PALERMO AL DETTAGLIO
What is rosticceria? Tra spiedino, calzone e arancina un viaggio per i "pezzi" di Palermo
Se alle due del mattino dici ad un milanese, magari dopo una serata leggermente alcolica, “voglio un pezzo” probabilmente ti risponderà “ma di cosa?”
Pezzi di rosticceria: arancine, spiedini e calzoni
Il termine pezzo è di per sé poliedrico. Può esserci un pezzo musicale, un pezzo quale articolo di giornale, un pezzo di pizza, un pezzo di pane. Ma esiste un unico vero e solo “pezzo” ed è quello di rosticceria. Non so se anche voi avete mai provato a contare quanti sono i pezzi di rosticceria presenti nel nostro territorio, entrando in un comune panificio o bar. Io ne ho contati almeno 10, per così dire, comuni ed altri 20 che possiamo definire “speciali”. Siamo capaci di infilarci dentro ogni cosa: dal ragù al salmone, dalla bresaola agli spinaci.
Che i palermitani siano un popolo di manciatari, si sa. Non per questo siamo stati catalogati da Forbes una delle capitali mondiali dello street food, ma questa è un’altra storia. Il pezzo di rosticceria non è solo cibo, ma un vero e proprio stile di vita. Per poter parlare – bene- della tua città è necessario metterla a paragone con le altre in cui hai vissuto o semplicemente visitato ed avvertire
quella “mancanza”. Quel senso di mancanza è esattamente il motivo per il quale ogni volta penso “eppure Palermo è la città più bella del mondo”.
Ma nel fast food, manca quella varietà, qualità e, soprattutto, il senso di appartenenza al territorio. I pezzi di rosticceria li abbiamo solo noi e ci sono posti in cui sono davvero buonissimi. Io voglio selezionare il pezzo che voglio e andare a mangiarlo dove è più buono. Che se voglio un crostino vado alla Romanella, mentre se voglio un rollò con emmenthal vado da cornuit. Ogni posto ha le sue.
Il pezzo, nella sua semplicità è qualcosa di unico e a Palermo rappresenta un business senza eguali. Esistono imprese che si basano solo ed esclusivamente sulla vendita dei pezzi di rosticceria e sono strategicamente ubicati sull’intero territorio palermitano. Perché noi dobbiamo avere la consapevolezza che se ci viene un attacco di fame improvviso o un leggero languore sappiamo dove andare e soprattutto sappiamo che ci sarà un posto vicino ad offrire pezzi di rosticceria.
Ma poi il costo. Partiamo da un minimo di 1 euro ad un massimo di 3 euro se sono davvero “speciali” – perché anche il mondo dello street food ormai è diventato gourmet - e, soprattutto, ti sazi. Ma ritornando al discorso delle mancanze, la mia domanda è questa: al nord o all’estero, i bambini, a scuola, cosa si portano?
Si, va bene, avranno i tramezzini preparati dalla mamma o qualche merendina. Ma voi immaginate la tristezza della ricreazione? Quando andavo a scuola, il momento della ricreazione, era un tripudio di pezzi di rosticceria: dalla pizzetta al calzone fritto, dall’arancina alla ravazzata. L’invidia dei compagni quando avevi un pezzo particolarmente speciale, la rissa al bar per il rischio che il tuo pezzo preferito, ad esempio il rollò, finiva.
Cioè, non è che al nord c’è fuori dalla scuola l’apino che vi prepara panelle e crocchè e quindi avete l’alternativa. Per non parlare delle feste dei bambini. Come si fa una festa senza vassoi pieni di arancinette, pizzette e calzoncini? Se fate l’asta del fantacalcio che dura fino a tarda notte, dove e cosa andate a comprare? Non esiste Ganci, non esiste Cornuit e non esiste La Romanella. Io, anche se il mondo cade a pezzi, in un posto senza pezzi, non ci voglio stare.
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