dopo la divertente “sciata" erano soliti recarsi alle botteghe pedemontane per assaporare le tipicità locali.
Il cosiddetto Totò, invece, è una specialità creata da un giovane fornaio che, addolorato per la scomparsa di una persona cara, ideò una deliziosa leccornia per consolarsi e distogliere il pensiero dal turbamento.
Non a caso, i Totò, nominati anche come "tatù" o "tetù", si portano ancora oggi in dono a chi ha avuto un lutto. Curioso notare come i gustosissimi viscotta siano molto simili alle rame di Napoli; differiscono da queste ultime solo per l’impasto totalmente al cioccolato, il gusto della cannella e la presenza di pistacchi tritati sulla glassa.
Ad ogni modo, solitamente, per prepararli bisogna prima di tutto impastare su una spianatoia la farina già setacciata; in seconda battuta è necessario aggiungere dello zucchero, dello strutto ridotto a pezzetti, uova e un pizzico di aroma alla vaniglia.
Si procede con l’aggiunta di lievito e latte fino ad ottenere una pasta liscia e omogenea; occorre, a questo punto, lavorarla e foggiarla a forma di palla. Dopodiché, avvolta in una pellicola, si introduce in frigorifero facendola riposare per circa sessanta minuti.
Una volta trascorso il tempo necessario, ci si appresta a staccare dei tocchetti per poi modellarli; subito dopo si procede facendoli cuocere in forno a 200° per circa dieci minuti e, in via successiva, a 150° per ulteriori quindici minuti. Nel frattempo si può approntare la glassa da versare sui bersaglieri prima che si raffreddino del tutto.
La procedura per la buona riuscita della glassa prevede del cioccolato fondente da sciogliere in un pentolino ed anche uno sciroppo realizzato con acqua e zucchero. Per di più, al cioccolato fuso vanno aggiunte altre dosi di acqua e zucchero. In ultimo, si mescola la glassa lasciandola intiepidire per un quarto d’ora a circa 30/40 gradi.
A compimento di tutti i relativi passaggi, la miscela è pronta per essere versata sui biscotti.
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