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A Palermo emerge (e rinasce) il Giardino dei Chiaramonte: un regalo dal passato allo Steri

Il giardino, detto in latino viridarium, si estendeva dal prospetto sud-est del palazzo verso il mare ed era delimitato da una serie di archi acuti, sostenuti da colonne

Balarm
La redazione
  • 30 luglio 2021

Il Giardino dei Chiaramonte

Come spesso accade in fase di restauro o recupero saltano fuori, come regali dal passato, realtà inaspettate. È successo così, a Palermo, per il celebre giardino dei Chiaramonte, la potente dinastia siciliana del Trecento.

Le sue tracce sono state ritrovate nei pressi del complesso monumentale dello Steri, oggi sede del rettorato universitario.

Dalle ultime campagne di scavi archeologici sono emerse le fondazioni, la pavimentazione del porticato e una grande sala monumentale trecentesca che svelano la configurazione originaria di un palazzo con giardino, ricco di alberi e acqua, delimitato da un porticato.

Il giardino, detto in latino viridarium, si estendeva dal prospetto sud-est del palazzo verso il mare ed era delimitato da una serie di archi acuti, sostenuti da colonne.

L'impianto aveva suscitato l'ammirazione di Martino l'Umano, re di Aragona e di Sicilia, che lo aveva riproposto nel suo palazzo reale a Barcellona.

Dopo il recupero, la rinascita del giardino si deve alla revisione del piano particolareggiato, che prevedeva una massiccia ricostruzione dei manufatti ottocenteschi.
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In tal modo sarebbe stata negata la rinascita del giardino, fondamentale per la lettura originaria del palazzo.

Tale scelta è stata rafforzata dal ritrovamento della Sala Viridarii e di altri elementi del palazzo che con il giardino offrono rimandi architettonici e urbanistici alla storia normanna in Sicilia.

Il progetto generale prevede la realizzazione di un giardino ricco d'acqua, il restauro del porticato, della Sala Magna Viridarii e il recupero dell'ex deposito della manifattura tabacchi, che sarà adibito a spazi museali.

I lavori includeranno anche un’importante campagna di scavi archeologici per un'indagine sull'area liberata dai manufatti fatiscenti.

Al momento la prima fase dei lavori, avviati con il consenso della Sovrintendenza ai Beni culturali, ha intanto liberato il colonnato dalle strutture murarie pericolanti e dai contrafforti in cemento armato.

Sono stati eseguiti, inoltre, lavori di consolidamento e opere di presidio antisismico del colonnato sul quale poggerà una struttura leggera per riconfigurare il porticato; il primo intervento ha consentito anche il rinvenimento dell'antica pavimentazione in cotto.

Insomma tra qualche tempo le più belle atmosfere del ‘300, sull’eco dei Chiaramonte, riecheggeranno nella Palermo di oggi.
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