LE STORIE DI IERI
Il Marchese di Villabianca e il suo bestiario minimo
Non erano molti gli svaghi e i divertimenti che Palermo offriva ai cittadini meno abbienti nell’anno di grazia 1773. Sulla passeggiata a mare non piantavano ancora le tende i circhi itineranti e in mancanza dei relativi trapezisti e mangiatori di fuoco, il popolo doveva accontentarsi di passeggiare oltre Porta Nuova, sullo stradone per Monreale, o di assistere agli spettacoli delle marionette che in un esaltante frastuono di corazze e spadoni mettevano in scena gli episodi più apprezzati del ciclo carolingio. Così, in mancanza perfino delle recite al “casotto delle vastasate”, che sarebbero state programmate solo verso la fine di quel secolo, faceva sicuramente notizia l’arrivo di ogni impresario minimo che giungesse dal mare per esporre, tra il piano della Marina e il Borgo di Santa Lucia, rari giganti nordici e donne barbute d’ogni provenienza. Ma anche animali strani e raramente visti prima. Come fu il caso dei due esotici esemplari che proprio nell’estate del 1773 rimasero a lungo in mostra a poca distanza dall’attuale Chiesa di Santa Maria della Catena e davanti alle acque della Cala a quel tempo certo ben più trasparenti di quelle attuali. Un ghiotto avvenimento per il Marchese di Villabianca che ebbe così una speciale occasione per fare anche opera di divulgazione culturale e che al suo scrivano dettò la cronaca in termini assolutamente da gustare in originale. E che trascriviamo anche nell’intento di dare un’idea delle cognizioni di zoologia che nel secolo dei lumi potevano sfoggiare i palermitani di vasto sapere.
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