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"Ballavano" al Capo, ora solo a mare: sono medici, santi e famosi in tutto il mondo

In questi giorni si celebra quella che era chiamata "La festa grande", con una processione di 12 ore, la ricorrenza più attesa di una borgata marinara

  • 27 settembre 2024

La processione dei Santi Cosma e Damiano a Sferracavallo

Un vero e proprio pezzo di storia di Palermo. Una tradizione religiosa (soprattutto) e non solo. Da 177 anni, è la ricorrenza più sentita e attesa dalla borgata marinara di Sferracavallo, che si tinge a festa e si prepara a omaggiare i Santi Cosma e Damiano. Un appuntamento che concilia fede, devozione, tradizione, intrattenimento e sport proprio per tutti e che, ogni anno, si celebra l’ultima settimana di settembre.

La storia dei santi medici, Cosma e Damiano, narra che furono dei martiri sotto l'impero di Diocleziano. Ma come arrivano a Sferracavallo?

Facciamo un (lunghissimo) passo indietro nel tempo: era il ‘500 e la celebrazione cominciò dall’altra parte della città, nei quartieri Kalsa e Capo. Tutta Palermo era, però, devota. Le cose cambiano nel 1624, quando il Senato della città, il 27 luglio (vi dice niente la data?) decise di eleggere, come Patrona del capoluogo siciliano, Santa Rosalia.

Il culto dei Santi Cosma e Damiano, che, ancora oggi, è particolarmente sentito in tutta Palermo, si “trasferisce”, così, a Sferracavallo, dove gli abitanti decidono di affidarsi ai santi medici, e dove il bel mare ne diventa un simbolo.
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Sì, perché furono proprio i pescatori i primi “portatori” della maestosa vara dei Santi. Una tradizione tramandata di padre in figlio e che, ancora oggi, prosegue ed è curata nei minimi dettagli. Basta guardare la processione, nella giornata di domenica (29 settembre), per fare un bel tuffo nel passato: tutto ricorda gli anni della pesca e del mare.

I portatori, a piedi scalzi, indossano, come da tradizione, abiti bianchi, foulard rossi e fusciacche in vita. Tutto come un tempo.

Il momento più sentito, però, è quello della cosiddetta abballata, che vanta anche di essere patrimonio Unesco: «Una delle particolarità della festa è la corsa verso gli ammalati – racconta Bartolomeo Scalici, devoto e conoscitore della Festa dei Santi Cosma e Damiano e che, per 20 anni, ha fatto parte dell’organizzazione dei festeggiamenti - . I santi, posti sulla vara, vengono trasportati per le vie della borgata. Il movimento che compiono sta a significare la metafora dei santi che dal Cielo scendono in terra e fanno visita a chi sta male. E, per farlo, corrono».

La processione, infatti, non è quella che si è soliti vedere in giro. Perché? La “colpa” è del tempo e del suo scorrere, a volte, (troppo) velocemente. In passato, infatti, i malati erano tanti e c’era poco tempo. Quindi, tutti di corsa per cercare di soddisfare quante più richieste possibili trasportando le statue dei santi presso le famiglie degli ammalati.

«Si racconta che, secoli fa, il Senato della città volesse sospendere la festa proprio perché questa bramosia e questo correre causavano, purtroppo, talvolta dei morti – prosegue Scalici -. Intervenne la Curia, che voleva prendere dei provvedimenti seri. Ciò accadde a Carini (dove la festa dei Santi Cosma e Damiano si celebra tra due settimane e l’organizzazione è curata dai devoti Salvo Scavo e Andrea Lentini), con la sospensione, in quegli anni, della ricorrenza».

Un duro lavoro, ma fatto con tanto amore e devozione, quello per i fedeli che portano la vara lungo la processione (che può durare anche 12 ore). Si chiama “abballata” anche per via del movimento ondulatorio che, per forza, le statue eseguono per via del passo veloce dei portatori. Nulla, però, è lasciato al caso: ad aiutare i fedeli c’è anche la musica calzante e piena di ritmo che dà la carica giusta.

«Come diceva Padre Francesco Muscarella – conclude Scalici – i santi sono parte della nostra famiglia. Siamo anche molto orgogliosi degli studi che sono stati fatti sulla celebrazione. Nel 2016, per esempio, i rituali furono oggetto di una ricerca effettuata dalla Soprintendenza del mare della Regione siciliana. Questo vuol dire che la nostra festa è immortale».

Tutto è un tripudio di luci, suoni, colori, spettacoli, 'Ntinna a mari e fuochi d’artificio che uniscono la religione al folklore. E ne è anche esempio la famosa gara delle barche: i colori sono sgargianti e ogni equipaggio è costituito da quattro vogatori ed un timoniere.

«La festa è molto sentita ed è al centro della vita della borgata – racconta Don Francesco Di Pasquale, parroco della Chiesa dei Santi Cosma e Damiano a Sferracavallo -. Tutto ruota attorno al legame viscerale con i santi medici. E il momento più importante è proprio settembre, il mese della festa.

In città tornano i tanti che vivono fuori: c’è chi viene dalla Svizzera e chi, addirittura, dall’America. Oggi, questo legame è anche sentito dai giovani. Sono tantissimi, infatti, a partecipare alla “festa dei piccoli”, che ormai ha 29 anni, e dove ci sono i mini portatori con i loro santi più piccini, restaurati da Pino Casamento.

La festa è preceduta dalla visita agli ammalti. Portiamo le reliquie dei santi medici ed è, sicuramene, il momento più spirituale delle celebrazioni in onore dei santi Cosma e Damiano a Sferracavallo».
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