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Addio Gioacchino Cataldo, ultimo rais di Favignana: un pezzo di storia delle Egadi
Gioacchino Cataldo muore a 76 anni, 33 passati a pescare tonni nelle Egadi, nel 2003 venne riconosciuto come patrimonio culturale dell'umanità
Gioacchino Cataldo, ultimo rais di Favignana (foto di Romualdo Guerzoni)
Sono parole tratte dalla bellissima e straziante lettera con cui Antonella e Pino salutano per l'ultima volta Gioacchino Cataldo, ultimo rais di Favignana, morto a 76 anni la notte del 21 luglio dopo avere combattuto per mesi con una brutta malattia. La storia di Gioacchino è strettamente legata alle isole Egadi e allo Stabilimento Florio di Favignana, dove inizia infatti a lavorare giovanissimo. Fa il tonnaroto per 33 anni e nel 1996 diventa rais, il capo dei pescatori.
Resterà rais per 11 anni, nel periodo più difficile della storia della tonnara di Favignana, cioè fino al 2007, l’anno dell’ultima mattanza e nel 2003 viene riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio culturale dell'umanità.
Gioacchino Cataldo, saluta la sua Favignana e se va portando con sé un pezzo di storia di questa bellissima isola che lui ha amato con tutto il cuore. Ci lascia una persona perbene, onesta e generosa, una persona d’altri tempi, un personaggio controverso, sicuramente non perfetto ma che in tutte le vicende della sua vita ci ha sempre messo la faccia e il cuore. Un uomo che ha vissuto la sua vita intensamente.
Ti voglio bene papà, - continua la lettera dei figli - più di quanto tu possa immaginare e ti ringrazio per avermi insegnato ad amare la vita, ad avere rispetto delle persone ma anche a pretendere rispetto, a mantenere a debita distanza le persone negative dando invece tutto il mio cuore a chi mi offre un piccolo pezzetto del suo; ti ringrazio per avere trasmesso a noi figli il tuo forte senso del dovere e della responsabilità e l’idea che ogni successo si ottiene solo attraverso grandi sacrifici.
Fatti accarezzare ancora una volta sul viso, - concludono i figli - una carezza delicata come quelle che amavi farmi tu e sta sereno: non ti tormenterò più con i continui “come stai” perché adesso so che stai bene.
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