STORIA E TRADIZIONI
A Palermo c'era (e c'è ancora) l'ammuola cutieddi: la storia del miglior arrotino della città
A praticare il mestiere di ambulante, sempre in giro per le vie della Palermo degli anni Sessanta e Settanta c'era lui, il celebre personaggio gioia e tripudio delle casalinghe
Un arrotino della Palermo antica (Foto tratta da Palermo allo Specchio)
Un mestiere di ieri e di oggi che è profondamente cambiato nell'immaginario collettivo, da una generazione all'altra. Soprattutto se si pensa che anticamente l'arrotino girava per la città insieme al suo carretto a pedali, decorato con i colori accesi e caldi della Sicilia. Ovviamente c'erano anche dei negozi che via via si sono specializzati nel settore.
«A questo caratteristico personaggio venivano affidati coltelli, temperini e forbici, al fine di farne ripristinare il filo della lama - scrive Rosario Riina in un post del gruppo "La Palermo in bianco e nero" -. L'ambulante riusciva ad essere presente in tutta la città, passando di zona in zona in un differente giorno settimana».
Un personaggio conosciuto in tutta Palermo che sembra abitasse in via Montalbo nel quartiere Montepellegrino. La zona dello "Scaro" (Mercato ortofrutticolo) e della Fiera del Mediterraneo. Mentre si percorre la via che dà il nome alla zona, sul fondo si ammira il monte amato da tutti i palermitani, celebrato da Goethe e dai tanti viaggiatori che nel corso dei secoli sono passati da questa città.
E chissà come abbanniava Anciluzzo per segnalare la sua presenza nel quartiere alle casalinghe pronte ad affidargli le lame di casa e gli ombrelli rotti (eh sì, riparava anche quelli). Molto probabilmente in modo molto diverso dall'odierna e fredda voce registrata che avvisa la città del passaggio dell'arrotino.
Quel «Donne! È arrivato l'arrotino» in perfetto italiano, seguito da una sfilza di servizi e riparazioni di ombrelli, coltelli, stufe a gas... in pratica di ogni oggetto che avete in casa.
«Quello era il periodo in cui le cose (parlo in generale) si provava ad aggiustarle prima di buttarle - riporta un commento al post su Fcebook -. Si faceva anche perché non c'erano molte persone benestanti e anche perché c'era la volontà di restare insieme, cosa che oggi non c'è più, purtroppo...».
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