PERSONAGGI
Altro che Instagram: Gianni fotografa il mondo come si faceva nell'Ottocento
Esistono passioni che con la vita vera non c'entrano niente: Gianni per esempio è un consulente finanziario che ha uno studio di fotografia di duecento anni fa
Gianni Cusumano mentre fotografa un paesaggio
«Sono un fotografo che puzza di chimico e di Ottocento» dice Gianni, che nella vita "reale" é un consulente economico finanziario ma la fotografia é la sua più grande passione. Vive a Castelbuono dove ha allestito il suo laboratorio ottico, in cui sembra di entrare in una vera bottega dell'Ottocento.
Il collodio umido é una tecnica fotografica che nasce nel 1851 e, tra tutte, é considerata quella che da una svolta al mondo della fotografia perché ha permesso ai fotografi di abbandonare i loro studi e di girare nelle piazze aprendo la strada ai reportage, come prima forma di democratizzazione fotografica.
«Poi ho costruito da solo con le mie mani il mio primo banco ottico, e dopo varie sperimentazioni chimiche fatte a casa, adesso dal fai da te e dall’improvvisazione sono passato ad avere il mio laboratorio ottico a Castelbuono dove insegno anche a chi vuole imparare: per esempio ai fotografi professionisti che vogliono diversificare la loro attività».
«Nella mia bottega sembra tutto rimasto fermo a 170 anni fa, per ogni scatto la posa dura dai 12 ai 14 secondi, venire qui è come tornare indietro nel tempo e io mi diverto tantissimo vedendo la meraviglia negli occhi di chi entra nel mio regno».
Quando ho chiesto a Gianni cosa porta un ragazzo che appartiene alla nuova generazione ad interessarsi ad un mezzo che in molti definirebbero solo vecchio, lui ha risposto "Viviamo in una società che ha scelto di privilegiare la velocità, il rimpicciolimemto degli apparati fotografici, la facilità dell’uso del mezzo che deve essere accessibile a tutti, e se guardiamo a questi parametri moderni io sono sicuramente un’eccezione».
«Ma se guardiamo il rovescio della medaglia di questa realtà é solo frenetica e oggi siamo esposti ad un modo quasi isterico di vivere la fotografia, un continuo fare click, che non ti lascia il tempo di assorbire le emozioni dei singoli momenti immortalati».
«Ho scelto un modo di fare fotografia quasi terapeutica dove tutto è più ponderato ed emozionato, ho scelto di vivere delle pause e dei silenzi dello scatto e di rallentare anche i ritmi quotidiani».
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