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Stiamo digerendo (a fatica) una sentenza indecorosa: a Palermo non sappiamo reagire

Il Palermo è stato retrocesso in C con una decisione che punisce la città e i tifosi: una decisione che ci deve preoccupare e dovrebbe farci venire voglia di reagire

Giovanni Callea
Esperto di marketing territoriale e sviluppo culturale
  • 15 maggio 2019

Il Palermo è stato retrocesso in C con una decisione che punisce la città ed i tifosi. La retrocessione avviene ai danni di una società che chi ha commesso il reato ha ceduto a terzi, mentre nessun provvedimento sarebbe stato preso contro chi materialmente il falso avrebbe commesso.

La decisione interviene mentre è in corso il campionato, rendendo esecutiva una sentenza di primo grado. Quando il buon senso avrebbe dovuto indurre a comminare l’eventuale sanzione a giochi fatti. Consentendo comunque di separare nettamente i risultati sportivi da quelli amministrativi.

La decisione preoccupa per il tempismo e per l’idea che ci restituisce del calcio, sempre più ostaggio del potente di turno. Ricordo come il Frosinone dopo le scene antisportive dello scorso anno fu addirittura applaudito dai vertici della Lega Calcio.

Il che senza volersi piangere addosso dà l’idea dei due pesi e delle due misure applicate in Italia (non solo nel calcio).

Il calcio è una delle principali economie del Paese, tra i primi quindici comparti economici per volume di affari. Chi ha comminato questa sanzione, al di là della questione sportiva, sta arrecando un gravissimo danno economico alla città. E di questo dovrebbero rendersi conto tutti, istituzioni, politici, uomini di cultura, cittadini.

Io, l’ho scritto più volte, credo che il Palermo sia un luogo identitario importante per la città, e credo che la difesa di questo patrimonio al di là dello specifico interesse per il calcio dovrebbe essere un obiettivo per ciascuno di noi.

Che questa sentenza indecorosa nei tempi e nella sostanza non passi sotto silenzio.
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