ITINERARI E LUOGHI
'A casa ro massaru, 'u parmientu e le putie: la Sicilia contadina rivive in un piccolo borgo
È un museo a cielo aperto considerato un esempio particolare in Europa. L'Ecomuseo sulla tradizione contadina è il primo progetto del genere in Sicilia nato nel 1988
Si tratta del primo progetto di Ecomuseo in Sicilia nato nel 1988, che consente al visitatore di apprezzare angoli sconosciuti del piccolo borgo, le sue chiese barocche, che lo racchiudono in un abbraccio sacro, panorami mozzafiato nella valle dell’Anapo, il dialogo secolare e ancora vivo dell’uomo con la natura e i suoi saperi.
In questo comune il passato e il presente convivono, con le case di pietra di un tempo e quelle più moderne di oggi. Ma proprio quelle antiche case in pietra costituiscono le testimonianze stratificate e ancora leggibili del rapporto uomo-ambiente-lavoro. In questo luogo tra gli Iblei a fine anni Ottanta un gruppo di volontari ha dato vita ad un lungo lavoro di ricerca, documentazione, studio del posto e delle sue tradizioni.
«L'Ecomuseo è nato come struttura privata, fondato e cresciuto con attività di volontariato e grande spirito di abnegazione, superando difficoltà ed ostacoli non indifferenti – spiega il fondatore e direttore scientifico dell’Ecomuseo Rosario Acquaviva -. A seguito di acquisizioni e donazioni di beni immobili e mobili, la struttura ecomuseale all’80 per cento appartiene al demanio regionale, Assessorato regionale dei Beni Culturali e dell'Identità Siciliana, afferente in modo particolare alla Galleria Regionale di Palazzo Bellomo, a Siracusa. Attualmente è gestito dal Comune di Buscemi, a seguito di protocollo d'intesa con l’assessorato regionale».
L’Ecomuseo comprende diverse unità museali: a casa ro massaru (la casa del massaro), u parmientu (il palmento), a putia ro firraru, (la bottega del fabbro), a casa ro iurnataru, (la casa del bracciante), a putia ro quarararu (la bottega del calderaio), a putia ro falignami (la bottega del falegname), a putia ro scarparu e r’appuntapiatti (la bottega del calzolaio e del conciabrocche).
Nel locale del vecchio Municipio, invece, sono state allestite tre unità museali, una sul grano e la lavorazione del pane, un’altra sulla ceramica, la terza sulla pietra e il legno.«Il museo è unico anche perché in ogni unità si possono guardare dei video che documentano le antiche attività – afferma il fondatore Acquaviva - risultato di un lungo lavoro di conservazione del patrimonio materiale e immateriale del territorio ibleo e non solo, utilizzando la macchina fotografica e la telecamera. La documentazione acquisita mi ha consentito di mettere insieme trecento ore di girato e realizzare 43 documentari di una Sicilia che non esiste più.
La documentazione visiva, sia fissa che in movimento, costituisce il linguaggio di comunicazione del museo. La presenza all’interno delle varie unità di monitor che consentono la visione di brevi clip, permette al visitatore di entrare in un percorso empatico con il contesto, suscitando sentimenti, emozioni e suggestioni uniche. Nel 2021 – spiega Acquaviva – ho completato la donazione di 3500 oggetti alla Casa museo a condizione che però restassero a Buscemi, per mantenere viva l’unicità di ciò che abbiamo nell’altopiano degli Iblei».
Il museo di Buscemi, dunque, e la Casa Museo di Palazzolo diventano due strutture complementari. A nove chilometri di distanza sono un tassello fondamentale di lettura e di ricerca dell’antica tradizione contadina. Adesso il recente riconoscimento regionale di Ecomuseo ha dato quel valore aggiunto all’intero progetto. “L’auspicio – conclude Acquaviva – è che l’intera comunità lo faccia proprio, organizzandone l’accoglienza che dovrebbe essere propria di ogni cittadino. Questo è un museo unico nel suo genere e bisogna difenderlo”.
Per visite pomeridiane e nei giorni festivi occorre prenotarsi all’indirizzo mail ecomuseobuscemi@gmail.com, per
informazioni è possibile chiamare al numero dell'infopoint 0931 878937.
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