AMARCORD
Alzi la mano chi ricorda il "Miao Studio": era il 1985 e a Palermo c'era un nuovo fermento
C'era voglia di fare musica a Palermo. I giovani, entusiasti, amavano sperimentare e giravano tra i locali come fossero "palestre" portando la loro anima in note
Il Miao Studio
In quei luoghi quei ragazzi si incrociavano, si confrontavano, nascevano puntualmente nuove realtà. Scambi culturali di esperienze con bagagli musicali non indifferenti. Si sognava un disco che potesse raccogliere quei testi inediti.
C'era voglia di fare musica, fare squadra, conservare canzoni, a basso costo. Non c'erano altre risorse. I box e le cantine degli stabili erano luoghi di prove per far musica, la sera, a lume di candela.
Quei ragazzi non sapevano che quel tipo di musica che stavano creando avrebbe rappresentato 20 anni dopo le basi musicali su cui i figli del 2000 avrebbero studiato per fare ancora altra musica.
Erano gli anni in cui spopolava il pop inglese e il pop americano, Wham e Usa for Africa, ma anche la musica etnica, quella che oggi chiamiamo "world music". Effettivamente mancava uno studio di registrazione dedicato ad una musica nuova, il rock, il pop moderno, il jazz, il funky, la musica ambient e industrial.
A raccontarci la storia di "Miao Studio" è Natale Lopes, classe '59, cultura musicale importante, fonico per professione. Due erano gli studi di registrazione esistenti in città, "Sud Record" con il mercato della musica napoletana, e "Aziz" per la musica leggera tradizionale.
«Alfonso Dilio decise quindi di coinvolgere due amici fonici tra cui io e Michele Russotto insieme ad altri due amici musicisti Enzo Rao e Daniele Schimmenti» così racconta Natale Lopes.
Tutti elementi che avrebbero messo a frutto la propria conoscenza tecnica e musicale per fondare il "Miao Studio", quel corpo basso sito in via Montepellegrino, a Palermo, dove verranno incisi quelli che rimarranno i migliori successi del panorama palermitano e non solo.
Quello studio di registrazione userà degli strumenti moderni che si affacciavano nel mercato in quel periodo, mettendo da parte i vecchi sistemi a nastro, una caratteristica innovativa che avrebbe consentito l'apertura di studi di entità modesta con la stessa qualità di registrazione. In questa nuova squadra convivevano realtà di fonici, musicisti, produttori musicali, e pubblicazioni di registrazione.
«Non potrò dimenticare l'esperienza del Jazz contemporaneo di Gianni Gebbia con la pubblicazione del disco 'Solo Duet Trio' e la collaborazione del batterista Gunther Baby Sommer e del contrabbassista Peter Kowald per la casa discografica 'Splash'. Una vendita importante nei ricordi» racconta Lopes.
Anche Enzo Rao in collaborazione con il percussionista americano Glen Velez pubblicherà i dischi "Shamal" e "Acqua di mare". Altre importanti incisioni sono state quelle di Francesco Giunta con "Li varchi a mari", "Per terre assai lontane", "E semu cca", di Alessandro Quasimodo con "Poesie del padre", di Francesco Buzzurro con "Omonimo", "Latinus", "Freely", della Banda di Palermo con "Del shahara kannet", di Marcello Mandreucci&Rosario Vella con "Roots", di Sara Cappello con "Vurria Sapiri", di Mauro Schiavone quartet con "Lampedusa", di Mezzo Gacano con "Palora di Boskauz" e di Palermo Spiritual Ensemble con "Gospirit".
Tutti i battiti culturali di una Palermo che non muore. Miao Studio diventerà in men che non si dica un riferimento, e da quel posto quei ragazzi amanti di parole e musica sarebbero usciti con una "cassetta" nuova e piena delle loro canzoni.
Quei giovani palermitani erano fieri e orgogliosi. Erano creativi in quell'epoca che offriva poco anche se qualcosa stava cambiando. Uscire da Miao Studio con la propria cassetta in mano era una grande gioia. Natale Lopes diventerà l'unico proprietario di Miao Studio e sarà l'imprenditore a cui affidare il sogno di registrare le proprie canzoni a costi contenuti.
«La vita del Miao studio è durata circa 20 anni, adesso ho trasferito la mia passione verso l'informatica, riconoscendo che la musica dei nostri giorni è il risultato di ogni tipo di smarrimento; si è perso quel pizzico di avventura e di ingenuità che serviva a costruire e a lasciare libero sfogo all'istinto.
Oggi un giovane può acquistare un PC, una scheda audio, un microfono di tipo dozzinale, e realizzare un disco. Si è smarrita la ricerca della sonorità, del bel suono, della musica pulita.
I più nostalgici infatti amano tornare al vinile e al suono analogico perché è il risultato più vicino a quello che l'orecchio umano può udire» , pensiero di Natale Lopes. In quei tempi da lui raccontati, tempi ricchi di virtuosismi, magari mancava la perfezione, ma c'era tanta di quella fantasia da superare l'asettico assolo fatto bene.
Miao Studio ha rappresentato la storia del Disco per una città che si è nutrita di identità e sonorità contaminate dalla genialità dei suoi artisti.
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