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Allarme bronchioliti in Sicilia, ospedali in affanno: l'appello dei pediatri per i neonati

Casi raddoppiati rispetto agli ultimi due anni. All'ospedale dei Bambini di Palermo si registra una media di 20 accessi al giorno. Quali sono i sintomi e chi è a rischio

Anna Sampino
Giornalista
  • 16 gennaio 2023

È allarme bronchioliti tra i neonati e i piccolissimi anche in Sicilia. Nell'ultimo mese si registra un aumento notevole dei casi che ha messo in difficoltà gli ospedali pediatrici di tutta la regione, che spesso devono fare i conti con il numero di posti letto disponibili e dedicati a una categoria di pazienti così fragile come i bimbi sotto i 6 mesi.

A Palermo, al pronto soccorso dell'ospedale Di Cristina, la media è di 20-30 accessi al giorno per bronchioliti, bronchiti e altri virus respiratori e la metà è costituita da bambini 0-3 mesi che presentano difficoltà respiratorie. «Siamo nel periodo di picco e chi sta in prima linea registra il doppio di casi, in particolare bronchioliti e broncopolmoniti, rispetto agli ultimi due anni» spiega Domenico Cipolla, direttore del Pronto soccorso e pediatria d'urgenza dell'ospedale Di Cristina di Palermo e presidente regionale della Società italiana di Pediatria.

Complice il "buco immunologico" causato dalle disposizioni anti-Covid - come il distanziamento sociale e l'uso delle mascherine - che hanno ridotto la circolazione dei virus.

Un aumento che ha messo in difficoltà gli ospedali siciliani, dove i posti letto dei reparti di Neonatologia sono pieni. A Palermo, nei reparti di Neonatologia del Civico e dell'ospedale Cervello il numero di piccoli pazienti da ricoverare ha superato i posti disponibili e in pochi giorni è stato necessario attivare reparti negli altri ospedali della città: come l'Ingrassia, dove l'Asp ha messo a disposizione 3 posti letto di terapia subintensiva dedicati, così pure Villa Sofia e la clinica Villa Serena.

«Nel momento in cui abbiamo dato la disponibilità, i 3 posti sono stati subito occupati – sottolinea il direttore della struttura, Vincenzo Duca – In questo momento c’è una forte richiesta per le bronchioliti ovvero per quella che sta diventando una vera e propria emergenza».

La situazione è praticamente identica anche nelle altre città siciliane, come Catania e Messina, dove al Policlinico a dicembre sono stati registrati 119 accessi solo per bronchioliti, di questi 24 sono stati ricoverati in pediatria e 11 hanno necessitato di ricovero in terapia intensiva neonatale e pediatrica, con una media complessiva di 4 accessi al giorno.

Un'epidemia che richiede a pediatri e strutture ospedaliere uno sforzo maggiore rispetto agli anni precedenti. «La sovrapposizione tra influenza e bronchioliti è quest'anno molto più impegnativa. Ci troviamo a contrastare un virus respiratorio sinciziale che presenta una grande contagiosità. Dei neonati con difficoltà respiratorie ricoverati il 90% è risultato positivo a questo virus, che è la causa principale di quelle che comunemente chiamiamo bronchioliti» dice Cipolla.

Il virus colpisce soprattutto i bambini sotto il primo anno di età, causando conseguenze serie soprattutto ai piccolissimi, fra i 2 e i 6 mesi. Tra i sintomi, si manifestano tosse, muco, febbre e dispnea, ossia difficoltà a respirare. È quest'ultima ad essere più problematica per i lattanti. La durata media della bronchiolite è 5-7 giorni e l’unica terapia per curarla è l’ossigeno.

L'unico modo per contrastare la diffusione del virus è mettere in pratica alcune regole, semplici ed esseziali; peraltro le stesse che abbiamo imparato durante la pandemia da Covid e che sono risultate efficaci. «L'appello di noi pediatri è rivolto soprattutto agli adulti, in particolare ai genitori. In caso di riunioni di famiglia o tra amici, ricordare di usare la mascherina nei luoghi chiusi se è presente un neonato, un bimbo sotto l'anno di età o un bimbo fragile con patologie o disabilità» ricorda il presidente regionale della SIP.

«Se siete raffreddati, è bene usare la mascherina anche in casa se avete figli sotto i 6 mesi di età. Attenzione anche all'igiene delle mani quando rientrate in casa e durante la giornata, in particolare prima di toccare un neonato».
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