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I siciliani sono responsabili del loro degrado: il rimprovero di una turista che fa riflettere

Marta Giavoni è venuta in vacanza in Sicilia e ha rimproverato tutti i suoi abitanti perché responsabili di maltrattare la propria terra e scrive: «Non meritate la Sicilia»

Giovanni Callea
Esperto di marketing territoriale e sviluppo culturale
  • 13 agosto 2018

spazzatura in mare

State per leggere parole dure ed amare che potrebbero, lo spero, da siciliani urtare la vostra suscettibilità:

«Sono davvero arrabbiata con questi Siciliani ogni giorno di più. Non vorrei generalizzare ma il menefreghismo e lo schifo che ho visto in questi giorni mi ha davvero sconvolto. Non meritate la Sicilia. Se vogliamo metterla anche sul piano dell'alimentazione posso praticamente dirvi che raccogliendo dai rifiuti si fa anche un'indagine alimentare: ho raccolto per lo più carte di merendine, lattine di coca, sigarette, ecco spiegata la quantità di persone sovrappeso e obese che ho visto in spiaggia, soprattutto donne e bambini (mi sembra di essere in America). Siciliani... svegliatevi, e tra un arancina e l’altra pulite lo scempio che state facendo, e smettetela di dare la colpa allo stato ecc».

Sono parole scritte sul profilo instagram da Marta Giavoni, uno dei quattordici milioni di turisti che ogni anno vengono in Sicilia e riprese dalla pagina Parchi e riserve della Sicilia.
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Chi viene in Sicilia resta incantato dai luoghi, dai paesaggi, dagli incredibili monumenti: abbiamo il 26% dei monumenti italiani, 7 siti Unesco sul totale dei 54 italiani, quasi il 15%; 5 parchi naturali, 70 riserve; le nostre coste valgono più del 20% delle coste dell’intera penisola italiana. Chi viene in Sicilia resta sgomento dallo stato di degrado in cui teniamo tutto, le città, la costa, il mare.

Mi viene in mente spesso, pensando alla Sicilia, ad una scena che ho visto in India, in uno degli straordinari templi dell’entroterra, un chiodo piantato a vivo in una delle colonne reggeva un filo sul quale era stesa la biancheria ad asciugare. Semplicemente chi stava li non vedeva il bello il cui era immerso e non riusciva a comprendere quanto fosse importante preservarlo, difenderlo, curarlo.

Lo stesso vale per noi, che non capiamo che ricevere tanta bellezza in dono ci obbliga moralmente a prendercene cura per noi, per i nostri figli, per il resto dell’umanità che volendone godere potrebbe renderci tutti ricchi. Anche solo a guardarla con la più vile delle monete, il denaro, sarebbe più conveniente pulire che sporcare, preservare che distruggere.

Di fronte a queste parole possiamo urtarci, difenderci, inveire contro chi viene dal nord e non guarda a casa sua. O riconoscere che è un rimprovero duro ma giusto e che fa male proprio per questo.

Quando rimprovero mia figlia per qualcosa di gravemente sbagliato, capita raramente per fortuna, dopo averci riflettuto si fa un lungo pianto mortificata, e poi si adopera per rimediare.

So bene che il rimprovero di Marta è generalizzato e non riconosce i meriti e la fatica di quanti quotidianamente si adoperano contro il degrado. Ma dobbiamo prendere atto che l’impegno dei pochi non è ancora sufficiente a cambiare la direzione generale, dobbiamo maturare una diversa coscienza collettiva.

La voce di Marta riassume la voce di 14 milioni di persone che ogni anno vengono in Sicilia, io credo che siano parole dure, che fanno male, che dicono il vero. E purtroppo raccontano anche come veniamo visti dal di fuori.

Abbiamo l’opportunità, in quanto comunità, di fare un pianto liberatorio, come mia figlia dopo un rimprovero giusto, e senza vergona guardare ciascuno alla sua briciola di responsabilità e da oggi stesso fare quanto ci spetta per rimediare.

La Sicilia è la nostra casa. Ed è un dono del quale dobbiamo essere grati.
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