ITINERARI E LUOGHI
A Palermo fece la fortuna Florio: dov'era la putìa (buia) di Piano San Giacomo
La prima abitazione e la prima bottega fu affittata da Bottari un Bagnarota, in seguito i Florio divennero proprietari. Il luogo (angusto) dove parte la loro storia
Il Leo bibens, stemma della famiglia Florio
Erano partiti, come fecero in precedenza e dopo di loro tanti Bagnaroti, dopo che un terribile terremoto aveva interessato la parte meridionale della Calabria sino a Messina, era la fine del 1700; si stima che morirono 3000 bagnaroti.
È così che molti scelsero la Sicilia e Palermo. Rosario Lentini scrive, in un suo lavoro, che era attestata a Palermo una comunità Bagnarota, residente nel mandamento di Castellammare. Molti furono commercianti di generi coloniali, Spezie e Droghe.
I Florio non furono quindi i soli Bagnaroti ad abitare nella zona che dal porto della Cala portava attraverso quella che era chiamata la Dvaniedda, dove transitavano le merci, attraverso Via dei Cassari, a due chiese Santa Maria La Nova e San Giacomo alla Marina, ad una piccola piazza che ad angolo con via dei Materassai (via che ebbe diversi nomi, a seconda delle varie maestranze che vi lavoravano, tra questi gli Spadari).
Paolo Florio e il fratello conoscevano il luogo, era il loro punto di appoggio durante i loro trasporti da prima del 1797; la sua presenza è attestata sin dall’età di 16 anni, Rosario Lentini riporta una richiesta del 1778 di "essere riconosciuto Cittadino palermitano beneficiando così di "tutti e singoli benefici situazione che gli verrà riconosciuta nel 1802.
Nella Piazza a Piano San Giacomo avrebbe quindi dimorato seppur saltuariamente prima ancora di sposarsi e poi vi avrebbe portato la moglie. Il loro viaggio con la famiglia non fu quindi un azzardo verso un posto sconosciuto.
La prima abitazione e la prima bottega fu affittata da Bottari un Bagnarota, in seguito il contratto divenne un’Enfiteusi perpetua, e i Florio divennero proprietari.
Quando arrivarono i due fratelli con il socio-cognato Barbaro, si trovarono con altri bagnaroti che vendevano spezie che o dimoravano stabilmente a Piano San Giacomo, o facevano la tratta Palermo- Cefalù- Bagnara.
L’ascesa sociale, non fu semplice, vi erano altri Aromatari, uno di questi confinava addirittura con il negozio dei Florio. La Cala era il punto d’arrivo delle merci che provenivano dai porti di Livorno, Genova e Marsiglia, non furono quindi i Florio i soli aromatari, ma sicuramente furono i soli a costruire un impero.
Il commercio delle spezie e droghe a Palermo, nell’800 a Palermo, era molto importante e gli aromatari godevano di prestigio, lo testimonia un Ordine di Categoria "l’Ordine degli Aromatari", questo perché la diffusione dell’uso di questi rimedi attraversava tutti gli strati sociali, nelle classi popolari era l’unico come ricorda Pitrè che da medico si trovò a dover accettare il ricorso ad una medicina empirica tradizionale durante le sue visite.
La fortuna dei Florio nasce proprio con la China o Polvere dei Gesuiti proveniente dal Perù. Delle due Chiese prima menzionate, la prima non esiste più fu demolita nel 1860 a seguito dei danni riportati nei bombardamenti dei Borboni, la Rivolta della Gancia e l’insurrezione di Palermo. Le origini di questo luogo ricordano una moschea, diventata poi luogo di culto, fu chiamata San Giacomo al borgo per poi diventare “alla Marina”.
Nel 1538 e 1540 furono qui battezzati i Viceré Ferrante I e Francesco Gonzaga nati a nel Castello del Mare. La chiesa aveva nel prospetto una statua in stucco dell’Immacolata e quella di San Giacomo.
Aveva il titolo di “Liberiana” (dal nome di Papa Liberio) gemellata a Santa Maria Maggiore a Roma. Sembra vi fosse sull’altare un dipinto con Vergine e Bambino di Albrecht Durer.
Una finestra è conservata nel Museo Archeologico Regionale “Antonio Salinas; oggi al suo posto c’è un’attività commerciale. La Chiesa di Santa Maria Nuova è del 1339 nasce dalla volontà di una ricca famiglia che fece edificare un piccolo luogo di culto con vicino un oratorio e un piccolo ospedale; il nome, come oggi la conosciamo è del 1500.
Dotata di un portico stile gotico-catalano ha una loggia a tre arcate, sopra questo fu in seguito costruito un oratorio, la Chiesa è simile alla Chiesa di Santa Maria alla Catena.
Qui c’è la statua di Maria Addolorata, portata in processione dalla Confraternita di via dei Cassari, venerdì Santo. Nel 1585 fu istituita un’associazione che si occupò di raccogliere offerte per il riscatto dei cristiani schiavi dei turchi, si chiamò “Deputazione per la Redenzione dei Cattivi” (captivi, prigionieri).
Questo fu un posto dinamico pieno di lavoratori e lavoro, con la vicinanza della Cala e della Vucceria, l’ascesa sociale, non fu semplice, ma sappiamo che fu via dei Materassai il loro vero quartier generale con l’abitazione vicino a quella del Commerciante inglese Ingham.
I numeri civici 51 e 53, spesso ricordati come luogo dell’abitazione e Putia, devono però tenere conto che la numerazione civica è cambiata in 200 anni, così come non esiste più nulla che attesti la presenza dei Florio.
C’è un Leone su via dei Materassai ma appartiene alla famiglia Ingham; della bellissima insegna “Drogheria, ditta Ignazio e Vincenzo Florio" con un leone febbricitante che si abbevera in una pozza dove affondano le radici della china, rimedio contro la febbre, che non è più in quei luoghi ma è presente nell'archivio dei Paladino Florio ed è in fase di restauro.
Eppure questo è diventato lo stesso un luogo di culto per chi, appassionato dalla storia di questa famiglia, vuole provare ancora ad emozionarsi percorrendo le loro stesse strade del destino.
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